sciacallaggio mediatico
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Tralasciando l’incipit ormai abusato, ma non per questo meno grave, sui tempi bui che stanno flagellando la nostra quotidianità, è interessante notare quanto l’uomo, nei momenti di maggiore difficoltà, esprima i suoi istinti più animali. C’è chi si rifugia nel sano e indissolubile istinto di sopravvivenza e chi preferisce invece la sempreverde arte dello sciacallaggio. Come il suo gemello animale, infatti, lo sciacallo antropomorfo attende che arrivi la sciagura per cibarsi delle sue vittime e brindare alla loro salute (persa).

Lo sciacallo si manifesta in ambiti diversi e sotto diverse forme.

La prima è quella del politico che, pur di speculare sulla paura, cerca di aumentare il già folto stuolo di sostenitori del suo Ego, promettendo salvezze effimere e aizzando i disperati a suon di fake news sanitarie. C’è chi ha consigliato di iniettare disinfettanti, chi ha sostenuto che ci si possa contagiare solo limonando duro, chi in generale nega la pericolosità del virus. No, non è Lercio, è un mondo vero fatto di politici paradossali. O forse solo coglioni.

Prova di sciacallaggio in questa tipologia di politico è il suo frequente cambiare posizione nei confronti delle misure da adottare per sconfiggere la pandemia. Una settimana si lamenta per la chiusura voluta dal governo, quella dopo per la ritardata chiusura. Non è un idiota confuso come sembrerebbe. Semplicemente raccoglie gli umori della gente e li fa suoi per accaparrarne il consenso.
Per non parlare del vile denaro, che di certo sarà fluito copiosamente fra le ridenti corsie della sanità pubblica in quest’anno (non per tutti) funesto.

Poi ci son le case farmaceutiche che, pur di mettere per prime sul mercato il famigerato vaccino, ci metterebbero dentro anche alito di tigre castrata fatto essiccare su escrementi di ratto alato. Giusto per far felici i seguaci di una delle notizie false più in voga del momento. L’unica cosa non falsa in questo contesto sono invece i continui annunci di nuovi vaccini che regolano la gara alle percentuali di infallibilità (sempre) più alte. Oltre al continuo slittamento della data in cui uno di questi (quale?) sarà pronto.

Fermo restando che, in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo, il vaccino non può che rappresentare il modo più veloce per riprendere fiato e tornare a una (presunta) normalità, forse è bene essere cauti e attendere i tempi tecnici della scienza senza forzare la mano e continuare ad alimentare false speranze. Anche perché questa confusione crea terreno fertile per i ciarlatani, altri professionisti dello sciacallaggio, che si divertono a spacciare vaccini taroccati ai primi analfabeti del web che cercano “Vaccino Covid-19 vendita online“. Google, in realtà, vorrebbe rispondere “Cucù!”, non lo fa perché vuole mettere alla prova la capacità umana di andare oltre il secondo risultato della ricerca e di informarsi fuori dai siti spazzatura.

In campo sanitario troviamo anche ospedali privati che offrono consulenze telefoniche a costi di chat line (molto) hot. O esami di diagnostica veloce proposti alla modica cifra di 450 euro che, moltiplicata per tutte le volte in cui una persona ha avuto contatti a rischio, dà qualche indizio sul perché i ricchi tendano a temere meno il virus. Anche perché, in caso funesto di malattia, si aggiungono misteriosi pacchetti cura a cifre che non vengono rese pubbliche alla plebe, se non quando arriva lì in fin di vita e baratta un rene pur di accedere a questo paradiso della “guarigione di lusso”.
Cosa si celi dentro queste cure non è dato saperlo, si vocifera di iniezioni di alte dosi di anticorpi monoclonali venduti a prezzi che non basterebbe un rene. Ma forse se ci aggiungi tua sorella, la fattoria e tutto il bestiame, una peretta di consolazione te la concedono.

Un alto uso (e abuso) della tecnica dello sciacallaggio si rileva anche nel mondo dell’informazione. Certo, dirlo ha la stessa rilevanza della scoperta dell’acqua calda visto il trend ormai consolidato in un certo giornalismo becero che campa sulle disgrazie. Tuttavia, per completezza e rigore intellettuale, è corretto citarlo.
Fra i canali dell’informazione spicca la tv, coi “programmoni” costruiti su gente disperata che sfrutta il Covid per diventare famosa e gente famosa che fa lo stesso per diventare più famosa (e più disperata). Il risultato è un teatrino del trash in cui vince chi la spara più grossa e fa più audience.
Gli opinionisti imperversano anche sul web: mascherina sì, mascherina no, secondo me si dovrebbe… Fior di condivisioni di complotti interplanetari, dittature sanitarie e altri “allarmismi sensazionalistici” adatti a far fioccare like e aumentare il proprio prestigio virtuale nel mondo di chi “se la beve” sempre, anche se si tratta di acidio cianidrico.

Riassumendo torniamo sempre allo stesso finale: la merce. Tutto è merce, anche il malato che si è trasformato in un numero, una percentuale, un prezzo. I disinfettanti, le mascherine, il futuro vaccino, sembrano una variazione sul tema dell’accaparramento spasmodico di prodotti da consumare. O, di contro, sul tema della speculazione altrettanto spasmodica su prodotti ad alta richiesta.

E nel frattempo l’uomo? il malato? Magari quello intubato che ha il terrore di morire e vede attorno a sé questa arlecchinata di personaggi che sgambettano per trarre maggiore vantaggio (personale) dal suo stato? Quanto è spersonalizzato, beffato, isolato, ignorato, sciacallato il malato?

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