Son luce e ombra
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Son luce ed ombra; angelica
farfalla o verme immondo,
sono un caduto chèrubo
dannato a errar sul mondo
o un demone che sale
affaticando l’ale,
verso un lontan ciel.

Tratto da Dualismo, di Arrigo Boito

Da questa poesia, vero e proprio manifesto della Scapigliatura, ha preso spunto Eliano Cau per dare il titolo al suo nuovo romanzo. E di un analogo dualismo ci parla l’intensa storia narrata dallo scrittore neonelese. Come ci dice lui stesso nell’avvertenza che precede il romanzo: “Storia di fantasia, questa, di invenzione, a volte di poesia. Storia immaginaria, come tutti i suoi personaggi, originata dalla storia vera, con avventure dell’anima, sfolgoranti irruzioni di luce, avvolgenti cortine d’ombra: la luce dei dati certi e documentati e l’ombra delle congetture e della tradizione orale che, alterata dal tempo, è giunta sino a noi talvolta imprecisa e nebulosa. In più il dualismo umano, il bene e il male, la tinta di mezzo, il grigio che dilaga, la malinconia che infiltra ogni attimo della nostra esistenza, la sofferenza diffusa e inveterata delle popolazioni che si muovono sullo sfondo del secolo XVIII nella Sardegna centrale.”

Fin dalle prime pagine assurgono a ruolo comprimario i luoghi e gli eventi storici: il Barigadu, il Mandrolisai, luoghi di cui l’autore conosce ogni sentiero, luoghi amati e vissuti fin dalla tenera età. E gli eventi storici, in una Sardegna passata dal dominio spagnolo a quello sabaudo, che mettono in risalto il senso di precarietà che aleggia tra le righe.

In quei posti all’autore tanto familiari si muovono i numerosi personaggi che popolano il romanzo, perlopiù reietti e malati abbandonati dalla grazia di Dio e quasi privi di speranza. In mezzo a loro, a sedarne istinti e malanni, Giovanni Battista Varallo e Benedetto Loy, due gesuiti chiamati a istituire una missione popolare per diradare le ombre del male e della superstizione che tutto e tutti sembrano ammantare. Non una sola storia, dunque, ma tante vite che si intrecciano in un percorso di redenzione e remissione dei peccati.

Nel viaggio dei due protagonisti conosciamo le molte sfaccettature dell’uomo, tratteggiate dall’autore con dovizia di particolari e con una prosa ricca e affascinante. Un viaggio che percorre le vie della Sardegna centrale ma anche quelle dell’anima, nel tentativo di trovare la luce dove le vicissitudini e il destino hanno imposto l’ombra. Per quelle strade si incontra il pedofilo, Basìle Femminèri, “i capelli unti, lo sguardo rapace, il tanfo acre di sudore e ormoni del caprone in calore”, consapevole delle proprie colpe e vittima egli stesso di un desiderio bruciante e malato; Bobboèddos, la donna tormentata da sciami di insetti: “ogni gesto un urlo, una manata violenta, uno scuotimento della testa, un allargare di gambe ché, nonostante le vesti, formiche, pulci e pidocchi si insinuavano dove c’era qualcosa da succhiare, una piega della pelle da colonizzare, le folte trecce da occupare”; l’avaro Èfes Su Soddu; l’uomo dalla testa di topo, Conca ‘e Sòrighe. E come questi, tanti altri derelitti desiderosi di quella vita dignitosa che il destino sembra aver negato loro. Pare quasi di attraversare i gironi dell’inferno, sebbene i nostri non abbiano lasciato ogni speranza ma, anzi, lungo il percorso cerchino le forze per abbracciarne una nuova.

E poi “Quella”, il personaggio più enigmatico di tutti, colei che tutti temono per le nefandezze che sembra capace di compiere. La sua turpitudine segnerà tutto il percorso dei due gesuiti, decisi a combattere il male in ogni sua manifestazione.

Eppure anch’essi devono lottare contro le proprie ombre, come ogni essere umano, d’altronde. Un romanzo senza santi né eroi, dunque, animato dall’eterna guerra tra bene e male, in cui predomina ora l’una ora l’altra forza e in cui, talvolta, è difficile individuare dei confini netti tra la luce e l’ombra. Proprio come nella poesia di Boito, angelica farfalla o verme immondo può essere ogni uomo, vittima della propria imperfezione. E ogni uomo può essere lacerato da queste due opposte tensioni.

Dalla poesia, Eliano Cau trae ispirazione quotidianamente: fine poeta egli stesso, studioso e amante della letteratura in tutte le sue forme, ha tramutato questa intensa passione nella capacità, per nulla scontata, di suscitare emozioni con le parole. Una prosa ricca ed elegante, affinata da letture costanti e dalla sensibilità dell’uomo di lettere. Eliano Cau esalta con raffinatezza le peculiarità della nostra lingua, dando nuova linfa a quel bello stilo – sempre meno presente nella letteratura contemporanea – perfettamente consono ai fatti narrati e di cui, talvolta, si sente la mancanza. A impreziosire ciò che già brilla di luce propria, l’attenzione meticolosa per il contesto storico-ambientale e l’originalità dei nomi: dettagli che contribuiscono alla verosimiglianza della storia e che allietano il cuore del lettore più esigente.

Son luce e ombra è tutto questo: un accurato romanzo storico, un viaggio intenso nei meandri dell’animo umano, una prosa memore della grande tradizione letteraria italiana e sarda.

 

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