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Il Cilento, patria indiscussa della Dieta Mediterranea, riesce a mantenere costantemente nel tempo la sua identità, preservando la natura, le bellezze paesaggistiche, l’autenticità dei sapori e delle tradizioni gastronomiche. In questa terra, il cui territorio vede fiumi, montagne, colline e un mare straordinario, non mancano però gli ambasciatori di un modello alimentare e di uno stile di vita, felici di poterla raccontare con il loro esempio ed il loro lavoro. Tra di loro il giovane Davide Massanova.

Davide fonda la Tenuta Massanova nel 2018 proprio nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, precisamente tra le colline di Perdifumo che affacciano sul Mar Tirreno e quindi sull’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate, con un forte desiderio di ritornare alle origini di quella grande Civiltà Contadina di cui la sua famiglia ha sempre fatto parte. L’azienda agricola che coraggiosamente ha tirato su vive una relazione simbiotica ed armoniosa con la natura del paesaggio e l’impronta di sostenibilità che Davide ha voluto darvi si evince già a partire dalla forma esagonale del logo, che è tutto un programma.

Con un’estensione totale di quasi 20 ettari, tra vigneti di Aglianico, Fiano e Primitivo, olivi e alberi di fico, la Tenuta Massanova, durante le belle giornate che non sono certo rare in Cilento persino d’inverno, offre una vista strepitosa da cui è possibile scorgere persino l’isola di Capri e Punta Campanella, godendo appieno del clima mediterraneo.

Il solo oliveto occupa un’area di circa 15 ettari ed è da qui ha origine il prezioso oro verde, composto dalle cultivar Frantoio, Ogliarola e Leccino, frutto di un processo di estrazione a freddo in due fasi per preservarne qualità e godibilità organolettica. Con un totale di 14, 3 grammi di grassi saturi ogni 100, l’olio extravergine di oliva della Tenuta Massanova si presenta con una veste giallo dorato molto carico dai riflessi verdognoli e dalle profumazioni spiccatamente erbacee. Sentori di foglio d’ulivo, erba falciata, elicriso, semi di basilico e una lieve scia fruttata che riconduce al kiwi. In bocca l’ingresso è delicato e tondo ma pian piano arriva una piacevole scarica polifenolica, di sostanza, con infine una chiusura garbatamente ammandorlata. Rigorosamente a crudo su tartare di terra e di mare.

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