Viaggio in Italia
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Quando arrivai in ritardo di cinque minuti al check-in del volo per Monaco di una nota compagnia tedesca, cominciai a capire perché Rossellini, tra i suoi mille e uno meriti, aveva riflettuto sulla questione delle grandi differenze che esistono tra uomini cuciti e uomini drappeggiati.
Non servirono a nulla suppliche, preghiere ed implorazioni alle eleganti signorine sedute dietro le strisce rosse che ufficializzavano la perentoria chiusura dei check-in.

“Viaggio in Italia” (1954) interpretato da Ingrid Bergman e George Sanders è un buon esempio della teoria rosselliniana accennata poc’anzi.
Il film narra di una coppia inglese ormai vittima dell’abitudine che si reca per questioni ereditarie a Napoli, un paese che immediatamente porta il pensiero allo stile di vita tipico mediterraneo.
É curioso osservare nel film le profonde diversità che esistono tra la coppia proveniente dal Nord Europa e i vari personaggi locali che incrociano durante il loro soggiorno.

Rossellini, che aveva anche un certo interesse per l’antropologia, aveva elaborato una riflessione al riguardo: aveva distinto gli uomini cuciti dagli uomini drappeggiati.
Per “uomini cuciti” intendeva “specialisti che eccellono nel proprio campo e sono allo stesso tempo prigionieri delle abitudini e incapaci di giungere a una visione di più ampio respiro” .
Gli “uomini drappeggiati” sono invece coloro che “cercano di aprirsi a tutte le conoscenze e di ottenere una sintesi poetica del mondo”.

La prima denominazione credo che possa essere associata agli antichi abitanti dei paesi freddi, coperti con abiti fatti di pellicce, stoffe pesanti, cucite tra loro per meglio proteggersi dai climi rigidi, che magari potevano rendere i movimenti più difficili e impacciati; uomini che avevano inconsapevolmente subito l’influsso di questo clima rigido anche nel modo di relazionarsi socialmente: uomini precisi, fermi, composti.
Gli uomini drappeggiati, di contro, erano coloro che indossavano la toga, che ci rimanda subito all’Impero Romano. Essa fu sicuramente un indumento più pratico e comodo, che si poteva usare in paesi più caldi e soleggiati in cui le temperature miti consentivano un tipo di abbigliamento più leggero. Comodità, leggerezza e rilassatezza si potevano notare anche nello stile di vita.

Io credo che sia un discorso valido anche relativamente alla concezione di tempo nelle diverse culture. Si è convenzionalmente deciso di dividerlo in ore, giorni, mesi e così via: si è fatto questo unicamente per controllarlo meglio. D’altronde, a pensarci bene, la nostra vita altro non è che un lungo arco temporale.
Ho sempre pensato che le culture a contatto con il sole ed il mare avessero un qualcosa di caratteristico che influenzasse la loro esistenza senza che se ne rendessero conto. Sono persone contraddistinte da serenità e solarità. Non si mettono mai troppa fretta, amano fare tutto con calma e senza eccessive preoccupazioni, come se volessero rifiutare fino all’ultimo momento (quello che sancisce ufficialmente il ritardo) che il tempo esista anche per loro.

Non a caso uno dei luoghi comuni, in particolar modo sugli italiani, è proprio questo.
Nelle commedie italiane infatti non manca mai un personaggio in ritardo. Me ne vengono in mente tantissime, di vecchie e di nuove, in cui i personaggi sono sempre di fretta, trafelati perché costretti a fare tutto all’ultimo minuto, magari dimenticando oggetti importanti. Certo può apparire buffo, ma non ci chiediamo mai perchè. Forse Rossellini ci aveva azzeccato?
Le sue biografie ci parlano di comportamenti molto “drappeggiati”: copioni talvolta inesistenti, sceneggiature improvvisate, numerose relazioni amorose e problemi di denaro. La sua esistenza ebbe come filo conduttore il non voler programmare troppo i propri tempi, il rifiutare le prassi predefinite -soprattutto a livello cinematografico- e il non adottare uno stile mentale chiuso, ma di sceglierne piuttosto uno aperto al cambiamento, allo scorrere del tempo senza volerlo scandire a tutti i costi. Queste sono caratteristiche che troviamo in linea di massima nell’uomo mediterraneo e che agli occhi di altre culture possono apparire talvolta bislacche.

Tuttavia io credo che questo modo di “dare poca importanza al tempo” – nel senso di considerarlo un po’ più alla leggera – sia un vero toccasana, nonché uno dei segreti per vivere la vita in modo più sereno e spensierato: probabilmente è la filosofia di vita di molti nel nostro bacino mediterraneo. Certo, oggigiorno, le nostre giornate sono scandite da mille scadenze ed orari, ed è giusto impegnarsi per rispettarli; tuttavia credo che -quando possibile- sia benefico “drappeggiarsi” un poco.
Forse il sole caldo e il nostro bellissimo mare ci hanno condizionato nel modo di vivere il nostro tempo, caratterizzando la nostra cultura in modo così forte e particolare: a questo punto vien da pensare che la riflessione di Rossellini fosse veritiera e che magari, nell’elaborare la sua teorizzazione del concetto di uomini cuciti e uomini drappeggiati avesse voluto tra le righe giustificare la sua vita così eclettica e irregolare.

D’altronde anch’io ho esordito in principio con il mio ritardo in aeroporto e questa teoria potrebbe essere una ottima giustificazione anche per me: chissà, magari a suo tempo, spiegandola alla teutonica signorina bionda del check-in non avrei perso quel volo.

1 thought on “Il ritardo nel Mediterraneo: Rossellini giustifica

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