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Non so per quale motivo ma in questi giorni, riflettendo su quanto si racconta in giro a proposito del covid-19, mi è venuto spesso di fare l’associazione con la storia dei tre setacci.

Persuadendomi che tante persone tendono a spacciarsi per ciò che non sono, invece di sforzarsi ed esprimere un loro punto di vista che sia quantomeno utile e prudente, prima per loro stessi e poi per il prossimo.

Ci sono molte opinioni in giro, tanto diffuse quanto errate, e purtroppo queste ultime sono quelle che fanno più presa sulla massa. Soprattutto con l’avvento dei social e quando a parlare senza cognizione di causa sono dei personaggi pubblici, che pur di non rinunciare affatto ad essere attuali influenzano l’opinione pubblica in maniera deleteria.

Intanto, giusto per restare in tema, è altrettanto diffuso quanto errato attribuire a Socrate, piuttosto che ad Aristotele, la storia dei tre setacci, quando invece si tratta di una sorta di parabola che, pur avendo il merito di riproporre la dialettica socratica, in realtà è ricavata da “Way of Peaceful Warrior”, un libro autobiografico di Dan Millman del 1980.

Quando parliamo di coronavirus e di storia dei tre setacci mi viene pensare che non conosciamo le due cose a partire dalla loro origine, e da ciò che le configura in quanto esistenti. Soprattutto mi viene da pensare che non siamo né virologi né filosofi, per quanto i virus circolino liberamente nell’atmosfera e la filosofia faccia parte della nostra esistenza… in alcuni come minuti capillari ed in altri come invadenti vene varicose, come amava sostenere Friedhelm Moser, buonanima.

Ebbene, prima di aprire bocca e parlare di questa dannata pandemia senza averne contezza, socraticamente ce la vogliamo fare qualche domanda del tipo:

Sarà vero ciò che affermo?

Sarà buono per la società quel che divulgo?

Sarà utile per il prossimo quel che vado raccontando in giro?

Siamo troppo estranei alla sana pratica della filosofia applicata su noi stessi e nella società in cui viviamo, sennò impareremmo tutti a dare migliori attribuzioni di senso alle nostre azioni ed alle situazioni che si presentano nel quotidiano. Individueremmo la consonanza tra le decisioni prese e le azioni che ne derivano, nonché daremmo equa giustificazione ai processi decisionali tra il pensiero e le parole che lo esprimono. Certo, non si può pretendere che tutti condiscano la propria esistenza con dotte dissertazioni ma credo che almeno la ricerca della verità debba costituire il minimo sforzo da perseguire, per poterci avvicinare all’idea di essere intellettualmente onesti e di avere un briciolo di equità quando ci esprimiamo rispetto a qualcuno o a qualcosa.

E ascoltiamole ‘ste benedette due o più campane, no!?

Avere autonomia di pensiero, volontà di verificare le informazioni e la loro provenienza, oltre a saper discriminare la realtà da ciò che ci viene propinata per tale, dovrebbe costituire la base fondamentale da cui partire per avere cognizione di quel che si fa e si dice.

La verità è una sola, questo a discapito delle centinaia di migliaia di opinioni spacciate per tali. Quello che succede sulla questione covid-19, ossia la percezione che abbiamo di questo virus e i sentimenti che decretano le sue applicazioni (disagi familiari, di salute ed economici), unitamente ad una serie di variabili, influenza il nostro pensiero, sin troppo evidentemente, inficiando la capacità di fare valutazioni oggettive.

Per avere un quadro chiaro bisognerebbe distaccarsi da questa giungla di pensieri ed avere considerazione e rispetto di tre cose:

La malattia: inventata o meno, essa esiste e piuttosto che un atteggiamento troppo disinvolto bisognerebbe assumerne uno responsabile per sé e per gli altri, in una misura più o meno estesa. Ne va di mezzo la salute pubblica.

La Libertà: è sacra e non deve poter essere ostacolata né dall’ingiunzione di decreti, a causa dell’ignoranza altrui, che spesso giustifica la loro emanazione e, soprattutto, non deve essere violata dall’imposizione dei vaccini che dovrebbero rimanere nell’ambito della scelta individuale. Bisogna altresì comprovare l’efficacia, al netto della velocità con la quale il filamento di RNA si modifica in un dato arco di tempo e delle controindicazioni.

I numeri: ci aiutano ad avere la giusta considerazione per le cose, commensurandone l’entità e la portata, e ad adottare contromisure valide e necessarie, suggerite dal buon senso e non dal semplicismo col quale si confezionano fake news, consentendoci di evitare comportamenti ottusi verso l’uno o l’altro estremo, poiché non sempre la verità pende da un solo lato.

Elaborare il fatto che il problema esiste aiuta a trovare soluzioni, elaborare il fatto che più siamo ligi nell’atteggiamento e meno scalfita sarà la nostra libertà ci aiuta a ritrovare la strada giusta, una via che in una società civile è fatta di diritti e doveri.

Che vogliate adottare o meno la regola dei tre setacci, piuttosto che elaborare notizie e numeri non ha importanza ma quel che conta davvero è cominciare a porsi almeno le giuste domande e dare un peso maggiore alle parole prima di pronunciarsi: essere persone responsabili significa anche dare la giusta misura alle cose senza scadere negli eccessi e pervenendo ad una forma di pensiero più oggettiva e razionale possibile.

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