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Partiamo con un argomento importante nel nuovo portale di mediterranea. Un tema di estrema attualità, ma presente da sempre nelle società che ci hanno preceduto. Senza andare indietro di secoli, possiamo affermare senza paura di smentita, che la situazione generale per i disabili è nettamente migliorata.  

Hanno partecipato a questo numero: Claudia ZeddaCarmen BilottaGiulia PalombaSerena MaffeiGaetano Cataldo, Irene MelisAlessandra GhianiBarbara PicciConsuelo MelisCristina DelunasGabriella DessìIvana FascianoMaria Luisa PetruccelliErica VerducciDaniela Campus

Fino a qualche decennio fa, alcune disabilità erano considerate malattie mentali, quindi con il rischio di essere rinchiusi in manicomio. Peggio ancora nel medioevo dove venivano considerati direttamente “figli del demonio”. Oggi invece esiste una bellissima definizione per chi ha per esempio la sindrome autistica, i “figli della luna” come descritto in uno dei primi articoli di mediterranea. Ma in questo numero parliamo delle abilità, e nuove dis-abilità. Quelle determinate dal ritmo della vita contemporanea.

Ci sono persone disabili dalla nascita o per malattie e incidenti occorsi durante la vita, che hanno conquistato un posto di primo piano nei campi delle discipline più disparate, dalla fisica teorica alla corsa, dalla danza alla pittura. Vogliamo affiancare il termine abilità, a quello di talento. Cercando di accorciale le distanze culturali tra abilità e disabilità. Si, a volte la differenza è solo socialmente costruita. La nostra società, il modello di vita ci impone una perfezione assoluta, per certi versi innaturale. 

Cosa vuol dire abilità? Saper fare qualcosa, coltivare un talento, riuscire a sopravvivere? E dis-abilità? Il contrario di queste caratteristiche, o solo modi diversi per arrivare al traguardo? Cosa vuol dire abile? Quali sono le caratteristiche principali per essere considerati uguali agli altri, chi decide la disabilità? Anche in vista di aiuti pratici da parte dello Stato: da pochi mesi si è interrotta la protesta dei malati di SLA: scioperi manifestazioni, minacce continue di suicidio pubblico per avere riconosciuti i diritti fondamentali. Si passa da un eccesso ad un altro, senza una minima capacità di comprensione della realtà. Si dovrebbe parlare delle assenze del legislatore, dell’indifferenza della politica per un problema semplice da risolvere. Anzi, non è un problema ma semplicemente rispetto dei diritti fondamentali. Dovremmo parlare degli aspetti negativi, ma forse è più interessante parlare del miglioramento degli spazi sociali, per fortuna, sempre più ampi per la varie disabilità, di chi si trova in una condizione di svantaggio. Ci sono tanti esempi di persone che riescono nonostante tutto e a volte anche meglio, penso al professor Stephen Hawking, o alla danzatrice sarda Simona Atzori.

L’abilità vera somiglia al talento: l’essere bravi in qualche disciplina, raggiungere obiettivi positivi. Ma è interessante analizzare a fondo cosa sia davvero l’abilità e la incapacità, l’abilità e l’inadeguatezza a vivere in questa società di continua concorrenza. Ci sono altri sistemi validi che includono, senza sforzi particolari, anche chi rimane indietro per una difficoltà fisica o psichica? Per vivere al giorno d’oggi ci vogliono armi ben più affilate del saper fare, ci vuole intuito, velocità, capacità di trasformare un’idea in azione pratica in pochissimo tempo. Sopravvivere è più facile se si hanno a disposizione “gli attrezzi” giusti: materiali e teoretici. Siamo continuamente orientati al conseguimento del successo, del primato in assoluto, dimenticandoci che la società aperta è quella che collabora, non solo quella che innesca una continua competizione. Il “Colosseo” è anche nelle bacheche di facebook, nelle discussioni feroci, nelle lotte continue, che senza difese adeguate provocano morte e rassegnazione nelle persone meno pronte.

La dis-abilità non è solo un problema fisico o psicologico, è anche una questione di inadeguatezza alla vita. Non esistono più, purtroppo, i maestri che consegnano il testimone alle nuove generazioni, che insegnano ad affrontare le situazioni più difficili. Siamo come “gettati nel mondo”, e chi ha le armi giuste sopravvive, altrimenti si arretra ad una condizione di analfabetismo sociale e culturale…

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