Profondità e superifice
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“Il mare lava tutto il male umano”.
Euripide, Ifigenia in Tauride

Pochi temi coinvolgono così in profondità come quello del mare, segno primordiale, sacro e leggendario che connota credi, tradizioni, miti e riti in ogni tempo e in ogni angolo del pianeta. Il mare e la sua simbologia hanno dato vita a un ricco e variegato mondo immaginifico popolato di divinità, luoghi sacri e figure misteriose che di volta in volta incarnano gli aspetti particolari di questo elemento e la sua centralità nella vita dell’uomo. Simbolo del più grande numero di esperienze di viaggi ed esplorazioni che l’uomo abbia mai fatto, sia positive che negative, rappresenta un vasto orizzonte che contiene nei suoi abissi molti misteri mai svelati che riguardano la storia dell’esistenza dell’uomo e contiene tutto il passato ma anche il futuro, poiché l’uomo avrà sempre necessità di esplorare e trarre qualcosa dal mare.

Il mare è percettibile a diversi livelli: da quello che potremmo definire empirico, che si basa sull’impressione fisica dell’elemento che abbraccia quasi tutte le sensazioni, a quello metaforico e simbolico, dagli aspetti senz’altro più stimolanti. Abbiamo tutti un’esperienza diretta o indiretta del mare. Si dice “tuffarsi nella lettura”, “tuffarsi nel passato” o anche “tuffarsi nel tempo”, per ritrovare tracce di sé, le origini, i significati dei miti. Con le sue profondità che celano misteri e segreti, ricchezze immense e tesori antichi il mare è stato capace di ispirare idee e visioni di ogni genere, tant’è che tutti i grandi scrittori, ispirati dalla sua forza evocatrice hanno scritto di mare. Potremmo citare un’infinità di autori dai nomi noti e ingombranti: Salgari, Conrad, Stevenson, London, Poe. Tutti hanno raccontato di navigazioni avventurose e pericolose in mari australi e tropicali dalle acque ora calme ora capricciose, irrequiete e instabili. Verrebbe perfino da domandarsi se sia ancora possibile raccontare qualcosa di originale sul mare.

Il suo stato liquido lo rende libero da qualsiasi vincolo e gli attribuisce la capacità di trasformarsi e assumere qualsiasi forma. E’ elemento dinamico, che scorre e può generare trasformazioni; rappresenta il flusso del divenire, in nessun momento è uguale a se stesso: per la sua vastità, per il suo lambire ogni sponda e rive sconosciute, per il suo comprendere l’elemento acqueo senza modificarlo, ma rinnovandolo continuamente. E’espansione e profondità ricettiva e purificante, terapeutica e portatrice di energie segrete tanto che in alcune culture è considerato elemento capace di “guarire”. Tuttavia il mare è rappresentato anche come elemento negativo, che incute paura e rappresenta l’ignoto e spesso, nelle antiche leggende si popola di creature misteriose e terribili che simboleggiano gli strati profondi e inconsapevoli della personalità, l’inconscio. Forse per questo motivo le sue acque si caricano di un simbolismo negativo che ne fa il confine tra la vita e la morte, tra la creazione e il nulla e per questo molte culture pongono l’acqua a separazione del mondo dei vivi da quello dei defunti. Ma è soprattutto per le capacità purificatrici e di rigenerazione delle sue acqua che il mare ha una presenza rilevante nei miti ed in quasi tutti i rituali religiosi. Aspersioni e immersioni permettono all’uomo di liberarsi dai peccati e di iniziare una nuova vita o una fase dell’esistenza nuova e più evoluta.

Luogo di rinascita e di visioni, possiamo considerare il mare un serbatoio simbolico: immensa distesa di acqua, calma ma anche possente, spaventosa quando le onde si alzano, non è mai immobile, nemmeno quando lo definiamo “liscio come l’olio”. In stasi o movimento, il mare simboleggia la mente increspata di pensieri, ma anche vasta e calma. In molte tradizioni religiose esso è il mistero divino di cui noi siamo le onde. Fonte di vita e nutrimento, “brodo primordiale” nel quale l’esistenza si crea e si rinnova, fisicamente e metafisicamente il mare incarna la vita, ne condivide lo stesso movimento e le indica la rotta.
Simbolo di una dinamica continua, di un movimento che è presente nell’uomo, nella materia e nel pensiero, il mare è anche dubbio, incertezza, mancanza di solidità, e nello stesso tempo molteplicità, ampiezza. Esso ci apre a possibilità e variabili altre costringendoci a confrontarci con la difficoltà della scelta. Un bagno di mare è perciò anche un bagno di assoluto che liberandoci dalla nostra immagine ci avvicina e contestualmente ci allontana da noi stessi. Sbaragliando controllo e difese ci mette in contatto e relazione con le profondità delle nostre emozioni e del nostro essere. Il corpo in acqua è nudo; nudo come se il mare restituisse al corpo la propria elementarità: null’altro che corpo. Il mare lascia emergere la corporeità ma possiede altresì una forza catartica capace di tirarci fuori da noi stessi, ponendoci davanti a profonde riflessioni sul senso della vita, sul significato di noi stessi e dei nostri agiti quotidiani.

E’ sempre l’elemento marino che ci insegna che nulla è sicuro e ci ricorda continuamente che non tutto è stabilito, non tutto quello che sembra è, e non tutto ciò che sembra vero è tale. Niente, infatti, resiste al lavorio regolare e agile dell’acqua, maestra del dubbio e avversaria dei nostri convincimenti come lo è la filosofia e al pari della filosofia il mare elude, spezza e polverizza il solido, le false forme, sconvolge l’ordine costituito e sgretola la verità precostituite, il conformismo e tutte quelle consuetudini opprimenti che deformano la nostra personalità. L’Io è solubile nell’acqua di mare e immergersi consente una trasformazione: lo specchio d’acqua va in frantumi e contestualmente vengono meno i lacci della natura razionale della nostra mente e dei suoi pregiudizi, le certezze e i preconcetti si spezzano.

Il mare, quindi, non è un semplice elemento che riveste un ruolo di paesaggio naturalistico, ma è il simbolo della vera e propria mèta dell’uomo, un’enigmatica presenza che evoca il suo destino, dunque un continuo termine di paragone cui far riferimento quando ne vogliamo esporre i suoi enigmi metafisici.

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