Banca del tempo
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Secondo i teorici dell’economia classica, Adam Smith 1 su tutti, nella sfera economica gli individui sono mossi da impulsi di natura egoistica e individuale (self-interest), ma tale competizione non determina sopraffazione e violenza, come sosteneva Thomas Hobbes, bensì porta a un incremento del benessere collettivo. Il paradigma utilitaristico concepisce l’uomo come homo oeconomicus, teso cioè a perseguire esclusivamente il suo interesse personale. Il suddetto paradigma è messo in discussione dal diffondersi di forme economiche complementari a quelle tradizionali. Tali economie si basano sullo scambio volontario di beni e servizi senza l’intermediazione del denaro, sostituito con monete particolari o con il tempo. Non si tratta del rifiuto dell’economia mercantile e di un ritorno a forme economiche pre-moderne, ma di concepire l’economia non solo secondo un’ottica individualistica, ma anche di reciprocità al fine di favorire dinamiche di socializzazione. Ridimensionando il paradigma del mero profitto, il rapporto di scambio torna a basarsi su valori come reciprocità, fiducia e dono. E’ in questo contesto che s’inseriscono le Banche del Tempo come forma di economia senza denaro.

La Banca del Tempo è un’associazione in cui le prestazioni offerte dai soci non si regolano con il denaro, bensì con il tempo, in ore e mezze ore. I servizi offerti sono molteplici: lezioni di cucina, manutenzioni domestiche, ripetizioni scolastiche, babysitteraggio etc. Non si tratta di un baratto, del tipo “io do a te, tu dai a me” ma esiste la possibilità di una reciprocità indiretta, vale a dire “io do a te, tu dai a lui, lui da a me”. Non è necessario, infatti, restituire il servizio a chi l’ha fornito: è un sistema aperto, dove non si contraggono debiti con nessuno in particolare, cioè si accendono debiti e crediti nei confronti di tutti e non del singolo interessato. Se in un sistema di mercato l’offerta dipende dai beni e servizi richiesti, quindi dalla domanda, nella Banca del Tempo quello che interessa è la relazione con gli altri oltre che soddisfare alcuni bisogni immediati, che in alcuni casi il mercato non è capace di soddisfare. Inoltre vale il principio di eguaglianza, per cui un’ora di giardinaggio equivale a un’ora di ripetizioni.

La Banca del tempo è un sistema che consente di ricreare i rapporti di buon vicinato, al fine di sviluppare relazioni tra persone, migliorando la qualità della vita degli associati. Ciascuno dona agli altri una parte del suo tempo, attendendosi qualcosa in cambio non in un tempo e in un modo prefissato. Chi non dà e chi non chiede inceppa il meccanismo di funzionamento che si caratterizza appunto per la reciprocità e la mutualità. Come in una famiglia, nelle Banche del Tempo è presente una circolarità del dono che però si estende a una rete più allargata, quella dei soci. Se nel volontariato esiste un trasferimento unidirezionale con un donatore e un ricevente, nelle relazioni caratterizzate da reciprocità, ciascuno è allo stesso tempo donatore e ricevente2. La Banca del Tempo, infatti, si basa sullo scambio, cioè si dà per ricevere, si dona il proprio tempo per poi chiederlo, in modo che il proprio conto corrente tenda ad avere saldo zero.

Il dono, nella società contemporanea che esalta l’utile e la competitività, potrebbe sembrare un residuo di una mentalità oramai superata. Invece, è presente ancora oggi in molteplici forme. La Banca del Tempo, creando legami sociali e rendendo gli individui dipendenti gli uni dagli altri, incarna lo spirito del dono 3. Oltre allo scambio di servizi, infatti, nella Banca del Tempo la relazione gioca un ruolo fondamentale, creando una circolarità di scambio e svolgendo una funzione sociale su vasta scala. L’economia del dono si caratterizza per attivare o mantenere legami sociali tra chi offre e chi riceve attraverso il vincolo della reciprocità. La pratica del dono implica spesso un rapporto con il consumo non mediato dal denaro, fornendo modelli alternativi a quelli dell’economia di mercato. Il fenomeno delle Banche del Tempo, ad esempio, risponde proprio a questo bisogno: soddisfare esigenze secondo una logica di scambio non monetario.

 


 

[1] Adam Smith, La Ricchezza delle Nazioni.

[2] Grazia Pratella, Il Tempo in Banca, in “La Balise – Quaderno di idee e pratiche sociali di AVC-CSV Como” N. 6 1/2008.

[3] Marco Deriu, Il Dono in una Società di Mercato, in “Carta” del 19 agosto 2005

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