PALERMO CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2018
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Entro il prossimo 12 novembre terminerà la procedura di selezione per la Capitale Italiana della Cultura 2022. Inizialmente le città in lizza per il riconoscimento erano 44 ma solo 28 hanno perfezionato la candidatura. Nella prossima e ultima fase dell’iter, la lista sarà ulteriormente ridotta a 10 finaliste tra cui c’è la vincitrice.

In base a quali criteri viene scelta la Capitale della Cultura, nel paese che fin dall’antichità è fucina di culture e che detiene, assieme alla Cina, il maggior numero di siti patrimonio Unesco?

Innanzitutto l’evento “non è un concorso di bellezza” – chiarisce Dario Franceschini a capo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MiBACT), il promotore dell’iniziativa. Il Ministero ha istituito il titolo nel 2014 con una norma, poi sostituita dal decreto del 16 febbraio 2016 e successive modifiche.

Il riconoscimento non viene assegnato, dunque, alla più bella del reame bensì alla città che si candida con “il progetto culturale più coinvolgente, più aperto, innovativo e trasversale”. L’evento – dichiara il ministro Franceschini – ha già dimostrato nelle precedenti edizioni di produrre effetti concreti e virtuosi nelle città vincitrici, a beneficio di tutte le parti interessate. Si tratta di una grande opportunità per esprimere pienamente il ruolo della cultura nella crescita economica delle nostre città. E, almeno in teoria, non solo durante l’anno in carica, ma pure in quelli successivi.

In effetti, la questione sollecitata dall’iniziativa del MiBACT da tempo è al centro di un fertile dibattito tra esperti del settore e istituzioni. Lo testimonia il forum europeo Ravello Lab – Colloqui Internazionali nato nel 2006 dalla collaborazione tra Federculture, Formez Italia e il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali (CUEBC). Proprio in questo ambito ha preso forma, nel 2011, il disegno di legge che mirava all’introduzione della Città Italiana della Cultura (TdC n.8), sulla scia del successo ottenuto dall’analoga iniziativa europea.

Pistoia, Capitale della cultura 2017

Il forum Ravello Lab è un appuntamento annuale di riferimento per l’elaborazione di politiche di sviluppo fondate sulla cultura, puntualmente documentato sulla rivista on line Territori della Cultura (TdC) edita dallo stesso CUEBC. In merito alla nomina della Capitale, gli esperti invitano, in sintesi, a non intendere il titolo come una mera operazione di marketing, volta a dare alla città vincitrice una visibilità fine a sé stessa, sufficiente a favorire il turismo e l’occupazione a breve termine. Il binomio “turismo e cultura” è un terreno che va nutrito, certamente, ma lontano dalle logiche stagionali. Ciò è anche riportato nel decreto del MiBACT, laddove chiarisce i criteri per la selezione della Capitale.

In sostanza, l’iniziativa promuove la capacità progettuale e di pianificazione delle città e dei territori nel campo della cultura. Quindi, in linea con lo spirito che anima l’evento, alle aspiranti al titolo è chiesto di presentare un programma di iniziative fondato sulle peculiarità del proprio territorio, nell’ottica della sostenibilità.

L’obiettivo è valorizzare il patrimonio culturale che include beni artistici, archeologici e paesaggistici. Senza dimenticare le tradizioni, le produzioni e i saperi che rendono i nostri centri, urbani e rurali, dei luoghi di eccellenze in più settori e competitivi nel mondo. Ma per aumentare l’attrattività di tali risorse, e renderle accessibili con opere e infrastrutture a beneficio dei turisti e degli stessi residenti, anche dopo l’anno in carica, è auspicabile una perfetta sinergia tra le realtà culturali, sociali ed economiche del territorio. Per cui sono favorite le candidate che riescono a coinvolgere nel progetto gli enti pubblici e privati, anche in termini di finanziamenti. Per certi versi è un’avvincente sfida da cogliere.

Un’ulteriore sfida lanciata alle candidate è quella di realizzare un progetto che rafforzi la coesione e l’inclusione sociale. Il decreto fa un esplicito riferimento ai giovani, che stimolano idee creative, soprattutto con l’ausilio delle nuove tecnologie. Tuttavia un progetto culturale è coinvolgente se prevede una partecipazione diffusa, sottolineano gli esperti intervenuti nel forum Ravello Lab.

La pianificazione delle iniziative deve tenere conto delle fasce di popolazione considerate deboli o poco interessate al patrimonio culturale della città. Questo pubblico include gli anziani e i cittadini che percepiscono la cultura come un prodotto per l’élite. Poiché non esiste una ricetta valida per tutti, il progetto virtuoso prevede iniziative mirate, che risveglino nei cittadini il senso di appartenenza al territorio. O meglio ancora, capaci di farli innamorare della sua storia e dei suoi tesori. Questo approccio innesca il sentimento di tutela e di maggior senso civico verso le città. Che non è mai abbastanza.

Ora non ci resta che aspettare, con trepidante pazienza, il nome della Capitale Italiana della Cultura 2022 scelta tra le 28 città attualmente in gara. Le candidate promettono un anno immerso nella Grande Bellezza della nostra penisola, anche in termini estetici. Nell’elenco ci sono splendidi centri noti al grande pubblico, altri meno noti ma veri gioielli di archeologia e architettura. Tra le candidate troviamo anche lo scenario di un celebre romanzo storico, accolto come “un caso letterario”. Non mancano città incluse nella lista mondiale del Patrimonio Unesco. Ma abbiamo capito che l’evento non è un “concorso di bellezza”. Ciascuna aspirante al titolo concorre per raccontare la cultura del proprio territorio, che merita di essere conosciuta, vissuta e valorizzata. E su cui investire.

E per l’anno 2021? Il Decreto Rilancio, dello scorso 19 maggio, ha prorogato il titolo di un anno alla città di Parma, eletta Capitale Italiana della Cultura 2020.