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Tempi durissimi per i Marittimi d’Italia e dopo le speranze nutrite dall’intera Categoria, tutte riposte nel documento redatto a più mani da esponenti della Gente di Mare e consegnato a Montecitorio circa due anni fa, ci si chiede perché ancora oggi non siano arrivate risposte significative da parte delle istituzioni. Soprattutto ci si chiede come mai, dopo aver espresso puntualmente tutte le criticità sul lavoro marittimo, e le plausibili risoluzioni, alla commissione interministeriale il 5 febbraio del 2019, non arrivano risposte dai tanti esponenti del Movimento 5 Stelle che oggi occupano ruoli strategici presso i dicasteri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, dei Trasporti Marittimi e della Pubblica Istruzione.  Marittimi trattenuti a bordo di due unità al largo del porto cinese di Huanghua a causa di una disputa commerciale, pescatori sequestrati in Libia e di cui in queste ultime ore si attende la conferma di un’eventuale liberazione, la firma del nuovo contratto nazionale unico dell’industria armatoriale, che dimostra una volta di più l’inutilità dei sindacati, la concessone non ancora revocata a Vincenzo Onorato, insolvente verso lo Stato e su cui gravano ancora tantissimi dubbi circa l’andamento del processo sulle vittime del Moby Prince e sugli accordi che le due società implicate avrebbero preso in seguito. Insomma i quesiti che sgorgano impetuosi da queste gravi problematiche non trovano al momento nulla che possa portare i naviganti ad avere fiducia nelle istituzioni. Per Mediterranea Online è Luigi Gallo a provare a dare delle risposte. Le riportiamo qui di seguito…

Il 5 febbraio del 2019 ha favorito un incontro tra un gruppo di marittimi, incluso lo scrivente, ed una commissione interministeriale da lei presieduta, per la valutazione di un documento piuttosto articolato sulle criticità del lavoro marittimo. Che fine ha fatto quel documento, per altro utilissimo a riempiere la lacunosa mancanza di cultura marinara degli addetti ai lavori e contenente problematiche tutt’oggi irrisolte?

Quel documento è stato il punto di partenza per realizzare proposte di legge e interlocuzioni con il ministero dei Trasporti e con Anpal, che si occupa delle politiche del lavoro a cui abbiamo chiesto una ricerca sul settore che fino ad oggi non è mai stato monitorato. E senza dati le norme rischiano di non prendere mai vita. Abbiamo rotto il primo muro burocratico su questa vicenda.

Onorevole lei si è speso tantissimo per la Gente di Mare, già impegnato com’era sul fronte della cultura e della pubblica istruzione. Pensava davvero che sarebbe stato tutto così facile?

Non mi immaginavo tutto questo ostracismo burocratico. In questi anni i grandi armatori si sono sostituiti alla dirigenza pubblica. Credo che le imprese e il settore produttivo del mare siano un asset strategico per il nostro Paese ma non si possono sostituire allo Stato, che deve avere un ruolo di regolatore per tutelare anche i lavoratori e difendere gli interessi italiani. Abbiamo vissuto invece decenni di incesti ed oggi è molto faticoso tornare ad una situazione di normalità. Ma il M5S non molla.

Come mai le cose sono così complicate da farsi? Se è vero che il Ministero dei Trasporti è a guida piddina è altrettanto vero che ci sono tantissimi esponenti del M5S ad occupare ruoli di assoluto rilievo e che potrebbero dare un contributo maggiore alla causa o sono in errore?

In legge di Bilancio ho depositato un’importante norma, in attesa di approvazione, per la creazione di un’Anagrafe digitale unica della gente di mare, che renda più facile la vita dei lavoratori e più trasparente il rapporto di lavoro. Si interviene nel sistema dell’alternanza scuola lavoro e si stabilisce che gli istituti nautici, nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro, si rende obbligatorio i i corsi base per il primo imbarco. Infine, si dispongono detrazioni fiscali per le certificazioni dei marittimi.

