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Dagli usi popolari nei secoli nel trattamento di alcuni malanni alla più attuale ricerca per contrastare la moltiplicazione del virus dell’HIV, l’iperico è fra le piante officinali che riservano ancora eccezionali scoperte.
Iperico è il nome generico che racchiude in realtà numerose specie riunite già da Linneo in un unico genere. Pianta magica dell’antichità medioevale è oggi presente negli scaffali delle erboristerie e delle farmacie. Protagonista indiscusso nei laboratori di ricerca di base, quelli dai quali origina il lungo iter per la formulazione dei farmaci, potrebbe essere la chiave nella cura dell’HIV.
Il genere Hypericum, che conta solo in Sardegna 17 delle 32 specie italiane, è caratteristico per le piante dai fiori giallo oro a forma di stella. Fiori con numerosi stami e con cinque petali sui quali alcuni punti traslucidi sono le ghiandole dalle quali si estraggono preziosi olii essenziali. Sono quasi sempre piante erbacee cespugliose e sempreverdi con foglie disposte in maniera opposta sui fusti e disseminate anch’esse di numerose ghiandole.
Le proprietà medicinali delle piante appartenenti a questo genere erano già note in epoca greco-romana. Vennero descritte da Dioscoride, Plinio e Galeno. Dagli antichi erano conosciute le proprietà cicatrizzanti in caso di ferite, ustioni e piaghe. Venivano attribuite all’iperico proprietà diuretiche, stimolanti, antinfiammatorie, antisteriche e nervine. La tintura ricavata dai fiori era ritenuta un buon rimedio contro le manie e la malinconia.
Nel Medioevo era la pianta magica per eccellenza. Nota come Cacciadiavoli veniva utilizzata negli esorcismi per scacciare i demoni. Nella tradizione popolare mettere un rametto di iperico sotto il cuscino nella notte di S. Giovanni era di buon auspicio e impediva di morire durante l’anno successivo. Rametti appesi alle finestre impedivano a Satana di entrare nelle case. In Sardegna, insieme ad altre erbe e piccoli oggetti, era ed è ingrediente essenziale per la realizzazione di amuleti tradizionali. Se raccolta la notte di San Giovanni, il 24 giugno, sprigionava i suoi poteri magici per difendere dalle malattie e dagli spiriti maligni. Proprio il 24 giugno era la data perfetta per metterne a macerare i fiori e ottenere un olio prodigioso per lenire ferite e ustioni.
Oggi i preparati a base di iperico sono presenti negli scaffali delle farmacie e delle erboristerie sotto forma di integratori. “Ne è riconosciuta l’azione antidepressiva e l’azione cicatrizzante per esempio sulle bruciature. Non è però facilmente utilizzabile perché ha interazioni con molti farmaci dei quali riduce o aumenta l’efficacia” chiarisce la farmacista Marta Mandas.
“Consiglio l’iperico a chi affronta momenti di stress. È poi adatto a persone che soffrono di allergie agli antinfiammatori per uso topico” afferma l’erborista Concetta Puddu.
Le proprietà di questa pianta, dopo innumerevoli secoli di usi popolari, destano oggi l’attenzione della scienza ufficiale. Cercare nuove cure nelle piante che si sono evolute in ambienti isolati e unici è fra gli obiettivi che si pone la moderna virologia in connubio con la botanica.
Non a caso nel 2010 il sospetto che una nuova specie di iperico potesse distinguersi da quelle tradizionalmente conosciute nella medicina naturale, viene confermato dai tassonomisti, gli scienziati che si occupano di individuare specie mai classificate. Viene così classificato l’Hypericum scruglii Bacchetta, Brullo et Salmeri, un iperico caratteristico degli altopiani calcarei della Sardegna centro-orientale nei dintorni di Laconi e la cui dedica del nome va al botanico Antonio Scrugli.
Si tratta di un iperico il cui habitat, esclusivo e isolato, ne fa una specie rara che ha portato un team di ricercatori dell’Università di Cagliari a ipotizzare nuove originalità in attività terapeutiche.
