NANDO CITARELLA
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Il nostro viaggio nei Paesi del Mediterraneo alla scoperta di realtà artistiche che rivedono la luce dopo il lungo periodo del lockdown comincia nel Cilento, nella splendida cornice naturale di Marina di Camerota con Nando Citarella.

Dal 26 luglio al 1 agosto avrà luogo la 28sima edizione di “Etnie – Vacanze etniche”, una manifestazione artistica e didattica rivolta a giovani artisti che rappresenta un fruttuoso incontro di culture e professionalità provenienti da tutto il mondo. A partire dai corsi di danza e percussioni italiane con Nando Citarella, passando per Bollywood con Ambili Abraham e Alessio Giannacchi, si terranno le lezioni di Flamenco di Maria Josè Leon Soto e José Salguero, di danze tradizionali africane con Steve Emejuru, di percussioni arabe e ritmi del Mediterraneo con Giovanni Lo Cascio, di canto popolare italiano con Gabriella Aiello, di percussioni e canti afro-portoricani e afro-cubani con Valter Paiola, per finire con un Laboratorio di Circo con Andrea di Cosimo e, new entry dell’edizione post Covid, un corso di ukulele con il Maestro Salvatore Rotunno.

Nando Citarella

“Ebbi l’idea di dar vita al progetto “Etnie” racconta a Mediterranea Nando Citarella, il noto artista fondatore dei Tamburi del Vesuvio, gruppo di world music/folk napoletano e curatore della rassegna – alla fine degli anni ’70 grazie ai laboratori teatrali che frequentai con Dario Fo. Ho cominciato infatti come mimo e attore della Commedia dell’Arte, che di per sé era già un melting pot, ossia un crogiuòlo di attori, cantanti e artisti che arrivavano da varie parti d’Europa, qualcuno anche dall’Africa, se pensiamo agli Arlecchini neri, portando all’interno del teatro le proprie radici. Dal 1984 “Etnie” si è tenuto ogni anno in varie regioni del sud, finendo per stabilirsi 22 anni fa nel Villaggio Villamarina a Marina di Camerota, in un bellissimo promontorio della costiera cilentana, a fianco della grotta del “Ciclope”, in cui secondo il mito ebbe luogo l’accecamento di Polifemo con un tronco d’ulivo arroventato, vicino al luogo dove anche Ulisse si fermò, attratto dalla bellissima sirena Kamaratòn, e dove si consumò la tragica vicenda del nocchiero di Enea, Palinuro, caduto in mare tradito da Morfeo”.

Un progetto che fa del meraviglioso scenario paesaggistico salernitano il proprio palcoscenico, alternando i corsi e i concerti alle escursioni naturalistiche, utilizzando l’arte stessa per raccontare i luoghi del mito, pur mettendo in atto le precauzioni sanitarie relative alla normativa anti Covid. Una realtà multietnica in cui non solo gli studenti, ma intere famiglie
hanno la possibilità di incontrare Maestri provenienti da ogni lato del globo perché – ci ricorda Citarella parafrasando il grande coreografo José Limón – “la mente si apre quando viaggia e incontra l’altro”. Sin dalla sua nascita – continua – il progetto è stato un terreno di incontri dove ognuno porta la propria radice e la mette al servizio dell’altro senza mai imporla, perché la tradizione è come la fede: si pratica ma non si impone”.

Un’edizione difficile e incerta, quella dell’estate 2020, a causa di regole di attuazione non chiare e continuamente modificate dovute in gran parte, secondo Citarella, alla scarsa conoscenza del comparto artistico da parte delle istituzioni. “Per capire cosa fosse attuabile e cosa invece impossibile sarebbe stato doveroso – chiarisce – confrontarsi in maniera diretta con chi fa parte di questo mondo, che pone questioni specifiche. Come si può, ad esempio, imporre sul palco distanze di due metri fra gli artisti? Questo distanziamento è attuabile con un ensemble cameristico o una piccola orchestra che ha posizioni fisse, ma nella danza è impossibile non avere un contatto fisico! Inoltre far ballare un danzatore con la mascherina toglie tutta la magia dell’esibizione, cancellando l’espressività suo del volto, che nella danza è fondamentale. Tanto varrebbe fare i mimi in scena con le voci che vengono speakerate dal lati! Fa riflettere, d’altra parte, il fatto che altri tipi di manifestazioni siano aperte a migliaia di persone”.

Si tratterebbe, secondo il musicista, di un falso ordine di priorità nell’agenda governativa, perché “finché il comparto artistico sarà, all’interno della lista ministeriale del governo, soltanto alla voce “spese”, non potremo mai avere una forma di riconoscimento adeguata al nostro lavoro e alla nostra ricerca artistica”. In Italia del resto, come informa una ricerca della Fondazione Italia Patria della Bellezza, in collaborazione con la società di consulenza Prometeia, la cosidetta “economia della bellezza” generata dai comparti di beni di consumo di qualità, beni tecnologici di ingegno, industria creativa e turismo, vale 240 miliardi, ossia il 16,5% del PIL nazionale, con un potenziale di crescita di un valore stimato tra i 292 e i 370 miliardi.

