il grande libro, Rizzoli
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Quando si chiede a un editore o a un agente letterario cosa cerchi in un nuovo autore entrambi rispondono: «Una voce». In queste due parole c’è un intero universo, dato che non esistono due voci uguali nel mondo. Questa sarebbe la condizione ideale anche in letteratura: avere una voce riconoscibile, che si distingue dalle altre, unica. In questo gioca un ruolo fondamentale il talento – o, se si preferisce, una certa predisposizione – i cui germogli possono in alcuni casi anche essere innati, ma non necessariamente produttivi. Per far sì che prosperino e che diano forma alla “voce” è indispensabile tanto esercizio.
È forse con questo pensiero, e anche col desiderio di rendere il più gradevole possibile l’approccio alla narrazione, che Mariella Cortés ha dato vita a Il grande libro delle storie non scritte, appena pubblicato da Rizzoli.

Dalla lettura all’azione

L’opera si presenta come quello che in inglese è chiamato activity book: un libro, dunque, con cui si interagisce in modo del tutto personale annotando pensieri e facendosi ispirare dai suggerimenti dell’autrice e dalle immagini proposte.
Una grafica accattivante accompagna tutte le sezioni del libro: si va dall’incipit ai personaggi passando per i dialoghi, i punti di svolta, i finali, gli scenari, con uno spazio apposito per custodire i frammenti, ossia gli stralci che non hanno al momento una collocazione ma che potrebbero dare vita a nuove storie. Perché questo ci insegnano gli scrittori: tutto può essere fonte di ispirazione, un dialogo ascoltato per caso, una scena a cui si assiste, un panorama, una battuta di spirito. Chi è del mestiere sa quanto sia utile portare sempre con sé un taccuino per prendere nota di ciò che gli accade intorno. Mariella Cortés ha senz’altro pensato anche a questo nell’ideare Il grande libro delle storie non scritte, ricco di spazi da riempire che rimandano ai fogli a righe e a quadretti, talvolta strappati di fretta o ancora agganciati alle spirali dei quaderni.

Ispirazione e promozione dell’opera

Arricchiscono il libro – che si candida a diventare un vero e proprio oggetto da collezionare per le infinite storie a cui può dar vita – due sezioni extra presumibilmente legate alla formazione professionale dell’autrice. Si lega al suo essere giornalista – nonché direttrice responsabile della testata FocuSardegna – la sezione intitolata “Lo dice il giornale. Frammenti, attacchi, titoli e recensioni per la tua storia”, a conferma del fatto che lo spunto per un buon racconto può giungere in qualsiasi momento e da ogni parte, persino dalla cronaca. La sua esperienza come docente di marketing e comunicazione, invece, ha senz’altro influenzato la sezione “Presentazioni e strategie di marketing. Idee per far conoscere la tua storia al grande pubblico”, contenente una serie di preziosi e originali consigli su come promuovere la propria opera una volta conclusa.

Immaginare ci fa star bene

Come sappiamo, delle storie non possiamo fare a meno. Grazie a queste l’uomo si è evoluto, ha tramandato virtù e conoscenza, ha allietato la propria esistenza.
Con questo spirito Mariella Cortés ha messo insieme le infinite storie che si sono affacciate alla sua mente e che ha annotato in un taccuino o nel computer. Sono sogni, frammenti, suggestioni che l’autrice spera di trovare, un giorno, dentro a un romanzo per perdersi, come scrive lei stessa nel libro, «tra le meravigliose narrazioni che solo la mente umana può generare. Perché è vero, realizzare una storia completa è difficile, immaginare invece non solo è facile, ma ci fa star bene, anche se poi il risultato del nostro fermento creativo rimane su un bloc notes o un libro come questo».
Un invito a non smettere mai di dar voce alla propria fantasia, magari utilizzando proprio Il grande libro delle storie mai scritte come fucina di storie e di possibilità.

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