MCN
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Io valgo, storie positive del Mediterraneo, è il tema che apre la sezione autunnale di mediterraneaonline, questo mese impegnata a diffondere la parte positiva della realtà che ci circonda, evidenziando le possibilità sane della nostra società. L’obiettivo spiega il direttore Gianmarco Murru è quello di “raccontare la capacità di sacrificio e la voglia di crescere delle ragazze a dei ragazzi italiani. Ragazze e ragazzi normali, con le ansie, le incertezze e i desideri tipici delle loro generazioni, e che hanno imparato però a pagare le loro opportunità con il coraggio, a conquistare i loro risultati con la testa, con le mani e con i denti, perché a volte anche quelli sono necessari. Raccontare i giovani italiani che si impegnano e si fanno onore, in patria e all’estero, nel lavoro e nello studio. Ragazze e ragazzi che amano, giocano, hanno passioni e difetti, e che con la loro normalità non esitano a mettercela tutta pur di non rinunciare alle loro aspirazioni e ai loro sogni.

“Perché io valgo”, a testimoniare il valore dei nostri giovani, il valore delle cose che sanno, il valore delle cose che sanno fare, non solo quello che hanno”.

Abbiamo deciso di portare in evidenza, la storia positiva del gruppo storico Chourmo, nato dagli organizzatori del primo festival letterario Marina Café Noir (ottobre ’03), che da più di dieci anni, sostiene numerose e importanti attività culturali nella città di cagliari. Un gruppo composto da giovani amanti della letteratura, della musica, del teatro, del cinema, capace di credere nelle proprie competenze e che nella propria formazione culturale e passione hanno cercato di trovare anche uno sbocco professionale, che è stato capace di creare lavoro indiretto nel territorio in cui opera.

Mediterraneaonline, con questo numero, ritorna alle proprie origini e restituisce a noi lettori, stanchi di brutte notizie, la parte positiva della nostra isola, con l’intento, conclude il direttore, di “creare un circolo virtuoso, in cui storie positive possano condizionare altre storie positive!”.

Intervista a Giacomo Casti, rematore di Chourmo

Chourmo è un’associazione nata nel 2003 dalla volontà, consentimi di utilizzare questo termine, di “ragazzi “normali”, non di eroi che diventano miliardari in un mese, ma persone che “ce la fanno” comunque, anche se la crisi è straordinaria. Dove avete trovato il coraggio di tentare questo progetto?

L’associazione è nata nel 2003 per dare forza e gambe a un gruppo di amici che, come agitatori culturali e parte attiva dell’underground locale, operava informalmente nel territorio, già da diversi anni. E’ stata l’esperienza del primo marina cafè noir, totalmente indipendente e autofinanziato, a renderci consapevoli dell’importanza di proseguire in questa direzione e di avviare una dialettica con le istituzioni pubbliche. La ricchezza, la fortuna e il coraggio del progetto mcn, credo siano da ricercare soprattutto nell’attitudine del gruppo chourmo, a costruire rapporti creativi e a fare rete, nell’essere stati – a mio sapere – i primi ad impiantare un progetto letterario “ibrido” come l’mcn in sardegna e nell’aver stabilito da subito, grazie alle frequentazioni, rapporti molto costruttivi e paritari con il quartiere.

È bastato il coraggio e l’entusiasmo per “riuscire” nel mondo del lavoro o ad essere soddisfatte sono state le speranze individuali di questa sfida culturale?

Ho difficoltà a considerare un “lavoro”, tradizionalmente inteso, l’attività che si svolge con il chourmo per il mcn, seppure è vero che i soci storici dell’associazione sono impegnati tutto l’anno, per la realizzazione del festival; questo, fondamentalmente, perché il progetto produce rimborsi, – negli ultimi anni anche significativi, a mio parere – ma certo non sufficienti per garantire la sopravvivenza economica di nessuno di noi. È un dato di fatto, comunque, che il progetto mcn non è nato con quelle finalità e, a tutt’oggi, non ha, tra le sue priorità, quella di staccare uno stipendio ai soci e ai collaboratori, quanto piuttosto di – per citare le tue parole – soddisfare, più che speranze individuali, le aspirazioni collettive di un gruppo di cittadini convinti che la qualità della vita di un luogo non possa che passare attraverso le sue tante, piccole rivoluzioni culturali.

Nonostante le difficoltà oggettive, il gruppo chourmo, in una città come cagliari, è riuscito a costruire una propria storia lavorativa e di riflesso anche sociale e personale? Chourmo è una storia positiva di associazionismo che ha avuto successo nella comunità lavorativa cittadina?

Ferme restando le precisazioni sul lavoro di cui prima, credo che il progetto mcn sia molto più interessante per l’impatto che ha avuto sulla vita culturale e sociale cittadina che su quella economica, anche se l’indotto prodotto nel quartiere marina e il cambiamento in positivo che ha vissuto in questi dieci anni il quartiere, sono sotto gli occhi di tutti (al netto di polemiche sterili ed esigenze sacrosante dei residenti alla quiete notturna). Credo che la storia del chourmo e del mcn sia positiva anche per il ruolo avuto come “prime-movers” cittadini di una stagione di festival letterari, associazionismo ed eventi di strada.

Visto che parliamo di storie positive, vorrei cercare di capire se il vostro lavoro crea lavoro. In diversi sensi: quanti talenti riuscite a presentare al pubblico, quanta economia il festival porta al settore, quanto lavoro indiretto crea nel territorio?

Il Marina Cafè Noir crea un notevole indotto, senza dubbio, come la maggior parte dei festival ad impatto numerico elevato (il nostro è ormai un festival da 25/30.000 presenze a edizione): per i ristoratori, per i bar, per gli albergatori, per le agenzie di viaggio, per i librai, per i tecnici, per la pubblicità, per i tanti collaboratori coinvolti. Per quanto riguarda le nostre scelte creative e di direzione artistica, devo dire che non ci siamo mai sentiti dei talent scouts, e che le nostre scelte non son date, di solito, dalla volontà di far emergere quello o quell’altro artista o scrittore (che pure in città e nell’isola ci sono, e meriterebbero maggiore visibilità), quanto dalle esigenze tematiche e concettuali che, di volta in volta, caratterizzano le varie edizioni, e ci portano a coinvolgere gli autori e gli artisti che ci piacciono e ci sembrano più appropriati, locali, nazionali e internazionali che siano.

Ragioniamo spesso di come maggiori coperture finanziarie e tempi burocratici più rapidi, potrebbero permetterci di operare meglio e in maggiore tranquillità ma, visti i tempi e data l’attuale sospensione della decima edizione a settembre proprio per questioni economiche, devo dire che la situazione non è rosea; tuttavia, il percorso compiuto in dieci anni, il sostegno e l’affetto di centinaia di estimatori e la consapevolezza che anche tra gli amministratori ci sia chi ha ben capito come e quanto il mcn sia una risorsa per la città, ci fanno ben sperare per il futuro. Staremo a vedere.

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