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Dopo l’incontro a Pontelatone tra Roberto Cipresso e Gaetano Cataldo il 1 settembre 2021 è nata per la prima volta l’idea di donare ad una capitale della cultura un vino simbolico, una bottiglia celebrativa che potesse rappresentare un abbraccio simbolico dell’enologia in riconoscenza di una nomina così prestigiosa, precisamente la nomina di Procida, una piccola isola che nel 2022 è stata insignita di tale titolo e che mette in luce la sua cultura, la cultura partenopea e la cultura mediterranea, irradiando luce a tutta la regione Campania. Da quel giorno Gaetano Cataldo ha iniziato a mettere insieme le cantine che avrebbero dovuto rappresentare l’enologia regionale campana e tutti i distretti vitivinicoli di questa terra baciata da un’ampelografia biodiversificata e figlia di una tradizione enologica millenaria, stando a criteri di territorialità, sostenibilità, etica enologica e reputazione qualitativa. Non è stato facile, né inserire né escludere, poiché la Campania trabocca di aziende agricole con tale vocazione e non lo è stato neanche perché si è stabilito che Mosaico per Procida dovesse essere un vino bianco, figlio di un vinaggio di masse vinicole provenienti da territori, vitigni, modelli agronomici ed enologici, nonché produttori, diversi tra loro. Un assemblaggio inedito, esclusivo, rischioso, tanto da non poter richiedere la presenza ulteriori cantine, e mai visto prima, figlio di una visione universale del vino, quella di Roberto Cipresso che, oltre Mosaico per Procida, ha realizzato bottiglie celebrative per ben due papi, Giovanni Paolo II e Francesco Bergoglio, ed addirittura un’altra per il 150° dell’Unità d’Italia, per non parlare di centinaia di vendemmie e vinificazioni effettuate nei due emisferi: una esperienza globale significativa, quella del pluripremiato winemaker bassanese, che assicura a questa bottiglia ulteriore lustro, condotta equanime e distaccata, senza fare preferenze rispetto ai produttori.

Dopo aver ricevuto i campioni dei vini delle 26 aziende vinicole campane presso il suo laboratorio sperimentale a Montalcino, Roberto Cipresso li ha assaggiati e li ha analizzati, ricomponendo diverse simulazioni di micro blend fino ad ottenere quello perfetto ed assegnando le relative quote parte alle cantine, le quali hanno dovuto conferire percentuali diverse per garantire ossatura, personalità e profilo organolettico ad un vino che potesse essere un arazzo liquido ed una sintesi enologica di questa terra.

Il 20 dicembre 2021, dopo essere stato ospite di Identità Mediterranea a Castel San Giorgio, Roberto Cipresso, coadiuvato da Luca Zirpoli e Mario Mazzitelli, ha effettuato l’assemblaggio definitivo e le relative pratiche enologiche a Roccabascerana presso l’Agricola Bellaria, realtà vitivinicola irpina di proprietà della famiglia Maffei e capitanata da Antonio Pepe. A seguire il progetto sin dagli inizi l’assessore al Turismo ed alle Attività Produttive dell’amministrazione procidana Leonardo Costagliola. Mentre accadeva tutto questo Identità Mediterranea, associazione culturale non finalizzata al lucro fondata nel 2016 da Gaetano Cataldo, ha dovuto ovviare a tutte le operazioni necessarie per il buon esito di Mosaico per Procida. E non sono mancati i riconoscimenti: in primo luogo il patrocinio morale del Comune di Procida, poi quello dell’Associazione Nazionale Città del Vino, in seguito quello dell’Associazione Nazionale Donne del Vino e quindi del MAVV-Wine Art Museum, poi della Fondazione Francesco Terrone e, immancabilmente, il patrocinio morale dell’Associazione Italiana Sommelier, grazie al presidente nazionale Antonello Maietta e al presidente regionale Nicoletta Gargiulo.

Leonardo Costagliola, assessore al Turismo ed alle Attività Produttive

Un’altra tappa fondamentale per Mosaico per Procida ha potuto compiersi grazie proprio alla partnership tra Identità Mediterranea ed il MAVV-Wine Art Museum, nella persona del presidente di questa splendida realtà, integrata nella Reggia di Portici, Eugenio Gervasio: il 15 gennaio 2022 presso i locali del Museo dell’Arte del Vino e della Vite si è tenuta una mostra che ha dato vita all’etichetta che la bottiglia celebrativa indosserà. È inCanto diVino di Carolina Albano.

