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Roberto Cilona e Massimo Aureli sono due musicisti che hanno in comune una formazione classica, acquisita al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Il primo, brillante flautista e docente di flauto, nonché Presidente dell’A.Gi.Mus, Associazione Giovanile Musicale e, come tale, instancabile organizzatore di eventi artistici; Massimo Aureli, invece, virtuoso della chitarra classica che, per devozione alla musica brasiliana, decide di specializzarsi nel violão sete cordas, diventando uno dei più grandi esecutori italiani di questo strumento, riuscendo a far coesistere la tecnica classica della tradizione europea con il linguaggio brasiliano. Ed è proprio sulla base di questo sincretismo musicale che i due talenti si incontrano, dando vita a un duo ormai consolidato non solo nel panorama nazionale dall’evocativo nome LatinAmericando. Dopo anni di perfezionamento di un repertorio che rispecchiasse interamente il loro mondo musicale, costruito sia attingendo alle musiche e agli autori più significativi della musica sudamericana attraverso arrangiamenti e trascrizioni, sia presentando composizioni proprie o scritte appositamente per il Duo da autori contemporanei, viene recentemente pubblicato un album omonimo, destinato a toccare, è il caso di dire, le corde più profonde dell’animo latino. Ce ne parla Roberto Cilona, flautista del Duo e Presidente A.Gi.Mus.

Come nasce il progetto LatinAmericando?
“Il Duo LatinAmericando nasce nel 1998 da una comune passione per la musica sudamericana, in particolare brasiliana e argentina. Il duo flauto e chitarra è la formazione minimalista che nell’800 ha dato origine in Brasile e Argentina alle prime forme di musica strumentale: in Brasile lo Choro, musica che è la fusione tra danze europee (Polca, Scottisch, Valsa, Mazurka ed altre) e ritmi africani come il Lundu e il Batuque. In Argentina, proprio il flauto e la chitarra sono gli strumenti inizialmente utilizzati nelle prime composizioni di Tango e Milonga. Il celebre compositore e bandoneonista Astor Piazzolla ha scritto la Suite per flauto e chitarra Histoire do Tango in 4 movimenti proprio per evidenziare come questi due strumenti fossero così importanti e rappresentativi per gli inizi del Tango”.

Da qui l’ultima fatica discografica. Come sta andando? Verrà presentata anche dal vivo?
“La presentazione del disco “Duo LatinAmericando” è avvenuta presso il Museo degli Strumenti Musicali di Roma nell’ambito della Rassegna “Effetto Notte”. Lo proporremo ancora dal vivo, ma intanto il CD è disponibile anche per lo streaming e il download nelle principali piattaforme (Spotify, Apple Music, Amazon Music, Deezer, Qobuz, Tidal, Youtube Music etc…)”.


Un ensemble classico che si apre a musiche appartenenti a un’altra cultura. Questo può servire ad avvicinare un pubblico più vasto, anche giovanile alla musica classica?
“Certamente! Ad esempio, lo Choro brasiliano è basato su danze europee come la Polca, lo Scottisch, la Valsa, la Mazurka. Queste danze, così familiari ai musicisti classici, si sono amalgamate con le ritmiche africane e con la loro freschezza e spontaneità possono ispirarne ulteriori chiavi di lettura, vedi l’aspetto ritmico”.


Lei vanta anche una lunga esperienza didattica. Ce ne vuole parlare?
“Ho insegnato per 43 anni il flauto traverso nelle scuole Medie ad Indirizzo musicale , nella scuola Musicale del Comune di Viterbo e sono stato Tutor Coordinatore della Didattica al Conservatorio S. Cecilia di Roma. Il confronto con i giovani è un’esperienza bellissima, aiutarli a maturare la loro personalità e dar loro quelle conoscenze indispensabili per inserirsi nel mondo del lavoro mi danno grande soddisfazione. Ho sempre cercato di comunicare le mie conoscenze giocando con la musica e portando gli alunni a fare esperienza organizzando per loro saggi, concerti in luoghi esterni alla scuola, nelle sale da concerto, ma anche nelle piazze”.

Vuol fare qualche esempio?

“Importanti progetti come “Il mangiare invisibile” sono stati realizzati con l’Accademia Svedese Kulturverket, dove ho portato i miei alunni a suonare nel Teatro dell’Opera di Umeå assieme alla North Opera Orchestra. Oppure accompagnare con l’Orchestra della Scuola dove ho insegnato i saggi dell’Accademia Nazionale di danza. Preferisco non dilungarmi, ma ci sarebbe tanto da raccontare!”.  


Come vede il rapporto tra i giovani e la musica proiettato nel futuro?
“I giovani sono sensibili, hanno sete di conoscenza e voglia di comunicare. La musica tutta ha in se queste qualità, di conseguenza sono sicuro che vedremo cose interessanti nel prossimo futuro”.


Lei è anche Presidente dell’A.Gi.Mus., che si occupa proprio di attività musicale giovanile. Trova che in questo periodo storico la creatività giovanile trovi incoraggiamento o piuttosto degli ostacoli?

“La verità è che la musica, soprattutto quella classica, non è molto sostenuta dal governo e i giovani trovano difficoltà ad emergere. L’A.Gi.Mus. ha come impegno statutario il sostegno dei giovani musicisti e i loro progetti ma certamente servirebbe una maggiore attenzione da parte degli organi competenti. Non ci sono abbastanza risorse, ma così rischiamo di affievolire il loro entusiasmo e la loro creatività”.

Nell’era tecnologica e multimediale, come vede in generale il futuro dell’ascolto dei recital e della musica dal vivo?
“L’A.Gi.Mus. dal 1949, anno della nascita, ha sempre prodotto musica dal vivo portandola soprattutto nelle scuole dei piccoli paesi del territorio italiano. Ascoltare un concerto dal vivo da un’emozione profonda, lo vediamo proprio in questo periodo dopo il lockdown: le persone hanno ripreso la loro voglia di stare insieme e vivere momenti aggreganti, e di andare  a teatro, ai concerti, al cinema. Le nuove tecnologie sicuramente possono aiutare a migliorare le performance degli artisti ma sta alle loro capacità saperle utilizzare in modo saggio”.

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