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Il coinvolgimento e l’importanza strategica dell’Italia nello shipping cluster è indiscutibile tanto quanto l’importanza del nostro Paese di avere una flotta efficiente e degli Equipaggi Marittimi costantemente addestrati, questo perché la nostra economia vive di trasformazione e terziario, che la necessità di superare due gap incidenti e negativi: l’inadeguatezza burocratico-strutturale dei nostri porti e la mancanza di rispetto del Marittimo.

Soprattutto per quanto attiene a questi ultimi va ribadito che sulla carta l’Organizzazione delle Nazioni Unite li riconosce quali lavoratori chiave, di fatto però i governi con interessi specifici nell’ambito dei Trasporti Marittimi, incluso il nostro, non hanno mai fatto nulla di concreto per restituirne la dignità, per rivalutarne l’importanza e per impedirne il colpevole sfruttamento inflitto per tramite di corsi di formazione spesso inutili ed esosi e condizioni contrattuali vergognose.

Da qui l’esigenza di redigere un documento da parte del Global Maritime Forum, esponente globale dell’industria marittima, che grazie ad una task force di specialisti del settore ha visto nascere la Neptune Declaration, sostenuto dall’International Chamber of Shipping e European Community Shipowners’ Association.

Vista la crisi mondiale accentuata dal virus covid-19 tutto lo shipping ha chiesto con urgenza di porre fine al grave disagio degli equipaggi nel vedersi detenuti a bordo per periodi estenuanti a causa delle evidenti difficoltà di ovviare al loro avvicendamento a causa delle politiche sanitarie dei paesi di approdo e malgrado le convenzioni internazionali.

Che cos’è effettivamente la “Neptune Declaration on Seafarer Wellbeing and Crew Change“?

È in pratica un protocollo d’intesa voluto dal Global Maritime Forum, cui aderiscono le maggiori Compagnie di Navigazione, le Organizzazioni Governative di settore ed Enti di Categoria, quali la Confitarma ad esempio, la quale, ingaggiando una squadra di tecnici, ne ha commissionato la redazione al fine di sollecitare i soggetti politici coinvolti nei cambi di equipaggio e di altre operazioni di estrema sensibilità per i diritti umani.

Ecco i punti fondamentali della Dichiarazione sui quali si reputa si debba agire:

Riconoscere i marittimi come lavoratori chiave e dare loro accesso prioritario ai vaccini Covid-19.

Stabilire e implementare protocolli sanitari gold standard basati sulle migliori pratiche esistenti.

Aumentare la collaborazione tra operatori navali e noleggiatori per facilitare i cambi di equipaggio.

Garantire la connettività aerea tra i principali hub marittimi per i marittimi.

Tra i primi 300 firmatari, come riportato dalla Confederazione Italiana Armatori, risultano oltre alle principiali organizzazioni internazionali, quali Bimco, Intercargo, Intermanager, Iacs, Iumi e Intertanko, le società italiane D’Amico Società di Navigazione, il gruppo Grimaldi, Ignazio Messina & C., Michele Bottiglieri Armatore, alle quali si è unita anche la società Nova Marine Carriers, insediata in Svizzera, di cui riportiamo le dichiarazioni dell’armatore italiano Vincenzo Romeo:

Per noi non si tratta di un adempimento formale o di una generica dichiarazione di intenti. Per noi quegli uomini che lavorano sui mari del mondo sotto la nostra bandiera, sono parte integrante della nostra famiglia. Abbiamo il dovere di proteggerli e salvaguardare le loro vite. E la Neptune Declaration è quindi per noi una dichiarazione di impegno concreto come nei fatti, in questi mesi difficili, abbiamo sempre tentato di agire a favore e in difesa dei nostri uomini di mare”.

È con queste parole che il ceo di Nova Marine Carriers ha siglato la Neptune Declaration aggiungendo:

Non dimentico mai di essere figlio e nipote di un marittimo. Le navi continuano a essere la mia casa, quella della mia famiglia e quella di tutti gli uomini che lavorano con noi e ai quali devo rispetto e riconoscenza”.

Assolutamente un’iniziativa necessaria e degna di ogni lode nella sua esposizione ma sarebbe d’uopo auspicarsi che possa presto passare in fase attuativa e che oltre alla classe armatoriale ci fossero anche le ragionevoli deduzioni e le legittime osservazioni di veri e propri rappresentanti della Gente Di Mare, che al momento pare scarseggino o restano inascoltati.

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