Infine, con la partecipazione di Roberto Cipresso, una delegazione delle cantine partecipanti, rappresentanti delle associazioni ed ospiti illustri, il 26 febbraio di quest’anno si è tenuta presso l’aula consiliare di Procida l’ufficializzazione del progetto e la donazione, da parte di Identità Mediterranea, di un assegno di 3000€ grazie ai quali la capitale della cultura del 2022 diventa Città del Vino e si accinge a diventare la prima isola con cantina diffusa su tutto il territorio. Ciò che è accaduto quel giorno, potrete vederlo voi stessi da qui.

Dopo aver raccontato le Cantine del Mosaico in Irpinia, poi a Benevento, dunque a Caserta, è arrivato il momento di presentare ai lettori di Mediterranea Online, le tessere del Mosaico per Procida scelte da Gaetano Cataldo in provincia di Napoli.

Senza timore di smentita possiamo affermare che il vino italiano nasce in Magna Grecia, ergo al Sud. Certo, rispolverare una storia millenaria, fonti letterarie degli antichi autori latini, parlare di località leggendarie che nella provincia napoletana strabordano è facile, anche perché in questa terra il mito enologico e sempre esistito e lo si può toccare con mano, poiché è presente da sempre. Forse però c’è una cosa che pochi sanno e cioè che, dopo Vienna, la città di Napoli è quella con più terreni coltivati a vite. Pensate: la conurbazione di vetuste vigne, arroccate tra gli storici quartieri, nel bel mezzo di una delle metropoli più popolose d’Italia, nel bel cuore del Mediterraneo, come non se ne ricorda nessuna a memoria d’uomo e che mai abbia superato millenni, cataclismi e guerre, per arrivare pressoché illesa fino ai giorni nostri.  La collina del Vomero e il declivio di Posillipo virano verso i Campi Flegrei, il cratere spento degli Astroni ad Agnano, il Maioriello di Capodimonte, i Camaldoli, Chiaiano ed altri piccoli frammenti di verde incastonati tra case e palazzi che diventano parte integrante di un paesaggio baciato dal sole e dal mare. Vigne a perdita d’occhio anche oltre la city, in un territorio che tra pochi vanta ancora viti a piede franco, ovunque si guardi e che arrivano alle pendici del Vesuvio, si estendono oltre Pozzuoli e che adornano le terre isolane di Capri, Ischia e Procida su terreni dalle tessiture di ogni sorta.

Cantina Isola di Capri

Nel 1909 nasce Cantina Isola di Capri, una delle prime aziende vinicole del Sud Italia. A fondarla fu il cavalier Carlo Brunetti, il primo a far apprezzare i vini dell’isola nel mondo con il marchio Tiberio. Dopo oltre un secolo il cuore dell’azienda pulsa nella stessa sede di allora, nel centro di Anacapri, in un monastero eretto nel 1492. Con stabilimenti ad Anacapri e Torrecuso, la produzione si attesta tra le 15.000 e le 20.000 bottiglie all’anno. A Capri il vino si intreccia con il mito dell’isola, con la storia e le bellezze del paesaggio: Hemingway e Malaparte vi hanno scritto delle opere. A completamento di un lavoro meticoloso nei vigneti e in cantina le etichette vengono realizzate in collaborazione con l’artista anacaprese Genny Tavassi.

Link consigliati: www.cantinaisoladicapri.com

Cantine del Mare

Nello stupendo scenario dei Campi Flegrei, a Monte di Procida, troviamo L’azienda Agricola Cantine del Mare. Sin dalla nascita dell’azienda, rigorosamente a conduzione familiare, il titolare Gennaro Schiano ha da subito perseguito un obbiettivo: recuperare il territorio, conservando gli antichi vigneti posti lungo i pendii dei Campi Flegrei, e valorizzare le varietà autoctone Piedirosso e Falanghina. Conservando le tecniche di coltivazione tramandate da anni, trovandosi a volte in situazioni di viticoltura estrema, dove la meccanizzazione delle operazioni è quasi impossibile, i 5 ettari di vigneto sparsi sul territorio vengono lavorati esclusivamente a mano. L’obbiettivo primo è quello di portare il territorio nella bottiglia, ottenere uve sane e di buona qualità. Il connubio tra lavorazione tradizionale e tecniche moderne aiuta a conservare le caratteristiche che le uve riescono a sviluppare grazie alla fertilità dei terreni ed al microclima unico.

