Vino nella Grecia antica
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“Oh vino, nettare degli dei”. Semplice bevanda, o intricato mistero. Rinfrescante e appassionato, appassionante e gioioso, veleno o beneficio, delicato succo da ingerire a litri, o pericolosa pozione da trattare con moderazione? Oh Vino, bevanda della civiltà e della bellezza, in opposizione con la rozza birra dei barbari.

Secondo studiosi antichi, derivante etimologicamente dalla parola latina “vis”, ossia forza, per la sua capacità di rafforzare il corpo e l’animo. Nato sulle rive del mediterraneo, luogo di leggende, storie e narrazioni antiche, che ancora adesso si incontrano e si mischiano tra di loro. Vino, dal liquido carattere afrodisiaco, leggero, dolce. Vino scuro, vino medico, pedagogico, benefico. Che cosa nasconde, dove nasce, da dove sgorgò per la prima volta?

Una leggenda racconta che alla corte del re persiano Iamsheed, l’uva era conservata in vasi, per essere poi consumata fuori stagione. In uno dei vasi l’uva aveva prodotto della schiuma ed emanava un odore particolare, ma era stato scartato perché ritenuto avariato e forse velenoso. Una delle fanciulle dell’harem, in preda ad una terribile emicrania e alla disperazione, tentò di darsi la morte bevendo quel presunto veleno. Ma, dopo averlo ingerito, con sua grande sorpresa provò un piacevole senso di allegria a cui seguì un buon sonno ristoratore. Al risveglio la fanciulla informò il sovrano che, da quel momento, ordinò di produrre una certa quantità di quella nuova bevanda per berla a Corte. Le leggende nate sulla vite e sul vino sono numerose e tutte sembrano narrare di una divinità che dona il prezioso frutto dell’uva all’uomo. Una di queste racconta che Bacco dopo aver preso in Arabia una rigogliosa vite, e dopo averla piantata nel terreno della sua terra, e dato da bere ai suoi uomini, vide questi diventare subito loquaci, forti, e poi subito dopo, avendone abusato, trasformarsi in degli asini. Già insito nelle origini, il suo duplice carattere di veleno e pozione magica, lo accompagnerà nelle leggende e nel mito, per molti secoli.

La storia lo vede nascere in Grecia, nel cuore del mediterraneo, e con pochi dubbi. È li, su quelle coste, su quei promontori, che assunse un ruolo centrale, sociale, di aggregazione (il simposio), è lì che si fece mito. È lì che assunse un’importanza, che si sarebbe poi diffusa in tutto il bacino del mediterraneo, attraverso la diffusione delle viti. Il vino è rito, il vino è mistero, è il “nettare degli dei”.

Alcuni gli attribuivano caratteristiche benefiche, ma anche e soprattutto dannose, per un unico e semplice motivo, poiché, capace di generare risvolti incontrollabili. Il primo a testimoniarne la rilevanza del vino dal punto di vista medico fu Ippocrate nel IV secolo a.C. che in alcuni testi lo considerava utile per combattere innumerevoli disturbi, dalla febbre ai problemi diuretici. Per circa duemila anni il vino è stato ufficialmente l’unico antisettico utilizzato per le ferite, e per rendere potabile l’acqua. Al tempo di Roma era abituale il suo utilizzo nei decotti a base di erbe mediche, oltre che nello svezzamento Natale. Platone consigliava di berne in quantità crescenti con l’età, per lenire qualsiasi tristezza propria della vecchiaia. Ma colui che maggiormente si è occupato del vino come rimedio medico è stato senza dubbio Galeno (II sec. d.C.), medico personale di Marco Aurelio, che attraverso le sue opere in epoca bizantina, richiamava al vino per le ferite, per rinvigorire i fisici debilitati, e come rimedio contro la febbre. Ma fu il “Liber de Vinis” di Arnaldo da Villanova (XIII sec.) a stabilire con fermezza l’uso del vino come sistema terapeutico riconosciuto. Quindi un rimedio considerato anticamente, fino a noi. Già, fino a noi. Noi che possiamo dare risposte scientifiche a quelle che un tempo erano semplici intuizioni. Nel 1997, sono cominciati i primi lavori per sondare la capacità del vino di prevenire il cancro. Il vino rosso contiene, infatti, una complessa miscela di composti bioattivi che hanno notevoli effetti benefici sulla salute, dalla prevenzione del cancro alla protezione del cuore e del cervello fino alla riduzione delle patologie collegate all’età, agli stati infiammatori, al diabete, all’obesità. Si legge anche che con mezzo bicchiere di vino al giorno le persone hanno una tendenza di vita di circa quattro anni e mezzo o cinque anni in più rispetto agli astemi. Nonostante consigliato tra le bevande alcoliche anche dai medici, l’abuso è sempre da evitare, poiché può portare a cirrosi del fegato, oltre che alla dipendenza ed a svariati altri disturbi.

La questione rimane quindi la stessa da milioni di anni. In bilico tra veleno e beneficio il nostro “nettare degli dei”, deve essere usato con moderazione, e anche qui, gli antichi ci hanno preceduto. Bere vino, fa buon sangue, ma con moderazione.

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