In buona sostanza Onorevole, sarebbe disposto a sostenere che al Ministero dei Trasporti si stia facendo tutto il possibile per risollevare la Categoria dei Lavoratori del Mare e ripagarli delle ingiustizie subite per decenni?

Si può fare di più, ma la materia è veramente complessa e ormai investe più ministeri, quello del Lavoro e quello dell’Istruzione.

Quali differenze sostanziali rileva tra la reggenza Toninelli e quella attuale? A me piace pensare che il precedente ministro fosse molto più sensibile a certe tematiche e più che disposto a prenderle seriamente a cuore, può essere?

Certamente il dialogo era più semplice.

Lo scorso giugno la Confitarma, presieduta da Mario Mattioli, ha espresso il suo compiacimento verso la Commissione Europea per aver prorogato sino alla fine del 2023 il regime di Registro Internazionale per le navi che è stato istituito nel nostro paese con la legge n° 30/1998. Non contenti dei benefici fiscali e previdenziali le compagnie di navigazione, grazie alla connivenza di politici e sindacati, non hanno mai rispettato le tabelle minime di equipaggio e pertanto hanno lasciato i marittimi italiani sulla banchina, aiutati anche dalla falsa scusa che non ve ne fossero abbastanza, per imbarcare equipaggi a basso costo, senza neanche tenere conto di quelli appartenenti ai paesi della UE, da imbarcare in ordine prioritario subito dopo i nostri connazionali. Ve li siete fatti due conti perché le stesse percentuali da tabella di armamento dichiarate in una legge mai fatta rispettare vengano finalmente attuate, dando precedenza ai Marittimi d’Italia?

È per questo che parlo di grande opacità. A oggi non esiste un dato o una ricerca chiara sui numeri del fenomeno. Abbiamo trovato la disponibilità di Anpal a fare una ricerca e fornire i dati, ma la strada della vera trasparenza è l’anagrafe digitale dei lavoratori marittimi che spero sia presto realtà in questa legge di bilancio.

A proposito di Mario Mattioli: suppongo che avrà notato che tra il suo ruolo è in evidente conflitto di interesse in quanto proprietario di un noto centro di formazione. Se si avesse qualche dubbio, faccio notare che la prima cosa che ha fatto insediandosi a Confitarma è stata quella di aumentare il costo del corso m.a.m.s. da poche decine di euro a migliaia di euro, esautorando le Capitanerie di Porto dall’elargire il corso passandolo di conseguenza ai centri di formazione privato che, guarda caso, vedevano il suo come unico in Italia ad avere i requisiti per poter espletare l’addestramento, lavorando pertanto in regime di monopolio puro. Mai pensato di aprire un’inchiesta all’antitrust?

Non sono in possesso di questi elementi ma qualora questi dati fossero verificati si può chiedere agli enti competenti di indagare.

Da quando Beppe Grillo è stato a Torre del Greco, senza che nessuno si fosse preso la briga di spiegargli meticolosamente chi fosse Vincenzo Onorato in realtà, ne è passata di acqua sotto ai ponti. Oggi vediamo uno dei maggiori debitori del Monte dei Paschi di Siena gestire una flotta non sua, poiché ha persino debiti verso lo Stato Italiano a cui non ha neanche versato la prima rata per riscattare la vecchia Tirrenia. Lati oscuri nella vicenda Moby Prince ancora irrisolta ed i familiari delle vittime ad urlare giustizia, debiti, condotta scorretta in regime di concorrenza, costi alti e servizi scadenti ai passeggeri e lo premiamo pure rinnovandogli la concessione? Cosa farebbe lei?

Bisogna che lo Stato si faccia rispettare e che le risorse dovute ritornino nelle casse dello Stato. La proroga non è una scelta che condivido. Ci vogliono i bandi per garantire il miglior servizio ai cittadini e il rispetto di condizioni di lavoro e stabilità dei lavoratori.

D’altronde la continuità territoriale è un diritto inalienabile per un cittadino italiano. Cosa sta facendo il Ministero dei Trasporti in merito?

Spero che la strada sia quella da me indicata.

