Digital world
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Rivoluzione digitale, quell’insieme di innovazioni tecnologiche e di pratiche che stanno rapidamente mutando i significati di tempo, spazio e relazioni sociali (comprese quelle politiche); e le nostre abitudini. Rivoluzione che ha permesso a noi di lavorare e creare cultura, dal 2007 ad oggi, 5 anni di lavoro quasi ininterrotto.
L’aspetto rivoluzionario del web si sta comunque diluendo in pratiche quotidiane ormai consolidate. Non c’è più nulla di strano nell’uso costante degli strumenti che ci offrono le piattaforme digitali. Le usiamo, andiamo più rapidi, consumiamo meno energia fisica, com-prendiamo più cose. Somiglia un po’ alla diffusione del motore a scoppio per le società del novecento. Ormai siamo già dentro l’evoluzione, il cambiamento agisce in tutti gli aspetti della nostra vita: individuale e collettiva. L’argomento “Rivoluzione digitale”, è enormemente al di sopra delle possibilità dello spazio di un numero di mediterranea. Concentriamo molte delle nostre forze sul settore che vogliamo difendere, ossia l’editoria culturale.

Come sarà il futuro delle riviste, come e quali scenari si aprono per le imprese editoriali digitali? Resisterà il libro in carta (come afferma Umberto Eco) o verrà soppiantato dall’Ebook? Come cambia la produzione e la lettura delle notizie? La bulimia di informazioni, la sovrapposizione di input aumentano la confusione. Nel telegiornale, sia in tv che su internet, oltre alle notizie raccontate dallo speaker, troviamo messaggi in sovrapposizione che ci raccontano tutt’altro della notizia che si sta dando in quel momento, e che rischia addirittura di coprire la notizia principale.

Questo, evidentemente è il futuro del giornalismo: produrre quantità, a volte a scapito della qualità. Il web in qualche modo condiziona anche la produzione editoriale tradizionale. Questo travalicamento di confini è destinato ad aumentare, e creare in futuro un unico media basato sull’uso della rete, con l’obiettivo di coprire ogni angolo del pianeta. Le innovazioni vanno troppo veloci per formare un pubblico abitudinario, per creare una classe di lettori affezionati. Anche i formati di lettura condizionano la qualità stessa del leggere. La comodità, la velocità, la multimedialità, producono una serie di servizi nuovi, di nuove tecniche di produzione editoriale. Ma ancora oggi non è nata una classe di “nuovi lettori”. La carta rappresenta un mondo che ha un passato di secoli, un glorioso passato. E’ forse arrivato il momento di celebrare la fine delle rotative di stampa?

I nuovi lettori del futuro sono gli attuali bambini, la cosiddetta generazione “web 2.0” o “nativi digitali”. Loro non avranno nessun dubbio sulla necessità di una conoscenza multi-mediale, stratificata, esageratamente polverizzata in mille suggestioni. La cultura stessa seguirà forse la struttura nuova degli strumenti di conoscenza. Questo ha fatto nascere il dilemma di tanti centri di ricerca nel mondo: provare il condizionamento che le nuove tecnologie hanno sulla vita sociale degli utenti. Direi che questa prima fase è stata superata, nel senso che è abbastanza ovvio che il modo di usare le tecnologie, le infinite possibilità di incontro, di dialogo extra-locale, senza confini geografici, ha definitivamente cambiato il nostro comportamento. Ha cambiato la nostra idea di mondo, di società, di amicizia, di stima e autostima.

Il web però non ha ancora prodotto persone nuove, nuovi leader. La prova è quella della rivoluzione araba, dove si è diffusa la protesta in modo orizzontale, senza però creare un leader politico. Come dire, funziona molto bene come campagna “anti” o “pro” qualcosa o qualcuno, ma non produce una struttura di comando una volta superato un regime preesistente. Il mezzo informatico, non ha ancora creato un “uomo nuovo”. Ma è nella natura stessa della rete non avere controllo, ragionare in modo orizzontale. Il contrario di un regime politico tradizionale, e se la rete è orizzontale e non crea leader, non possiamo aspettarci granché neanche dagli esempi europei. Il potere di controllo sulla rete dovrebbe, in futuro, determinare il centro di comando politico. Ma in realtà non potrà esserlo a livello locale ma globale, come globale è la rete.

Abbiamo cercato di dare un quadro della situazione nel Mediterraneo, questa zona del mondo è importante per la diffusione massiccia delle nuove tecnologie. I paesi della sponda sud, rappresentano la fetta più interessante: la maggioranza della popolazione è composta da giovani al di sotto di trentanni. Se l’economia creata dal web vale oggi diversi punti percentuali del pil europeo, tenendo conto della maggioranza anziana della popolazione, pensiamo cosa vorrà dire rivoluzione digitale in Egitto o in Marocco.
Internet ha creato nuove possibilità che non potevano esistere prima. Non realtà virtuali o aumentate, semplicemente nuove realtà. Se positive o negative, sarà come sempre il buon uso che se ne fa a marcare la differenza!

Intanto vi auguriamo buona lettura, e buone vacanze!

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