Cittadinanza
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Un tema attualissimo, che abbiamo trattato sotto molteplici punti di vista: economico, storico, artistico, della moda, enologico e gastronomico, letterario, spirituale e sociale.

Prendiamo una delle definizione che dà wikipedia: “In termini giuridici la cittadinanza è la condizione della persona fisica (detta cittadino) alla quale l’ordinamento giuridico di uno stato riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza, quindi, può essere vista come uno status del cittadino ma anche come un rapporto giuridico tra cittadino e stato. Le persone che non hanno la cittadinanza di uno stato sono stranieri se hanno quella di un altro stato, apolidi se, invece, non hanno alcuna cittadinanza”.

Questo è quello che si immagina subito quando si pronuncia la parola cittadinanza. Si parla di diritti e doveri del residente in un paese, e dello Stato che controlla e determina questi diritti. Essere cittadino di uno Stato, si riferisce ad una serie di diritti: politici, di tutela sanitaria, di scolarizzazione, di fruizione di servizi pubblici. Non essere cittadino, essere clandestino, pregiudica qualsiasi diritto possibile. La legislazione italiana, con la riforma Bossi-Fini, si è preoccupata di limitare il riconoscimento della cittadinanza a chi non è nato in Italia. Il problema è cocente in molti paesi del Mediterraneo, si pensi alla cittadinanza israeliana contro quella palestinese, o alla questione del Sahara occidentale, solo per fare due esempi famosi.

Cittadino è il contrario di straniero. Cittadino ha tutti i documenti in regola, il clandestino no. C’è una disparità di diritti che non può essere determinata solo dal fatto di essere nato in un luogo preciso del mondo. Un tempo si diceva “siamo tutti cittadini del mondo”, e aveva un senso preciso, non riguardo al passato, ma al contrario, riguardo il futuro. Essere cittadini del mondo, rispettare altre “cittadinanze” e culture è un obiettivo futuro. In passato abbiamo avuto l’esempio dell’impero romano come prima vera organizzazione della cittadinanza: essere cittadini romani a quel tempo permetteva parecchi privilegi. Dopo alcuni secoli accade lo stesso agli imperi colonizzatori. Essere cittadino della madrepatria inglese ad esempio, era tutt’altra cosa che essere nato in una colonia.

Si nota però una tendenza curiosa: più si cerca di creare unioni politiche sovranazionali, come la Comunità europea o la naufragata Unione del Mediterraneo, più si difendono le tradizioni e culture locali. Si cerca di creare o difendere piccole realtà politiche indipendenti, come i Paesi baschi o la Sardegna. Più si diventa cittadini global e più si torna al villaggio local.
Lo straniero però, non è solo colui che non ha la pelle uguale alla nostra, che non parla la nostra lingua. L’idea di cittadino e di straniero a volte può essere una categoria dello spirito. E’ anche una questione meramente personale, senza che ci sia bisogno di scomodare lo Stato e la bandiera, ci si può sentire stranieri e clandestini a casa propria.

Il problema della cittadinanza non si ferma al puro documento, pur fondamentale per poter vivere in un paese straniero, il problema è la creazione di una cittadinanza condivisa con più culture.
La tendenza ormai consolidata è quella del melting pot: la cittadinanza come qualcosa che è sempre in divenire, segue il cambiamento sociale e culturale, una realtà di fatto. Realtà che i governanti di moltissimi paesi “sviluppati”, non vogliono o non sanno cogliere.

C’è poi il senso figurato del termine cittadinanza. La musica che ha cittadinanza, i vini che hanno cittadinanza, i cibi, gli autori, i pensatori. Insomma tutto ciò che viene o non viene rappresentato, tutto ciò che è visibile e fruibile da tutti.

Hanno cittadinanza i diritti e le esigenze di chi non può parlare? Gli animali o le persone deboli, che non sanno o non possono essere presenti nella società odierna?

Hanno partecipato a questo numero:

Rosangela Spina, In viaggio nell’identità culturale e urbana del Mediterraneo – Cittadinanza, diversità, integrazione e identità a confronto

Nicola Lecca, Cittadinanze itineranti

Sara Palmas, La cittadinanza dei prodotti agroalimentari

Claudia Zedda, Mediterranei: i mangiatori di pane

Gaetano Cataldo, La vite, cittadina del mondo

Liliana Navarra, Uno straniero in patria. Sentirsi un po’ come i fratelli Caponi

Maria Grazia Sussarellu, Oltre l’essere cittadini, oltre l’appartenenza

Fabio Ciminiera L’Aquila, La cittadinanza della musica

Branka Kurtz, The love that we give, is the only love that remains

Carla Giannini Cittadinanza, Lingua e integrazione

Maria Melania Barone, I cittadini italiani ai tempi dello Stato

Carmen Bilotta, “Diritto a non morire” o “dovere di vivere”?

Tommaso Palmieri, La cittadinanza italiana libica e la politica fascista di sudditanza in epoca coloniale

Daniele Carbini, Anima clandestina, in cerca di cittadinanza

Claudio Basile, Lo straniero, la differenza, la paura

Daniela Trudu, L’immigrazione, un fenomeno di cittadinanza sociale

Meriem Dhouib, Pensieri sul concetto di cittadinanza tunisina post rivoluzionaria

Laura Gatto, Sono fiero… mi vergogno di essere siciliano…!

Michela Becciu, Omosessualità e diritti violati

Francesca Fiore, Il Marocco e lo sviluppo della cittadinanza: la strada della pacificazione passa da qui

Milena Fadda, Cittadini europei

Sabina Murru e Paolo Fresu, Paolo Fresu: il Cittadino Sardo

Buona lettura!

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