Link consigliati: www.cantinedelmare.it

Casa Setaro

A Trecase, in provincia di Napoli, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio che dal 1995 è Riserva della Biosfera dell’Unesco, sorge Casa Setaro, la cui storia è da sempre legata all’insieme di tre elementi: la terra vulcanica, il clima mitigato dal mare del Golfo di Napoli e la meticolosa esperienza di una famiglia, impegnata a tramandare l’amore e il rispetto per la viticoltura da padre in figlio. Tutto nasce dalla cura e dalla salubrità della materia prima: senza uve di qualità non si può ottenere un vino di eccellenza. Per Casa Setaro, l’amore per il vino è come l’amore per i figli. Ogni grappolo di uva deve crescere con la stessa benevola dedizione: per far bene oggi e far fare bene domani.

Link consigliati: www.casasetaro.it

Il IV Miglio

La famiglia Verde, cuore dell’azienda Il Quarto Miglio, coltiva da generazioni l’arte del vino, preservando e valorizzano l’importanza della vite e dei suoi frutti, garantendo un prodotto di qualità che racchiuda in sé la cultura e i sapori del territorio. L’obiettivo è la diffusione della grande tradizione storica e la valorizzazione dei vitigni autoctoni presenti nel territorio. Siamo nei Campi Flegrei, letteralmente terre che ardono, un territorio vitivinicolo unico, un museo archeologico a cielo aperto immerso tra crateri spenti e terreni coltivati, in un paesaggio straordinario, ricco di quel magma sottostante che dona fertilità alla terra e brio al vino anche grazie al clima mediterraneo. Raffaele Verde, ereditati i tenimenti e la passione per la viticultura dalla sua famiglia, ha tramandato il suo amore e la sua dedizione al figlio Ciro, enologo illuminato e lungimirante, che riesce a tradurre il genius loci di questa storicissima terra in vini di grande coerenza al vitigno impiegato, quindi consistenti, eleganti e sinceri. Per assaggiare i vini di questa cantina tipicamente familiare in abbinamento con i piatti tipici basterà entrare nell’agriturismo ed essere accolti con sincera ospitalità.

Link consigliati: www.ilquartomiglio.it

La Pietra di Tommasone

La storia di questa iconica cantina situata ad Ischia, detta l’isola verde, comincia verso la fine del 1700. Siamo precisamente nel comune di Lacco Ameno e le tracce del passato sono ancora visibili nei resti dell’antico palmento: il vecchio torchio di pressatura e la bottaia scavata nel tufo verde, sono le tracce che accompagnano la tradizione vitivinicola della famiglia Monti da oltre 300 anni, unite al sapere tramandato di padre in figlio da ben cinque generazioni. Il bisnonno Pietro, figlio di contadini, è colui che darà inizio alla tradizione vitivinicola che contraddistingue questa storica famiglia del vino. A Pietro, segue il figlio Tommaso, detto “Tommasone“, per arrivare ai giorni nostri con Antonio e la sua grande passione per la ristorazione che, anni fa, l’ha portato a trasferirsi a Colonia per avviare un ristorante di successo. In Germania incontra e sposa Birgit e nascono le figlie, Lucia e Barbara ma Antonio non ha mai dimenticato il forte richiamo per la sua terra e gli insegnamenti di papà Tommaso. Nel 1999, Antonio Monti intraprende la ristrutturazione delle antiche cantine e il reimpianto delle vecchie vigne di proprietà. Oggi, dopo gli studi in viticoltura ed enologia in Germania, e dopo vari stage ed esperienze lavorative in Italia e all’estero, è la figlia Lucia che dal 2009 conduce l’azienda, per continuare il progetto avviato dal papà, supportata da Giuseppe Andreoli. Oltre all’attività di vinificazione, con la sorella Barbara, Lucia lancia anche l’idea di affiancare al vino una produzione cosmetica a base di uva biologica certificata creando il marchio Tommasone Cosmetics, totalmente sostenibile e che concentra tutto il potere antiossidante delle uve.

Link consigliati: www.tommasonevini.it

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