“Il Ministero deve capire che il nostro è un reparto altamente produttivo – avverte Citarella – e che bisognerebbe puntare su questa specificità tutta italiana: la natura, il turismo e l’arte che ci hanno sempre rappresentato nel mondo come un eccellente biglietto da visita. Dovremmo essere fieri del tappeto aureo che hanno steso per noi i grandi compositori della storia, e che migliaia di persone desiderino venire in Italia dalla Corea, dalla Thailandia, dalla Cina per studiare l’arte italiana direttamente nella terra dell’Opera!”.

Andando nello specifico delle tematiche lavorative degli artisti durante la fase di ripartenza, Citarella ci racconta le difficoltà della sua compagnia, costituita da 16 scritturati stabili tra danzatori, musicisti e maestranze, lamentando una disparità fra un gettito fiscale richiesto dallo Stato con scadenze fisse e improrogabili e aiuti, come il sussidio di 600 euro e la cassa integrazione, che invece arrivano con molta lentezza. Il problema diventa molto più grave se si pensa che molti artisti non sono nemmeno iscritti a una cassa di previdenza. “Che il governo non conosca perfettamente il nostro mondo – argomenta il musicista – lo dimostra anche il fatto che ha dato il via libera all’apertura dei teatri a partire dal 15 giugno, che è proprio la data in cui normalmente terminano le stagioni per dare spazio ai saggi delle varie accademie. Inoltre in Italia gli aiuti arrivati dal governo per molti teatri rappresentano il 40% dei costi dell’affitto: una sala teatrale costa in media 10/12mila euro al mese. Con una riduzione degli spettatori di circa un terzo, per un teatro medio è impossibile sopravvivere. Molti teatri hanno deciso di non riaprire anche per non rischiare di perdere la cassa integrazione per i loro lavoratori ed essere costretti a pagare gli affitti e le bollette arretrati. Non ripartiranno neanche molti spettacoli all’aperto, poiché le norme delegano agli organizzatori, già penalizzati dagli incassi minori per via delle platee ridotte, di occuparsi delle spese ingenti relative alla sanificazione degli spazi. Una situazione che avvantaggia le grandi realtà che possono sostenere i costi, mentre quelle più piccole, anche se virtuose e di prestigio, non possono riaprire”.

Eppure l’arte non si ferma, e nonostante le difficoltà e le limitazioni, e in molti casi la perdita del lavoro, gli artisti non hanno mai smesso di esprimersi, neanche durante il lockdown, mettendo gratuitamente la loro arte al servizio della comunità virtuale. “Immaginiamo se, anziché vedere i filmati di cantanti e musicisti – spiega Citarella, strappandoci un sorriso – fossero stati meccanici, fabbri o falegnami a mostrarci il loro lavoro da casa! Questo ci fa capire che una vita senza un libro, senza la musica, senza la danza, senza il teatro, non è possibile! E’ stato ancora più chiaro durate i 70 giorni di chiusura, dove non solo i musicisti, ma anche gli amatori hanno sentito il bisogno di esprimersi con la musica, anche soltanto con strumenti idiofoni, con i mestoli o con le pentole, trovando il canale musicale per esprimere le loro emozioni. D’altra parte l’uomo è un essere musicale sin dalla nascita, essendo già il primo vagito nient’altro che un suono”.

Nonostante questa necessità vitale, le attività artistiche sono le ultime a ripartire. “E’ necessario – continua l’artista – che la politica capisca che la
gente, nonostante le difficoltà, ha voglia di frequentare l’arte perché porta ‘o consuolo, che non è solo un banale conforto, ma la capacità di generare benessere psicofisico per le persone. Per questo dobbiamo vedere la crisi come un’opportunità. La stessa etimologia della parola “crisi” significa rottura, passaggio, da intendersi in senso positivo. Del resto noi artisti siamo abituati a reinventarci nei momenti di difficoltà; ce la faremo anche questa volta”.

L’artista si esibirà questa estate anche in un’altra importante manifestazione che ripartirà nonostante la crisi: la Notte del Caffè, una festa in musica che attraversa il Mediterraneo sulle rotte degli antichi viaggiatori. Nando Citarella e i suoi Tamburi del Vesuvio incontreranno altri due artisti il 4 agosto su palco della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma: Stefano Saletti e la Banda Ikona e Pejman Tadayon col Sufi ensemble. Uno spettacolo in cui i 20 musicisti dei 3 ensemble interagiranno musicalmente condividendo e scambiandosi le loro esperienze.

“Un progetto – ci racconta Citarella – nato nel 2015 proprio per trovare una matrice comune fra le musiche che partono dalla via della seta e arrivano fin nella magna Grecia. Ogni cantante canterà nella lingua dell’altro: i persiani in napoletano o in pugliese, mentre noi impareremo il farsi, la lingua persiana, e tutti canteremo in sabir, l’antichissima lingua franca dei porti del Mediterraneo, dove c’è una commistione di francese, italiano, arabo e spagnolo. Inoltre ognuno dei musicisti suonerà la musica degli altri. La musica – conclude l’artista – così come è sempre stato il nostro “mar piccolo”, come veniva chiamato nell’antichità il Mediterraneo, è un crocevia fra diverse culture. Mi piace sempre citare una frase che disse Andrea Camilleri, quando ebbi l’onore di collaborare con lui al progetto intitolato “Mediterraneo, un mare di culture”: “in fondo il Mediterraneo è una vasca da bagno comune dove ognuno, dalla sua sponda, ci mette i suoi piedi, e amabilmente si chiacchiera”.