Tarquinia
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di Veronica Paniccia

Questo mese ci occupiamo del ”Mare nostrum” curiosando tra i suoi litorali, tra le sue insenature e coste.

Per tutta l’antichità e per buona parte del secolo scorso i contatti tra i popoli, prospicienti il Mediterraneo e non, si sono svolti via mare piuttosto che via terra. Nonostante si potesse fruire di una rete stradale capolavoro dell’ingegneristica romana, era assai più sicuro e agevole il mare.

Attraversando il Mediterraneo merci e menti si sono spostate, influenzate, scontrate e meticciate vicendevolmente. I porti laziali in tal senso godevano di una particolare importanza. Consideriamo poi che, nella maggior parte dei casi, i porti si giovano d’ insenature naturali, migliorate e adattate dall’uomo secondo le tecniche e le esigenze storiche. Il porto è un connubio perfetto tra scienza e Natura.
Le nostre coste però, essendo perlopiù piatte, prive di venti e correnti favorevoli alla navigazione, hanno avuto bisogno di un intenso e lungo lavoro d’adattamento, un titanico sforzo che dalla preistoria passa attraverso la Civiltà Etrusca ( ‘Graviscae’ attuale Tarquinia Lido, Pyrgi..) e si perfeziona in età romana,per costituire un efficiente sistema portuale.
Il porto di Ostia è un caso significativo: da una iniziale condizione di foce e semplice laguna costiera, arrivò ad essere sotto l’imperatore Claudio prima e Traiano poi,lo scalo principale della megalopoli e uno dei porti più attivi del Mediterraneo.

Il suo nome deriva dalla posizione – a foce – del Tevere ( ” ostium ” ) che era anche la più importante via di comunicazione tra la costa tirrenica e Roma (oggi è difficile apprezzarne questa conformazione a causa di due fattori: la deviazione del corso del fiume e il progressivo avanzamento della linea della costa ).
Un sistema portuale quello dell’ Urbe che si allargherà con ingenti dispendi economici, sforzi e aggiustamenti strutturali, fino a comprendere la città di Pozzuoli per accogliere navi sempre più grandi e sistemare l’intera flottiglia.

Capolavori d’urbanistica e complessi architettonici attrezzati per grandi mercati, oltre che edifici capaci di ospitare i marinai. La vita del porto quanto la sua sicurezza e mantenimento erano di capitale importanza per le comunità che vi gravitavano intorno.
Le rotte collegavano la capitale al resto dell’Europa fino al Capo dello Jutland, aprendo sbocchi coi popoli scandinavi nel Mare del Nord e nel Mar Baltico. Così come si tentò di penetrare le coste settentrionali, si cercò di penetrare a Sud, lungo quelle del Marocco e naturalmente dell’Egitto.

Al tempo di Augusto L’Oceano Atlantico era solcato da navi romane, scandinave e germane in pacifici e lucrosi rapporti commerciali ( la globalizzazione non è un fenomeno moderno ). Nonostante la flotta imperiale non si spinse, a Sud, oltre le coste della Mauritania, scritti di navigatori greci ( Erodoto in particolare ) testimoniavano la possibilità di continuare a circumnavigare il Continente africano sino al Capo Meridionale. Si voleva trovare lo sbocco sull’agognato Oceano Indiano. Mentre cresceva l’ interesse per il Mar Rosso, si perdeva quello per le rotte dell’Atlantico: assai più dispendiose e lunghe. D’altronde con lo scalo egiziano si poteva gestire in modo ottimale la navigazione verso Oriente e conquistato l’Egitto nel 29 a.C., poterono partire dai porti di Arsinoe (attuale Suez) a Nord e dal porto di Berenice a Sud, ben 120 navi romane l’anno verso l’India. Il porto di Berenice divenne in breve tempo punto di riferimento anche per le navi che dall’Oriente raggiungevano il Mediterraneo. Insomma nei primi decenni dell’Impero, e via via strutturandosi sempre più il sistema a livello governativo e di mezzi, lo spostamento all’interno del ”Mare Nostrum” e al di fuori di esso era garantito e fruito da commercianti, navigatori, storici e curiosi di ogni sorta.
A difesa di un patrimonio culturale e una topografia storica di rara bellezza, hanno contribuito disegnatori e Papi durante l’epoca rinascimentale, ricerche terrestri e sottomarine moderne assieme ad iniziative regionali.

E’ consigliabile far visita al ‘ Museo delle navi ‘ di Fiumicino dove sono conservati i resti di cinque imbarcazioni databili dal secondo al quinto secolo d.C. Al suo interno sono esposti numerosi oggetti e attrezzature legati alla vita di bordo, oltre ai resti di varie tipologie di materiali che giungevano a Roma ( marmi, anfore etc..)
Non dimentichiamo di menzionare il progetto ANSER ( ANciennes routeS maritimEs méditeRranéennes ) realizzato tra il 2002 e il 2004, in collaborazione con cinque paesi europei Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta più due paesi dell’altra sponda Algeria e Marocco. La regione Lazio ha scelto e finanziato la valorizzazione di questi luoghi con Visite guidate, percorsi turistici e altre iniziative a larga diffusione.

Quando la Storia e la cultura di una comunità diventa davvero – di massa -, si libera della zavorra accademica e diventa pratica piacevole e Memoria attraversabile.

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