E’ di appena un anno fa infatti la scoperta che l’Hypericum scruglii può svolgere un ruolo fondamentale nella sperimentazione di nuovi farmaci contro l’HIV, quello che è stato definito il male del millennio. Un team di ricercatori dell’Università di Cagliari, fra i quali la botanica Cinzia Sanna, la virologa Francesca Esposito e il microbiologo Enzo Tramontano preside della facoltà di Biologia e Farmacia dell’Università, hanno isolato dalla pianta un composto nuovo. Una sostanza capace di inibire, a concentrazioni molto basse, due enzimi chiave della duplicazione del Virus HIV.
“Le piante endemiche, quelle esclusive di certi territori, producono composti chimici particolari fra i quali qualcuno è più attivo rispetto a quelli di specie più comuni. Già da anni infatti ci occupiamo del loro studio. Il nostro è un approccio multitarget che ha come obiettivo la riduzione del numero di farmaci che un paziente sieropositivo deve assumere” afferma Cinzia Sanna.
Enzo Tramontano ci spiega su cosa si basa questo tipo di ricerca e quali sono i vantaggi della formulazione di un farmaco a base di iperico nella cura dell’HIV. “Negli studi sulle piante, per giungere alla formulazione dei farmaci, esistono due approcci: quello asiatico e quello occidentale. L’approccio orientale è quello di ricercare nelle miscele di più piante le cure per specifiche patologie. Esistono ospedali in cui le cure sono basate su decotti. In Occidente invece verifichiamo l’efficacia di questi prodotti come se si trattasse di singoli farmaci. Andiamo a vedere quale sia la singola molecola più efficace e ne modifichiamo i derivati per ottenere in laboratorio molecole nuove più attive. Pur convinto della bontà del primo metodo, coltivare l’iperico non è facile. Questo perché bisognerebbe garantire un’attività di crescita che assicuri la presenza costante e omogenea del fitofarmaco. Questo dipende da troppi e spesso effimeri fattori ambientali. Non potrebbe essere assicurata un’estrazione ripetibile e standardizzata. La molecola derivata dall’iperico però è interessante. L’HIV è una malattia che necessita di terapia combinata di più farmaci con più bersagli. Questa molecola ha due bersagli col vantaggio non solo di diminuire nel paziente il numero di farmaci, riducendo così gli effetti collaterali, ma anche economico nell’acquisto di un numero inferiore di farmaci.”
Pianta rara, endemismo sardo, preziosa per la ricerca l’Hypericum scruglii è dunque un’entità da proteggere. Il suo fragile habitat è soggetto a variazioni improvvise dovute all’azione umana per i più diversi scopi. “L’Hypericum scruglii vive in contesti umidi, presso le sorgenti. Si tratta di ambienti troppo spesso modificati dall’uomo. Nel farlo il regime idrico dei suoli può variare di colpo e portare a microclimi diversi. La pianta può disseccarsi improvvisamente. Entità come questa hanno bisogno di una protezione particolare” è quanto afferma Gianni Bacchetta Direttore dell’Orto Botanico di Cagliari e fra gli autori della classificazione della specie. Non esiste allo stato attuale nessuna normativa per la protezione delle piante rare della Sardegna. Recentemente, durante il Festival delle erbe spontanee, tenutosi a Ussaramanna, si sono riuniti gli stati generali relativi alla diversità vegetale sarda. L’intento è stato di stimolare il legislatore perché si possa trovare una soluzione. Va ricordato che la prima proposta di legge in tal senso risale a Franca Valsecchi nel lontano 1973.
In attesa di una tutela particolare per la biodiversità vegetale della Sardegna la ricerca prosegue silenziosa nei laboratori dell’Università. Dalla raccolta dei fiori in natura, che continua a coincidere intorno alla magica data del 24 giugno, periodo di massima fioritura, all’essicazione dei fiori, all’estrazione dei principi attivi per gli screening biologici, alla valutazione dell’attività antivirale, alla creazione di nuove molecole la strada è solo al principio. “Occorreranno almeno 10-15 anni da questa fase iniziale, la cosiddetta ricerca di base, per poter giungere alla eventuale formulazione del farmaco per la cura dell’HIV” aggiunge Cinzia Sanna. La strada è comunque iniziata. Una strada che promette ancora una volta, nella storia dell’uomo, una magia dell’iperico. Questa volta non più frutto empirico di saperi antichi e superstizioni, ma risultati scientificamente dimostrabili e applicabili.
Fotografie di Cinzia Sanna
3 thoughts on “La magia dell’Iperico dalla medicina popolare alla cura dell’HIV”