Share

Sostieni il nostro lavoro

Il vino è una bevanda antica quasi come la storia dell’uomo.

Da sempre sulle nostre tavole, è infatti l’ideale accompagnamento del pasto. La scelta del giusto abbinamento cibo/vino offre il completamento perfetto per esaltare i sapori e rendere piacevoli i pasti, più allegri gli animi e speciale ogni ricorrenza.

La storia.

Le sue origini sono antiche e circondate da mille leggende.

Si narra che i Romani avevano imparato dai Greci, dagli Etruschi e dai Cartaginesi le tecniche e i segreti per la lavorazione e la preparazione di un buon vino e, dopo aver conquistato nuovi territori, erano soliti coltivare in quei luoghi la vite da vino, affidata alle cure degli schiavi, per produrre buon vino su scala sempre maggiore.

Nell’antica Roma la consumazione del vino era limitata solo agli uomini appartenenti alla classi più abbienti e di età superiore ai 30 anni. Le donne invece, non potevano farne uso e rischiavano di subire severe punizioni nel caso in cui avessero trasgredito la regola.

Il divieto venne abolito da Giulio Cesare, e così Livia, moglie di Augusto, poté scrivere di aver raggiunto una notevole e sana vecchiezza grazie al vino che aveva accompagnato i suoi pasti.

Pur essendo grandi intenditori, i Romani, il vino non lo trattavano proprio bene. Lo addizionavano con prodotti quali miele, acqua di mare, ostriche tritate, gesso, petali di fiori, e perfino con la pece, con l’intendo di ottenere vini fruttati, colorati e rotondi, o con un profilo fortemente ricco di aromi.

Erano tanti gli ingredienti con cui il vino poteva essere “sofisticato”. I vini migliori, più strutturati, non venivano addizionati, ma piuttosto arricchiti con l’aggiunta di defrutum, un mosto concentrato che alzava la gradazione fino a due gradi alcolici.

Il vino era parte essenziale di ogni banchetto, per lo più diluito con acqua calda o fredda, secondo i gusti e la stagione – berlo puro non era considerato di buon gusto -, sia perché le cene abbondavano di brindisi, sia perché all’epoca erano maggiormente alcolici o aromatizzati.

I vini medicinali.

Il vino è stato utilizzato nel corso del tempo e da varie culture.

Grande attenzione veniva riservata però al vino come efficace medicamento e ricostituente. Non esisteva rimedio migliore per sconfiggere un male, che fosse fisico o mentale.

Sono sempre esistiti peraltro vini aromatizzati ritenuti veri e propri medicinali, soprattutto se addizionati a tinture di alcune erbe, mai però fatte macerare direttamente nella bottiglia, nel qual caso sarebbero potute perfino risultare tossiche.

Discoride, medico e botanico greco, scrisse un trattato sulle sostanze con effetti benefici per la salute dell’uomo, “De Materia Medica“, (un erbario scritto in lingua greca che ebbe una profonda influenza nella storia della medicina), dove descrisse le proprietà di seicentosessanta piante, ma raccomandava il vino di mirto, utile per “migliorare il carattere delle donne”.

E’ comunque difficile stabilire quando il vino, oltre da essere considerato una bevanda, iniziò ad essere utilizzato per le sue presunte virtù terapeutiche.

Ancora prima di essere concepita come beneficio cardiovascolare, il vino è stato utilizzato come anestetico, disinfettante e diuretico, già nel V secolo a.C. infatti, alcuni scritti di Ippocrate, consigliavano di utilizzare il vino e le bevande alcoliche per combattere la febbre e come aiuto nelle convalescenze.


Presso gli Egizi il vino, come rimedio, veniva usato essenzialmente come anestetico locale. Nella cultura medica etrusca, invece, il vino era ampiamente utilizzato, insieme al cavolo, sia come unguento sulle ferite, le tumefazioni, gli ascessi, le lussazioni e addirittura il cancro della mammella, sia per via orale nelle malattie del fegato e della milza, nelle dissenterie e nelle coliche.

L’uso del vino a scopo terapeutico, in particolare nella pratica chirurgica, continuò per tutto il Medioevo.

Basti pensare che per lungo tempo tutti i medici provenienti dalle scuole più importanti d’Europa utilizzavano il vino come cicatrizzante. Si imbeveva una fasciatura con un po’ di vino e la si lasciava sulla ferita fino alla completa cicatrizzazione della stessa, e quindi alla guarigione.

Cibo e salute.

Va sottolineato come l’abuso di alcool, di qualunque fonte, porti a dipendenza e a danni che possono essere anche mortali.

La consapevolezza di questi rischi porta spesso a negare, soprattutto in modo emotivo, che l’alcool possa però apportare anche alcuni benefici.

Si è infatti ormai stabilita una correlazione molto chiara fra certe abitudini alimentari e le malattie.

Oggi sempre più ricerche convergono infatti sull’assunto che il vino, specialmente quello rosso, se consumato con moderazione, sia benefico per la salute. Se bevuto in dosi appropriate, difatti aiuta a prevenire patologie coronariche ed esercita una specifica azione anti-infarto.

È inoltre certo il suo ruolo vasodilatatore e antiossidante che ne fa, sempre a dosi moderate, un valido mezzo di prevenzione delle malattie cardiovascolari, infettive, urinarie e osteoarticolari.

Ed è proprio alla ormai dimostrata azione antiossidante di alcuni componenti del vino che oggi si tende ad attribuirgli, almeno in parte, il cosiddetto “paradosso francese”, ossia il fatto che in certe regioni della Francia l’elevata assunzione di grassi saturi non si correli ad una alta mortalità da malattia cardio-coronarica.

E sebbene questi studi non siano ancora considerati autorevoli in ambiente scientifico, dimostrano come il vino e il paradosso francese abbiano ancora molto da dirci sul rapporto tra alimentazione e salute.

Tra gli altri effetti benefici possiamo ricordare inoltre il fatto che il vino può curare l’alitosi e può distruggere i batteri che causano carie e malattie gengivali.

Che il suo ruolo medico sia vero o no, importa poco. Il vino fa bene. E tra gli altri suoi benefici non dimentichiamo di citare i vantaggi legati al suo ruolo di “lubrificante” sociale, capace di aiutare a rompere il ghiaccio e favorire la socialità, apportando una sensazione di rilassamento, miglioramento dell’umore e piacere sensoriale.

L’alcol libera infatti un meccanismo cerebrale che rilascia endorfine, ossia gli “ormoni della felicità”, potenti neurotrasmettitori fondamentali nel trattamento del dolore e del benessere. Un effetto positivo che sarebbe cruciale per stabilire relazioni sociali che permettano agli individui di generare fiducia ed amicizia.

“Una bottiglia di vino implica la condivisione. Non ho mai incontrato un amante del vino che fosse egoista”. – Clifton Fadiman.

Non c’è niente come una serata di convivialità tra amici intorno ad un buon bicchiere di vino per riempirsi di felicità, benessere e perché no, anche salute.