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Un bambino allattato
Un bambino allattato

Come in tutte le culture del mondo per ogni tappa della propria vita, la donna deve seguire le tradizioni secolari da quando è ragazza, poi sposa e infine mamma.

Per ogni donna tunisina, che sia del Nord, del Centro oppure del Sud, esistono dei rituali che accompagnano la sua vita. In ogni famiglia esiste un gruppo di riferimento ai relativi rituali (cioè le zie, la nonna, la madre e a volte anche dei parenti di secondo grado) che si occupa di applicare questi atti nati da una fusione tra superstizione popolare e qualche retaggio religioso.

A Zarzis, paesino a Sud della Tunisia, ad esempio la donna che ha appena partorito deve bere un infuso di erbe e di foglie di carruba per depurare l’organismo e per rendere il latte più puro, dal primo giorno deve mangiare una zuppa chiamata Tbikha a base di legumi (ceci, fagioli, lenticchie), carne secca e trigonella (fieno greco, particolarmente ricco di vitamine necessarie per il sistema immunitario). Per “fare il latte buono” come dice: mia nonna bisogna mangiare tutte le mattine zrir “impasto di sesamo, miele, frutta secca” questo ultimo si offre anche agli ospiti che vengono a far visita alla mamma e al bambino.

Tbikha
Una zuppa chiamata Tbikha

Al quarantesimo giorno dalla nascita della creatura, le zie preparano un rituale basato su dei gesti atavici. Si prepara un infuso di piante (chiodi di garofano, foglie di menta, altre piante del Sud della Tunisia, petali di rosa) e si copre il corpicino del bimbo con queste foglie e si avvolge in un tessuto di colore rosso, una volta fatto il bagnetto si accendono incensi e candele e si fanno delle preghiere per proteggere il bambino e la mamma da eventuali malori e malocchio. Se nella prima parte si è parlato del latte e dei rituali tunisini, nella seconda si affronterà un altro argomento legato a un aspetto religioso poiché la Tunisia è un paese musulmano. Infatti, l’Islam in più di una Surat del Corano insiste sull’importanza dell’allattamento per la guarigione naturale da qualsiasi male sia per la madre sia per il bimbo (Surat II, versetto 233).

La religione musulmana nei suoi precetti riconosce i figli di allattamento cioè i bambini allattati dalla stessa madre, se pur, non fratelli di sangue lo diventano, e tutte le leggi si applicano a loro favore, per dimostrare il ruolo inconfutabile dello statuto ontologico della donna e della sua responsabilità biologica e sociale nel suo atto di allattare. L’argomento in questione quello dell’allattamento diverge tra la tradizione popolare all’origine pagana e poi nella tradizione religiosa converge sempre nell’importanza data al ruolo della mamma e al suo latte per la crescita del bimbo.

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