bambino autismo
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Sono rimasti soli. Per loro, bambini disabili e famiglie, cui il quotidiano è fatto di continui e costanti ostacoli da superare, l’emergenza Covid-19 e il conseguente isolamento sociale è più difficile.

Nuclei familiari mono o bigenitoriali anche con più di un figlio a carico, dovendo trascorrere le giornate chiusi in un appartamento, spesso anche in spazi piccoli, non possono rispondere alle innumerevoli esigenze di bambini con sindromi dello spettro autistico, down, o paraplegie spastiche, per citarne alcune. Senza il supporto degli specialisti, della scuola e dei servizi sociali, i piccoli diventano ingestibili, soggetti a crisi repentine e con il rischio di eventuali regressioni.

“Viene a mancare il supporto di un esperto”, spiega Laura Mura, insegnante di Sostegno nella scuola dell’Infanzia della città metropolitana di Cagliari, in Sardegna. Per i piccoli con disturbo autistico per esempio (i casi aumentano di anno in anno), un simile sconvolgimento della routine quotidiana è devastante: l’improvvisa restrizione dei rapporti sociali è un fattore che rinforza il deficit, i cambiamenti di programma nell’arco della giornata dal canto loro possono suscitare crisi emotive e degenerare in comportamenti aggressivi o autolesionistici.

Senza l’aiuto dello specialista le famiglie brancolano nel buio, non sanno come aiutare i propri figli, rischiano il tracollo emotivo. Poiché l’essere distanti è ciò che contraddistingue questi bambini, a scuola vengono stimolati con attività ad hoc. “E’ proprio attraverso la scuola e i rapporti interpersonali che le distanze si accorciano e si creano le condizioni che permettono lo sviluppo della sfera emotiva e socio relazionale. La didattica a distanza per loro in particolare ha forti limiti. Manca il contatto diretto con l’insegnante che predispone attività strutturate e personalizzate e i momenti di socializzazione con i compagni”, spiega Mura. Gli operatori dei servizi sociali ed educativi cercano di non perdere i contatti con le famiglie: una chiamata al cellulare può essere utile per offrire suggerimenti o descrivere come intervenire nei momenti di crisi.

Lo stato di isolamento per i piccoli con disabilità, abituati a seguire programmi terapeutici specifici, come la terapia cognitivo comportamentale, la logopedia, la psicomotricità, e a frequentare la scuola, è un vuoto difficile da colmare e capire. La didattica a distanza nonostante lo sforzo di insegnanti ed educatori non può di certo sopperire a tali mancanze o raggiungere gli obiettivi scolastici prefissati. Tramite messaggi audio, video e video chiamate le docenti propongono attività educativo-didattiche e forniscono consigli e indicazioni ai genitori, i quali a loro volta devono barcamenarsi tra svariati impegni. Poiché non si può affidare un cellulare a un bambino, il tutto viene dunque a ricadere sulle spalle del genitore che diventa una sorta di braccio destro dell’insegnante, sentendosi spesso inadeguato. Ma la presenza costante anche se tramite web delle insegnanti e del gruppo scuola, rappresenta comunque un sostegno emotivo che può essere cruciale in un momento così delicato come questo.

La crisi economica ha messo in po’ tutti in ginocchio, in special modo i più deboli: i nuclei familiari con disabili a carico sono fra questi, non foss’altro, anche se godono di specifiche indennità statali, per i pesanti costi da sostenere in terapie sanitarie, servizi educativi e quant’altro. Lo stop alle attività produttive non essenziali ha mandato a casa tanti lavoratori che nel migliore dei casi sono entrati in cassa integrazione. Non sono poche le famiglie con disabili a carico rimaste senza neanche i soldi per la spesa, costrette dunque a ricorrere agli aiuti di parroci e alla solidarietà sociale. Non bisogna lasciarli soli.