Pane, noci e vino
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Ne converrete, non c’è cosa più bella e gioiosa al mondo del matrimonio… specialmente se si tratta di andare a nozze col gusto. E al gusto come all’amor non si comanda, purché si ricordi che è assolutamente libero e soggettivo e che non contempla affatto la perfezione. Prima di coronare questo sogno di sensoriale esperienza gustativa bisognerebbe rammentare che un delizioso sposalizio è tale se nasce dal connubio tra il cibo e il vino.

Il vino infatti è ciò che più esalta le pietanze e la ricerca dell’armonia tra essi potrebbe così tradursi: come l’impegno della coppia teso alla ricerca delle emozioni per il primo bacio, altrettanto il vino predispone il palato ad accogliere, con un nuovo assaggio e se ben abbinato, le stesse sensazioni gustative del precedente; anelano, pazienti e senza timori, al raggiungimento delle affinità elettive scevri o quasi da prevaricazione alcuna dell’uno sull’altro e ad essi non si addicono combinazioni schematiche e rassicuranti dogmi, bensì equilibrate, nuove e senza pregiudizio.

Ci sono molte vie per convolare a nozze e i matrimoni d’interesse pur certo esistono! Ma è di quelli sinceri, armonici e tradizionali che qui si tenta di parlare, quindi pane al pane e vino al vino: le forzature sono da aborrire!

Non sia mai che scriventi sensali su commissione ci impongano, attraverso “brave” recensioni e subliminali guide, cosa accompagnare a cosa e dove, per profitto di vanagloriosi signorotti della ristorazione o di superbi snobistici produttori… evitate queste agenzie matrimoniali per bell’e fatte accoppiate del gusto: per deontologia e rispetto per i convitati non osino ingiungere che questo o tal’altro abbinamento s’han da fare! Quanti allibrati “Don Abbondio” celebrerebbero matrimoni di convenienza in esclusive, stellate pseudo- cattedrali?

L’arte culinaria non è un sacramento codificato in sapori comprensibili a pochi eletti in luoghi privilegiati; è la disciplina che studia l’evoluzione del gusto. Non lo modella e non lo ingabbia, semmai lo propone sobriamente e cerca di diffonderne le chiavi di lettura. Per viuzze e per contrade, nelle case, nei castelli e negli ostelli di paese, ovunque si cucini per il corpo e per l’anima, per scaldare i cuori. La gastronomia non è un fatto esclusivo, accomuna ed è accessibile a tutti. Prima di essere la scienza che regola le funzioni dello stomaco è storia e tradizione, tecnica e arte insieme, quindi artigiana. E narra la cultura. E la memoria collettiva dei luoghi. La narra non con uno stile a sé, ma con lo stile del luogo che racconta e lo fa con buona educazione, con modestia, con allegria. La cucina non è una primadonna schizzinosa, ecco perché si sposa.

brindisi
Un brindisi

E ben si sposa al vino, che è cosa altrettanto seria e allegra. E’ sincero. Sempre. Mai un mascalzone ben etichettato. Il vino è civiltà, fatica contadina e attitudine intellettuale insieme. Da questo incontro di gioia e di buon gusto nascono unioni ed abbinamenti semplici e genuini, nobili di spirito ed eleganti, democratici e morganatici. E di libero arbitrio, soprattutto se all’inglese; se si basa sul decalogo del gusto è alla francese, di principio se vogliamo. E’ poetico o psicologico e conferisce certo valorizzazione, per evento e occasione. Tiene conto della natura, di climi, di stagioni. E’ tollerante ed è meglio conosciuto come abbinamento biologico, quando afferisce alla motilità gastrica e alle funzioni delle sostanze contenute nel vino e negli alimenti. Alle volte non si compie, anzi divorzia … non tutto si accorda bene al vino! E come accade alla donna e all’uomo che abbiano analoghe passioni, piuttosto che nature che si compensino vicendevolmente o caratteri che si contrappongano, la combinazione cibo-vino si compie per analogia o per contrasto: sapidità e sensazione amarognola sono le irruenze del cibo che richiedono d’essere ingentilite dalla morbidezza del vino per contrasto; la dolcezza nel cibo richiama la dolcezza del vino per concordanza, quasi a dire… amor con amor si paga!

Tendenza dolce nel cibo è richiesta di sapidità nel vino e di acidità, qualora occorra; la patina causata dai grassi solidi pretende vini tendenzialmente freschi, combinati persino all’effervescenza talvolta; i cibi succulenti necessitano che il palato subisca l’effetto disidratante dell’alcolicità se non addirittura del tannino, che sanno fronteggiare anche l’untuosità delle pietanze; aroma e persistenza gusto-olfattiva delle vivande esigono, per concordanza, intensità gusto-olfattiva e persistenza aromatica intensa nel vino, la quale non deve essere mai mortificata da un uso eccessivo di erbe e spezie in cucina; infine essendo il cibo e il vino innamorati di un amore mai platonico che alla struttura del primo corrisponda il corpo dell’altro.

Ed ecco stabilita l’armonia per la gioia del palato e alcuni suggerimenti per un matrimonio felice e di buon gusto. Un matrimonio di nome Enogastronomia. E l’Enogastronomia è la sublime, emozionale ed intelligente attitudine di esaltare e degustare col vino tutte le pietanze e gli alimenti scelti, preparati e serviti a regola d’arte con cognizione, sapienza e passione, senza mai farsi rapire dagli eccessi. Altro non vi si chiede che degustare, osare, sentire e gustare con tutti i vostri sensi, giorno dopo giorno, assaggio dopo assaggio, in un gioco di infinite combinazioni, scelte liberamente ma sempre con amore, con spirito di ricerca e sperimentazione per assurgere a quella esperienza e maturità sensoriale, quella giusta intesa appunto tanto ricercata nelle coppie.

Un’intesa e una maturità il cui senso non è da ricercarsi solo nella bocca: l’esperienza enogastronomica è olfattiva, cerebrale e risiede anche nei ricordi dei profumi che ci riconducono a luoghi e persone care, è nel cuore di chi porta con sé esperienze passate e impara col tempo a prediligere la materia prima nel presente, a condividerne le emozioni provate se possibile. Di qualsiasi avviso voi siate sull’abbinamento possa il vostro palato sposare il cibo al vino nella maniera più ideale e felice, come più vi aggrada.

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