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Un pittore dell’era social nei quali le notizie possono essere l’ispirazione di un’arte non convenzionale. Un’arte dove il prima e il dopo sono colori naif nella metamorfosi di un mondo in continua evoluzione. Roberto Demuro, pittore sardo, dipinge tele ispirandosi ai Tg, ai mutamenti del mondo in chiave social, ai cambiamenti climatici, alla politica mondiale. Le opere di Roberto Demuro non finiscono con l’ultima pennellata sulla tela, ma prendono letteralmente vita nei social network dove si animano in piccole storie raccontate dallo stesso artista in maniera ironica, divertente, spesso satirica e qualche volta irriverente. L’arte di Roberto Demuro si integra perfettamente con la tecnologica del momento, tanto da dare origine a un movimento artistico. Per scoprire cosa c’è dietro la coloritura di questa nuova espressione artistica ne abbiamo parlato direttamente col pittore.

Come nasce il tuo movimento artistico?
Sono stato a Madrid, nei maggiori musei d’arte. Lì vedevo pittori bravissimi fare copie perfette dei quadri famosi, così perfette che non traspariva nulla della personalità del pittore-copiatore. Lo stesso vale per i cantanti che fanno le cover. Se copi gli altri non raggiungi il tuo obiettivo. Una copia è un quadro morto. Il quadro è la persona che lo crea. Di lì l’idea di fare qualcosa di originale. Ho pensato di rappresentare metamorfosi di oggetti, fare più quadri in uno. Ho iniziato a dividere il quadro in tessere di puzzle e scrivere storie nei puzzle. Rappresentavano il passare del tempo nel quadro. Attualmente ho ridotto tutto a due elementi: il prima e il dopo. Ora i miei dipinti sono divisi esattamente a metà. Dì lì ho fondato il mio movimento.

A cosa ti ispiri?
Essenzialmente ai TG, ai fatti di cronaca, alle notizie. A differenza dei giornalisti che raccontano gli accadimenti con la penna, io li racconto con i colori e i pennelli. I Tg sono una grande fonte di ispirazione. Racconto la cronaca vista con i miei occhi. Racconto l’evolversi dei grandi temi mondiali.

Dipinti dedicati all’inquinamento dei mari

Raccontaci i tuoi quadri, le tue opere.
Ho partecipato a concorsi nazionali anche con Vincenzo Conciatori e a diverse mostre al Lazzaretto di Cagliari in occasione del Natale. Lì per esempio San Giuseppe era in vespa perché ho voluto contestualizzare la rappresentazione ai giorni nostri. Dalle mostre tradizionali sono poi passato alla tecnologia digitale e ai social. Uso molto Tik Tok, Instagram, Facebook e Youtube. I quadri diventano non solo scenografie di brevi performance che stanno tra il teatro e la televisione. Nei video infatti i miei quadri si evolvono dalle tele alle sculture. Sculture viventi, in movimento. I video rappresentano delle vere e proprie sculture in movimento. Uso sempre il cellulare per creare i miei corti così il pennello trova la sua metamorfosi nel più social degli strumenti comunicativi: il cellulare appunto.
Fra i temi molto trattati in TV mi ispiro spesso ai cambiamenti climatici e all’inquinamento, ma anche ai drammi della migrazione nel Mediterraneo. Le petroliere che si spaccano mi hanno indotto a realizzare dipinti che evocano il prima e il dopo. I colori cambiano improvvisamente e il quadro è come spaccato a metà: è la metamorfosi del mare tra la vita e la morte.
I miei dipinti sono sempre divisi a metà. È il mio stile. Vincenzo Conciatori, dopo che vide i mei quadri mi suggerì che avevano le caratteristiche per creare un vero e proprio movimento. Di lì fondai il “Demurismo”. “L’enigma del Demurismo” è mio libro in attesa di pubblicazione dove racconto questa esperienza.

Qui una perfomance per non dimenticare il dramma del piccolo Alain Kurdi

Cosa senti quando dipingi?
Mi far star bene, è un momento felice della mia vita, sono rilassato e divento tutt’uno con il quadro. Mi immedesimo all’interno del quadro in quel momento storico, in quella storia.

Come nasce la tua passione per la pittura?
A un certo punto della mia vita ho sentito la necessità di dimostrare qualcosa. Dopo aver conseguito il titolo di geometra, ho preso la laurea in giurisprudenza e la specializzazione in professioni legali. Durante l’università sentivo già che la legge non sarebbe stata il mio mestiere. Non mi appagava, mi mancava qualcosa. Ho preso i pennelli in mano, così per provare. Devo dire che avevo acquisito manualità ai Geometri e mi è rimasta. Anzi per i miei quadri uso ancora le squadrette che usavo alle superiori, un reperto archeologico ormai.
Ho iniziato a colorare i miei disegni con gli acquerelli, poi con le tempere e poi l’olio. Con l’olio è stato subito feeling, il mio elemento, un connubio che dura ormai da 23 anni.

Boris Johnson in una divertente interpretazione

Il tuo è uno stile che ha raggiunto la maturità o si evolverà ancora?

Sicuramente è in progress. Dai quadri sono nati i video, poi non so fin dove evolverò. Come ha detto Zucchero è come prendere una barca e uscire dal porto, non sai dove arriverai. Io sono in pieno oceano e navigo senza mappe e senza bussola. Il quadro non è fine a se stesso, un qualcosa di statico appeso alla parete. È un elemento in progress che attraverso i video, condivisi sui social, diventa scultura in movimento. Spesso sono io stesso che interpreto i quadri.

Tela dedicata alla musica di Paolo Fresu

Come fai a rendere fruibile tutto l’apparato costituito dalla scultura in movimento, dal teatro, dall’interpretazione? Chi è il fruitore ultimo di quest’arte interconnessa?

L’obiettivo sono le mostre nei musei dove accanto all’opera statica vengono proiettati i video. Ma per ora la mia vetrina sono i social. La mia arte si evolve con la tecnologia, non so fin dove mi spingerò, vedremo dove arriverà la tecnologia. Pensa che un ulteriore sviluppo della mia arte sono le torte! Quando accendi la TV c’è una sovrabbondanza di programmi dedicati alla cucina. I video sul cibo hanno milioni e milioni di visualizzazioni. Anche la cucina è una forma d’arte. Di qui l’idea di far fruire i miei quadri non solo con gli occhi e con l’udito, ma anche col gusto e l’aroma. Sto sperimentando allora delle torte che riproducono i miei dipinti non solo nei colori, ma anche in quella che può essere la sensazione dolce/amara. La mia diventa così arte multisensoriale. Dare la ricetta del quadro diventa un’altra sfida possibile.

Roberto Demuro durante una sua performance

Qual è il tuo sogno artistico?

Mi piacerebbe girare un film. Ho partecipato a diversi cortometraggi come sceneggiatore, regista, attore. Vorrei essere il regista di un film che vede come scenografia i miei quadri. Ma è solo un sogno. Per ora resto con i piedi per terra e continuo a dipingere.

I sogni a volte si avverano. Proprio mentre ci apprestiamo a ultimare l’intervista Roberto Demuro è stato contattato per partecipare al film “La terra delle donne”, un film che verrà girato in Sardegna. Un dramma storico ispirato alla tradizionale figura femminile nella vita di paese. Roberto Demuro sarà assistente alla produzione. Aspettiamo quindi che ci racconti questa nuova esperienza e vedremo se influenzerà la sua arte che si evolve, si plasma e si adatta a tutte le esperienze di cui Roberto si rende regista e attore protagonista.

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