Ortigia, Siracusa
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Di Antonella Zisa

La crisi del settore culturale scatenata dall’emergenza Covid-19 ha acceso un dibattito online tra i suoi rappresentanti, da cui emerge che la cultura dei territori ha un ruolo centrale nella ripresa dell’Italia post pandemia.

Nel dibattito, la cultura specifica delle comunità viene indicata come leva per la crescita economica di una nazione. Ma ora serve un “cambio di prospettiva nella gestione delle attività culturali, compatibile con il medio e lungo termine”, dichiara il presidente di Federculture Andrea Cancellato, intervenuto, assieme ad altri esponenti del settore, sulla rivista online “Territori della Cultura” edita dal Centro Universitario Europeo dei Beni Culturali (CUEBEC), sul numero speciale La Cultura dei Territori al tempo del Coronavirus.

Le riflessioni degli esperti, riportate sulla rivista CUEBEC, convergono sul fatto che è tempo di sviluppare un approccio centrato sulla reale sostenibilità, su nuove imprese culturali vocate al rispetto e rilancio della qualità dei territori. Lo stesso Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini ha dichiarato che il suo piano strategico 2017-2022 contiene provvedimenti a sostegno del binomio turismo e cultura, che il post Covid-19 rende ancora più utili, in quanto viene valorizzato l’intero territorio italiano, comprese le aree minori, meno battute dai turisti locali e internazionali. Secondo il ministro Franceschini è possibile la trasformazione dell’attuale crisi in un “rinascimento globale attraverso la cultura” citando le sue stesse parole, espresse in occasione della riunione virtuale UNESCO del 6 aprile scorso, indetta per discutere sull’impatto della Covid-19 nel settore culturale.

A chiarire ogni dubbio sul ruolo della cultura nello sviluppo delle nazioni, è utile sottolineare che essa è tra i fondamenti della politica degli investimenti dell’Unione Europea a favore degli Stati membri dove sono presenti regioni in forte ritardo nella crescita economica. Tra questi Stati figura l’Italia a cui sono destinati i cosiddetti “fondi strutturali” elargiti per sostenere anche il settore culturale, il quale è considerato un potente asset per lo sviluppo economico, tuttavia poco utilizzato.
Per citare un esempio, uno strumento con cui il nostro Paese utilizza i fondi dell’UE è il PON (Programma Operativo Nazionale) “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020. Nell’ambito del PON è stato lanciato, nel 2016, il programma di incentivi “Cultura Crea” da parte del MiBACT rivolto alle regioni del sud Italia. I finanziamenti sono erogati per sostenere la nascita e la crescita delle imprese culturali profit e no profit che mirano a valorizzare il patrimonio culturale dei propri territori. Le domande presentate dal 1°gennaio al 14 maggio 2020 sono 73, a fronte delle 93 dell’intero 2019, ma è prematuro fare valutazioni su questi dati.

La Sicilia è tra le regioni del sud Italia in ritardo nella crescita economica, per cui non stupisce che nel suo territorio abbia preso sede Impact Hub (HB) una tra le più grandi reti al mondo, presente in 5 continenti, che fornisce servizi di consulenza per la costruzione di comunità imprenditoriali innovative, a forte impatto sociale e ambientale. Tra i servizi offerti dal team HB il principale è la progettazione del “business plan” ossia il punto di partenza di ogni attività, che permette di focalizzare e monitorare i rischi e le opportunità dell’impresa. In altre parole, con il business plan viene tracciata la direzione verso il successo del progetto ed è uno strumento indispensabile per accedere al credito e ai finanziamenti.

La sede siciliana HB è a Ortigia, la parte antica della città di Siracusa, proclamata Patrimonio Unesco nel 2005 per la straordinaria testimonianza delle culture del Mediterraneo. Gli uffici sono stati realizzati dal recupero di una risorsa del territorio cioè all’interno di un ex convento del ‘600.
Il metodo di lavoro di HB è fondato sul coworking ossia sulla condivisione di un ambiente lavorativo in cui professionisti, provenienti da vari settori, interagiscono tra loro per sviluppare idee e aumentare la produttività, pur mantenendo un rapporto di indipendenza lavorativa.

Ortigia, Siracusa

Per approfondire la conoscenza di HB-Siracusa, e del territorio in cui insiste, abbiamo posto qualche domanda al presidente e socio fondatore Rosario Sapienza, con esperienza ventennale nella cooperazione internazionale e già valutatore per la Commissione Europea.

Dr. Sapienza, come sa bene Siracusa è patrimonio Unesco. Le risorse del territorio come vengono utilizzate dai vostri clienti nei progetti a forte impatto sociale e ambientale?

