Il borgo di Bracigliano, con i suoi circa 5300 abitanti, si trova ad un’elevazione media dal mare di 327 metri ed è incastonato entro un pianoro circondato dai monti Faitaldo e Piesco a Nord, dai monti Salto e Ariella a ESt, dalla collina del Citronico a Sud e Ovest dal colle Spianata e dal monte Foresta, in un’area del comprensorio dell’Agro Sarnese Nocerino, di cui è l’ultima municipalità settentrionale, che affaccia sulla Valle dell’Irno.
È stato uno dei luoghi da cui Giambattista Basile ha tratto ispirazione per scrivere “Lo Cunto de li Cunti”, tanto da avergli dedicato un parco letterario e numerose attività presso il Palazzo De Simone, grazie alla sua banda musicale, Bracigliano è Città della Musica e, inoltre, costituisce uno scrigno di sapori e tradizioni che vanno dalla produzione di pane duro al miele, dalla soppressata alle ciliegie, la cui raccolta manuale può considerarsi eroica. Proprio la ciliegia che si coltiva a Bracigliano è diventata un prodotto a Indicazione Geografica Protetta, andando così ad arricchire l’elenco di eccellenze agroalimentari della regione Campania.
L’iscrizione della Ciliegia di Bracigliano IGP nel registro dell’Unione Europea è stata ufficializzata ieri con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Europea n. L26 del 30.01.2023 e tale risultato è stato perseguibile grazie al Gruppo di Azione Locale “Terra è Vita”, capitanata dal presidente Francesco Gioia, in queste ore operativo per attivare uno sportello per la certificazione ed il relativo Consorzio di Tutela, in costante dialogo con gli enti amministrativi e supportato da Confagricoltura e dall’ente certificatore CSQA anche per assistere i produttori nella qualificazione del rinomato frutto.
Queste le dichiarazioni del presidente del Gal:
“Una vittoria del territorio per la quale il GAL Terra è Vita ha lavorato intensamente finanziando e sostenendo l’intero iter procedurale. Adesso, però, non ci culliamo sugli allori e siamo già pronti a fare in modo che il marchio non sia solo la celebrazione di un lavoro svolto, ma il punto di inizio per aumentare il valore dei produttori di cui dovrà beneficiarne l’intera comunità”.
D’altro canto, afferma Antonio Costantino, il quale presiede la sezione Confagricoltura Salerno:
“Le nostre produzioni, oltre a essere qualitativamente superiori, hanno l’opportunità di imporsi sui mercati esteri grazie al grande lavoro svolto per fare in modo che le pratiche produttive tradizionali vengano standardizzate e tutelate per essere protette e rese facilmente riconoscibili sui mercati internazionali”.
In effetti tale successo non potrà che avere delle ripercussioni positive per una vasta area, proprio perché la zona di produzione della Ciliegia di Bracigliano Igp, indicata nel disciplinare, comprende l’intero territorio dei comuni ubicati sia nelle province di Salerno che di Avellino e che sono, rispettivamente, Baronissi, Bracigliano, Calvanico, Castel San Giorgio, Cava de’ Tirreni, Fisciano, Mercato San Severino, Pellezzano, Roccapiemonte, Siano e quindi Contrada, Forino, Montoro e Moschiano. Una distribuzione giusta e coerente, tanto più che ribadisce quanto le zone vocate alla produzione di ciliegie di qualità nelle due provincie siano contigue. Sono piuttosto interessanti anche gli indicatori economici: una presenza sul territorio di 420 aziende agricole, una superficie di coltivazione della ciliegia di 135,42 ettari per una produzione annua di circa 10 mila quintali. Le varietà principali, ammesse nel disciplinare, prevedono le seguenti cultivar per la tipolgia ciliegia dolce durone, ossia la Spernocchia di Bracigliano, la Sciazza, la Silvestre, la Palermitana, la Baron Picella e la Don Carmelo, dunque la Principe e la Bigarreu come tipologia ciliegia dolce e infine la Pagliaccia, detta anche Pallaccia o Pagliaccio, come tipologia di ciliegia acida.
La Ciliegia di Bracigliano, già famosa sul mercato da oltre trent’anni, dunque ben prima di ottenere l’Igp, ha da sempre costituito una varietà di frutta strategica per tutta la Campania: infatti, dopo aver detenuto per decenni il primato nazionale, questa regione risulta oggigiorno al secondo posto dopo la Puglia, con ben 35 mila tonnellate complessive contro le oltre 40 mila pugliesi. Ciò fan ben sperare in una competizione sana e finalizzata all’innalzamento della qualità da parte dei due principali produttori, nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, e un recupero dei ciliegeti in stato di abbandono, di modo che si possa venire a creare indotto occupazionale.