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Il concetto di confine è qualcosa di molto popolare: attraversa tutte le classi sociali, tutti gli stati, chiunque proclami di voler difendere la propria cultura. Ci sono confini fisici e immateriali, confini reali e immaginari, confini politici e geopolitici: sono tutti confini artificiali, non esiste in natura nessun confine. L’argomento è stato raccontato con ampiezza di contenuti, stile e novità concettuale che in ogni numero aumenta la qualità della nostra rivista.
Hanno partecipato a questo numero: Carmen Bilotta, Carla Giannini, Alessandra Ghiani, Daniele Carbini, Gaetano Cataldo, Giorgia Satta, Stefano Serri, Matteo Tuveri, Cristina Delunas

Il tema è molto ampio, si può partire dalla difesa dei cibi locali con le adeguate leggi di tutela, alla difesa di una lingua per salvarla dalla globalizzazione feroce, alla difesa di una cultura a discapito di un’altra più forte. Tutti aspetti positivi che hanno però un rovescio della medaglia, dalla difesa di un confine si passa alla difesa di una etnia, di una cultura superiore, all’esclusione dell’esterno dai “nostri” confini, dalla difesa di una patria originaria alla occupazione di territori, e nel Mediterraneo ci sono ancora oggi troppi casi.

Nonostante si viva in un mondo globalizzato, apparentemente più vicino, più familiare anche grazie alla possibilità di vederlo attraverso i vari media. Nonostante si cerchi faticosamente di rafforzare le unioni tra stati nella Comunità europea e fra gli stati del Mediterraneo. Nonostante la possibilità di viaggiare a basso costo ci abbia reso più coscienti della ricchezza delle altre culture. Nonostante la libertà, che dovremmo difendere ad ogni costo, per molti è sempre più importante delimitare i confini: geografici, culturali, economici, religiosi. Più il mondo si allarga nella nostra esperienza, più si cerca di difendere il locale, quello che esiste dentro i nostri confini familiari. Eppure superare i confini è sempre stata la prerogativa umana, per necessità o solo per curiosità di esplorazione. Il confine è sinonimo di proprietà, ma anche di limite. Nel cercare di difendere un confine si passa la vita ad immaginare il nemico, un po’ come il sottotenente Giovanni Drogo alla difesa della Fortezza Bastiani, nel celebre romanzo di Dino Buzzati “Il deserto dei Tartari”.

Il concetto di confine appare superato dalla felice definizione della nostra contemporaneità, dalla serie di intuizioni che nascono dal fatto che viviamo in una “Società liquida”. L’immagine, molto potente, è di Zigmunt Bauman (di cui si parla, a proposito del suo ultimo lavoro, in un pezzo di Carmen Bilotta), uno dei più apprezzati sociologi a livello mondiale. Ci descrive il modello di società occidentale in cui viviamo: un ambiente senza definizioni, dove tutto si mescola e si confonde con altro da se, producendo un unico brodo mediatico. I liquidi si dilatano, si mescolano, non hanno confini.
Ma se ci sono confini immaginari, ne esistono altrettanti reali e dolorosi, se non li vediamo nella nostra società occidentale europea o americana, li vediamo benissimo nei paesi del sud del Mediterraneo. I confini che insanguinano la questione palestinese, i confini della colonizzazione italiana in Libia e in Somalia, i confini dettati dalla Spagna in Marocco, dall’Inghilterra nello Stretto di Gibilterra, i confini turco-greco dell’isola di Cipro, i confini maledetti del Sahara occidentale. Questione quest’ultima che costringe un popolo intero ad essere clandestino a casa sua. E tremendo pensare che l’epoca delle colonizzazioni si porti dietro ancora diritti di qualche tipo, che le popolazioni di oggi devono sopportare, come il caso del popolo Sahawari, nel sud del Marocco.

Il tema è fondamentale oggi per capire come viviamo, che tipo di società abbiamo prodotto e quale cultura ci differenzia, ci rende unici. Ci sono molte direttrici di significato del termine confine, dalle varie accezioni dategli dai latini agli studi contemporanei sui confini della mente. “In genere consideriamo il confine soprattutto dal punto di vista del diritto internazionale e della geografia politica: il confine è la linea che separa uno Stato da un altro. Il concetto, però, ha un’origine diversa e soprattutto ha un impiego molto più vasto: abbiamo bisogno di ‘confini’ anche per organizzare il nostro pensiero. Il concetto di confine è uno degli strumenti che impieghiamo per padroneggiare la realtà”… La parola fine viene dal latino (finis) e, come in italiano, indica la conclusione di qualcosa (in latino veniva usata proprio per indicare il confine); ‘con-fine’ vuol dire che quella conclusione è comune, è la stessa per entrambi i terreni. Ognuno dei due terreni, cioè, finisce, ha termine, è limitato, si conclude sulla stessa linea. (Treccani)