Siracusa è patrimonio Unesco, vero, ma è doveroso ricordare che ospita, insieme ad altri comuni limitrofi, il secondo polo chimico/industriale d’Europa per ampiezza, polo peraltro in rapida dismissione e che ha inferto negli ultimi 70 anni profonde ferite a questo territorio. Siracusa, insomma, non è solo bellezza, ma anche sfide importanti e contraddizioni molto contemporanee e “glocali”. I nostri clienti, tra cui liberi professionisti, startup e imprese avviate, si confrontano quotidianamente con questa realtà che possiamo definire bipolare (per non dire schizofrenica), orientando i loro sforzi verso la riqualificazione, urbana e ambientale, verso l’inclusione sociale, verso un ritorno alla ruralità, alla terra e alla produzione di buon cibo che qui non manca, oltre che allo sviluppo di un turismo meno stagionale e mordi e fuggi.

In Italia, l’emergenza Coronavirus ha acceso un fervido dibattito nel mondo della cultura. Emerge pieno accordo tra i partecipanti sul fatto che la cultura sia un potente catalizzatore economico. In tal senso Impact Hub come sostiene coloro che vogliono investire in questo ambito?

La nostra “esca” è l’accesso al credito e ai finanziamenti a fondo perduto. Questo è un po’ il mestiere che molti membri del nostro team si portano appresso. Ma nelle nostre conversazioni cerchiamo di parlare meno di soldi e più di progetti, di proposta di valore, di aspirazioni a un impatto positivo di tipo sociale o ambientale, di sinergie, reti ed economia collaborativa, di bisogni di conoscenza, connettività, accesso. Il bisogno di denaro quindi cede spazio al bisogno di “comunità”, che è anche l’aspetto caratterizzante della cultura.

Nel dibattito a cui accennavo prima trovano spazio anche riflessioni sulla fruizione della cultura nel periodo post Covid-19. Cosa ne pensa delle soluzioni in cui c’è integrazione tra il digitale e la presenza fisica nei luoghi della cultura?

Le tecnologie e l’innovazione digitale sono certamente uno straordinario viatico per risolvere problemi e trovare soluzioni rapide ed efficaci. Ma ricordiamoci che le tecnologie restano il mezzo e non il fine. Usare (anche) le tecnologie per promuovere l’innovazione sociale, generata anche dalla cultura, è la nostra preoccupazione principale. Un’innovazione sociale è una pratica, o meglio un comportamento alternativo a quello vigente e che “facilita la vita” ai cittadini o a specifiche porzioni di questi, come gli anziani, i bambini, i migranti, i portatori di handicap. Non dimentichiamo che la cultura è principalmente uno strumento per l’inclusione sociale.

Dunque su cosa bisogna puntare per rilanciare i nostri territori, che sono anche contenitori di cultura?

Qui nel Mediterraneo, ad esempio, l’innovazione può spesso venire anche dalle nostre tradizioni, molte delle quali risultano oggi particolarmente utili ed idonee al miglioramento della qualità della vita. Collegare le tradizioni mediterranee con le nuove esigenze, in fatto di mobilità, commercio, produzione agricola, tecniche costruttive gestione dei rifiuti e tanto altro, è un po’ il nostro pane quotidiano.

La Sicilia è tra le regioni italiane in forte ritardo nello sviluppo intelligente improntato alla coesione sociale, economica e territoriale. Nel piano strategico regionale la cultura è indicata come un driver per la crescita e integrata con le altre leve per lo sviluppo. In questo contesto Impact Hub Siracusa in cosa fa la differenza?

Innanzitutto noi come Impact Hub lavoriamo a dimostrare il valore della cultura e del territorio, aggiungerei, misurandolo coi soldi e i posti di lavoro che produce e promuovendo progetti e percorsi d’impresa che costruiscano su questo potenziale.

Ci può fare un esempio?

Da un paio d’anni siamo promotori del progetto ENISIE all’interno del Programma europeo Interreg Italia-Malta. Questo progetto, che promuove l’innovazione sociale in Sicilia, a Malta e nel Mediterraneo, si pone fra i suoi obiettivi di promuovere dei partenariati pubblico-privati per la gestione di spazi pubblici che in alcuni casi rappresentano dei “gioielli” dei nostri territori.
Soprattutto qui al Sud, la strada è ancora lunga e passa attraverso l’effettiva adozione da parte delle amministrazioni comunali del nuovo codice degli appalti e della riforma del terzo settore. Sia la classe politica sia la dirigenza amministrativa a Siracusa resiste in modo palese a queste riforme, frenando pericolosamente la crescita e, adesso, la ripresa post Covid-19. Uno dei nostri ruoli, con ENISIE, è quello di sensibilizzare la classe dirigente al riguardo. 

Il dr. Sapienza descrive un territorio ricco di potenziale, ancora non pienamente realizzato, ma anche di contraddizioni. A quanto già detto, aggiungiamo che a partire dal prossimo anno accademico a Ortigia prenderà avvio il nuovo corso di laurea triennale in “Promozione del Patrimonio Culturale”. Nel commentare questo importante evento per la città, e per la Sicilia, l’assessore alle Politiche del Territorio, allo Sviluppo Culturale e all’Incoming dichiara che il corso nasce sulla scia dei grandi cambiamenti nella gestione e valorizzazione del patrimonio UNESCO. Le risorse della Sicilia richiedono nuove, specifiche e consapevoli figure professionali, capaci di innescare un virtuoso meccanismo di crescita per il territorio.