Suq
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In un momento di pausa della giornata, spessevolte il primo pomeriggio, ho il privilegio di poter tirare il fiato e pisolare un po’. Pennichella, siesta, qailula… Parole dal suono diverso ma dal medesimo significato, mediterraneamente un angolo di pace per potersi ritemprare, in attesa di continuare le proprie attività.

A volte i sogni non si riescono a decifrare e comprendere, ma questa volta ricordo bene ciò che l’immaginazione ha prodotto nella mezz’ora abbondante di riposo, guidandomi verso possibili mete da visitare e da raggiungere, complice anche l’arrivo della primavera. Già, ma quali mete? Si parte dall’Appennino e dai suoi colori, sapori ed odori, tra una strada di montagna irta e tortuosa dalla quale si riescono ad avvistare scoiattoli, cerbiatti e tassi ed una sagra di paese proponente una varietà di piatti tipici della tradizione emiliana e toscana.

Scendiamo poi in un piccolo borgo dell’Italia centrale, siamo arrivati appena in tempo per una rivisitazione parodiata molto particolare di un’opera letteraria, l’Orlando Tarantato, un omaggio al teatro popolare, un classico “tradimento meritorio” tipico della tradizione della commedia dell’arte e che ci rimanda inevitabilmente ai linguaggi e ai suoni del mezzogiorno d’Italia, tra pupi, tamburelli, liuti e maschere. Proprio da qui il sogno viaggiante continua a manifestarsi, tra una pausa gustosa fatta di fritture di pesce, melanzane ripiene e u pani ca meusa alla Vuccirìa di Palermo ed una passeggiata barocca nel centro di Lecce. Questo è un sogno si è detto, è come un vecchio disco che, usato e graffiato, salta da un brano all’altro all’improvviso; vengo proiettato in una serata all’insegna della cultura e dell’aria aperta, in un luogo che potremmo definire quasi a metà strada tra le due città di sopra, difatti nella suggestiva Rabatana di Tursi vengono lette poesie, forse di Albino Pierro1.

Ma una vacanza non sarebbe tale senza vedere il mare e un sogno non sarebbe bello senza vederlo lì, azzurro, all’improvviso, al risveglio dopo una notte di viaggio lungo e travagliato: siamo infatti partiti con la mente e con il nostro percorso sino a lambire Patrasso, il Pireo e di lì verso Creta, dove vivremo magiche atmosfere godendo di un periodo esclusivamente dedicato al rumore dell’acqua marina e alla sua insita rilassatezza. Il panorama dell’isola, internamente, è costituito prevalentemente da ulivi, quegli ulivi che ritrovo improvvisamente in un luogo più lontano, nell’altra sponda, quella mediorientale, secolarmente impiantati nel cuore e nell’anima di una terra oggi martoriata, isolata e dimenticata; il sogno va quindi per un attimo al di là della mera vacanza e sembra che ad un certo punto questi ulivi continuino lungo un tragitto continuo e non delimitato da altro…Già, purtroppo è solo un sogno e difatti mi desto, ritornando in breve tempo alla quotidianità.

Debbo prendere velocemente un convoglio, uno dei tanti che tagliano la montagna tosco emiliana per giungere al capoluogo di regione e ad una delle fermate intermedie sale un uomo con aria malinconica e con un cellulare in “perenne vivavoce melodica araba” che si siede a me vicino, ed immagino quindi che possa essere lui a continuare la sognante vacanza mediterranea.

Forse costui sta pensando ai suoi luoghi di provenienza e all’inevitabile senso di lontananza e di nostalgia e vede avvicinarsi il tanto agognato momento del ritorno e del riabbraccio collettivo, delle tavolate coi familiari a base di cous cous e di tajine o di keftah… Inconfondibilmente il suo viso mi riporta quindi nel Maghreb, tra i maestri incantatori ed i venditori di spremute di arancia patrimonio indissolubile ed intramontabile della Jamaa el fna Marrakshia, nel felice trambusto del suo suq, nei fitti e labirintici reticolati della medina di Fes o di Meknes, ma potrebbe anche parlarmi della casbah di Algeri o della moderna Tunisi, della mistica Kairouan o dell’affascinante Ghat fino a giungere alla meravigliosamente caotica capitale egiziana, Il Cairo.

Mi vengono in mente tanti viaggi e tante possibili combinazioni nel restante lasso di tempo che mi separa dall’entrata nella stazione di termine, in effetti penso ai chilometri idealmente percorsi e a quanti diversi punti di arrivo e di partenza la mia mente e la mia immaginazione abbiano prodotto sino a qui. La porta si apre, si rientra nei ranghi. In attesa del prossimo sogno immaginario. O forse, della prossima vacanza.

 


 

1. Poeta dialettale di Tursi più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura.

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