Il confine è qualcosa che divide, ma allo stesso tempo unisce. Si può considerare una linea che si traccia tra due entità, territori, culture, pensieri o mentalità. Il confine è un concetto artificiale, ossia in natura non esistono confini certi e determinati. I confini sono una convenzione che, come il linguaggio, servono alla sopravvivenza umana. Se andiamo a cercare qualsiasi origine etimologica ci troveremo sempre a discutere di limite, di frontiere, sbarramenti o divisioni. Il confine è geografico, ma lo stesso viene deciso in base a molte ragioni: politiche, religiose, economiche in primis. Anzi, la questione economica viene sempre confusa volutamente con quella religiosa o storico-politica. Fin qui la questione è abbastanza chiara: per la conquista del confine si combattono guerre, si cambiano società, religioni.

Nel concetto di confine è intrinseco quello di limite, come esseri umani abbiamo bisogno di creare dei limiti, di misurare la nostra esistenza. Sia per quanto riguarda il rapporto con gli altri, sia per il rapporto personale con noi stessi. Abbiamo bisogno di sapere che ci sono limiti, anche solo per poterli superare. Se fino alla scoperta delle Americhe, Santiago de Compostela rappresentava la “finis terrae”, ossia il confine del mondo, oggi sono i pianeti più lontani dell’universo e tutto il discorso della grandezza dell’universo stesso. Nell’ottocento, sotto la spinta illuminista, la classe intellettuale europea decise che bisognava tracciare una linea di confine tra le discipline della conoscenza. L’università quindi divise i percorsi di studio in umanistici e scientifici, e ancora tra scienze umane e scienze sociali. Questa divisione dura ancora oggi, ma passati quasi due secoli ci si accorge che il confine tra i due ambiti di studio non possono essere divisi totalmente. Per secoli si è considerata verità solo ciò che veniva prodotto attraverso il metodo scientifico. Oggi basta aggiungere l’aggettivo “scientifico” a qualsiasi cosa e si raggiunge la credibilità.

Il confine rimane dunque un artificio umano, atto soddisfare un bisogno e una necessità particolare che cambia nel tempo e nello spazio. Si può dire sicuramente che i confini che dobbiamo conservare sono quelli della libertà altrui, dell’altrui proprietà, cultura e lingua.

La geografia a volte determina un pensiero, un modo di vivere, di viaggiare. Il posto dove si vive ci condiziona, anche oggi che esiste internet e la possibilità di conoscere nuove culture e nuove possibilità. Anzi, più viaggiamo e più impariamo a conoscere quello che abbiamo subito al di fuori della nostra casa.

Confini politici del Mediterraneo

Spagna: Andalucia, Catalunia, Comunidad Valenciana, Murcia, Ilas Baleares, Ceuta, Melilla

Regno Unito: Gibralatar

Portogallo: Algarve

Francia: Corse, Languedoc-Roussillon, Provence-Alpes-Côte d’Azur

Italia: Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana

Malta: tutto il territorio

Grecia: Anatoliki Makedonia–Thranki, Kentriki Makedonia, Thessalia, Ipeiros, Ionia Nisia, Dytiki Ellada, Sterea Ellada, Peloponnisos, Attiki, Voreio Aigaio, Kitti

Cipro: tutto il territorio

Turchia: Tekirdag, Balikesir, Izmir, Aydin, Antalya, Adana, Hatay

Marocco: Oriental, Taza-Al Hoceima-Taotunate, Tanger-Tetouan

Algeria: Tlemcen, Ain Temouchent, Oran, Mostaganem, Chief, Tipaza, Alger, Boumerdes, Tizi Ouzou, Bejaia, Jijel, Skika, Annaba, El Tarf

Tunisia: Madain, Qabis, Safaqis, Al Mahdiyah, Al Munastir, Susah, Nabul, Bin, Arous, Tunis, Al Arianah, Banzart, Bajah, Juridubah

Libia: Nuquat Al Kharms, Al Zawia, Al Aziziyah, Tarabulus, Tarunah, Al Khons, Zeletin, Misurata, Sawfajin, Surt, Ajdabiya, Banghazi, Al Fatah, Al Jabal, Al Akhdar, Damah, Tubruq

Egitto: Marsa Matruh, Al Iskandanyah, Al Buhayrah, Dafr ash Shaykh, Ad Dagahiyah, Dumyat, Ash Sharquiyah, Al Isma’illyah, Bur Sai’idid, Shamal Sinà

Gaza: Rafah, Khan , Yunis, Deir Al-Balah, Gaza, Gaza North

Israele: Hadarom, Tel Aviv, Hamerkaz, Haifa, Hazafon

Libano: Al Jabal Lunban, Bayrut, As-Samal

Siria: Al Ladhiqiyan, Tartus

Giordania: Madaba (Madaba); North-Shouna (Irbid); Karak (Karak); Balka (Balka); Tafileh (Tafileh); Wadi Araba (Akaba)

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