Diverse unità adibite al trasporto di persone hanno esposto nelle settimane scorso la bandiera gialla. Erano decenni che non si vedeva in Italia questa bandiera issata per pandemia a bordo piuttosto che per l’usuale richiesta di libera pratica. Non c’è da girarci granché intorno: come per la prima ondata gli equipaggi marittimi non sono mai stati tutelati dal contatto con dei passeggeri che potessero aver contratto il virus. Sarebbe bastato che l’Autorità Portuale avesse organizzato una sorta di “tenda rossa” di comune accordo con l’Autorità Sanitaria per ovviare ai controlli prima di imbarcare a bordo, eppure…

Ho denunciato delle condizioni indecorose nel porto di Genova. In questo momento difficilissimo invito tutti alla responsabilità ed evitare comportamenti scorretti in grado di produrre focolai e diffusione del virus. Il contenimento della pandemia serve anche a salvaguardare lavoro ed economia.

Gli ammortizzatori sociali preesistenti sono una magra pezza di appoggio per una Categoria che per fattori evidenti non sempre rientra nei parametri della disoccupazione ordinaria o peggio delle condizioni richieste per la disoccupazione per rimpatrio, per non parlare di una qualche forma di cassa integrazione che è assolutamente negata a dei professionisti che di fatto appartengono al mondo dei precari. Magari però riusciamo almeno a perfezionare il reddito di cittadinanza per il marittimo: si dovrebbero attivare i collocamenti del mare per proporre gli imbarchi a chi ne beneficia e si dovrebbero trovare accordi coi centri di collocamenti, già lautamente ingrassati a spese dei naviganti, ad erogare i corsi obbligatori per imbarcare, no?

Sui corsi obbligatori ho proposto non solo la detrazione, affinché non sia i costi non siano più sulle spalle dei lavoratori e una riforma che obbliga gli istituti nautici ai corsi di base obbligatori per il primo imbarco. Poi bisogna riformare totalmente il settore. Ci sono dei contratti di lavoro capestro che sono un abominio giuridico fuori da qualsiasi logica di tutela e diritto dei lavoratori. Sto lavorando con la deputata Valentina Barzotti per il superamento di questo quadro normativo assurdo.

Insomma tra la restituzione della dignità scippata all’Istituto Nautico, inquadrare il lavoratore marittimo mediante contratti stabili e che garantiscano la continuità di rapporto di lavoro, il macello causato dall’interpretazione, in mala fede direi, della convenzione e degli emendamenti sul codice STCW ed il rinnovo di corsi e certificati, soprattutto in tempi drammaticamente eccezionali come questi, ce ne sarebbero di cose da fare. Se lei potesse, da dove inizierebbe?

I punti di partenza sono quelli proposti in legge di bilancio con l’obiettivo finale di riformare il quadro dei diritti dei lavoratori marittimi, affinché norme generali come NASPI, decreto dignità ed altro siano applicati anche ai lavoratori del mare.

E cosa si sta facendo per la liberazione dei nostri connazionali sequestrati in Libia?

Sono momenti difficili quelli che stiamo vivendo anche per questioni internazionali come i pescatori sequestrati in Libia. Sono vicino alle famiglie e nutro fiducia nell’impegno di Conte e nella capacità dei nostri servizi segreti di giungere alla loro liberazione. Infatti il nostro premier è in partenza per liberare i pescatori italiani al termine di un lungo confronto con i Servizi, predisponendo le azioni necessarie. Questo costituisce tra l’altro il motivo del rinvio dell’incontro con la delegazione di Italia viva in programma per questa mattina alle 9:00, rinviando quindi Il faccia a faccia con Matteo Renzi presumibilmente per le 19:00.

Vorrebbe lanciare un messaggio ad un politico, ad una istituzione in particolare, piuttosto che alla sofferente e dimenticata Categoria dei Marittimi Italiani?

Faccio un appello al Parlamento, alle altre forze politiche e al ministero dell’economia per iniziare a dare un segnale su questo settore da subito, con la manovra del 2021, per poi continuare il nostro lavoro nei prossimi anni.

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