Antropologo
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Articolo di Alessio Banini

C’era una volta un avventuroso antropologo che studiava le altre culture, andando in giro per il mondo. Seguendo l’esempio degli esploratori ottocenteschi, si recava presso un paese estero per entrare in contatto con una tribù o un’etnia sconosciuta; oppure si dedicava alle tradizioni popolari del proprio territorio, al folclore e alla storia antica.
Quale che fosse il suo oggetto di studio, si armava di tutto punto, preparandosi alla ricerca sul campo: taccuino, videocamera, macchina fotografica, registratore, libri e quaderni. Prendeva un aereo, un treno o qualche altro mezzo di trasporto e raggiungeva il suo oggetto di studio. Si integrava nella comunità locale, osservava la società e partecipava alla sua cultura.
Questo avventuriero faceva una rilevazione etnografica, insomma, secondo la più classica metodologia delle scienze sociali. E la faceva in prima persona, fisicamente. Si recava direttamente sul campo, in mezzo ai soggetti e agli oggetti di studio. Entrava in contatto con una cultura diversa e cercava di comprenderla. Prendeva nota sul suo taccuino, raccogliendo i dati necessari alla ricerca.

Ma il ventunesimo secolo è l’epoca della rivoluzione digitale. L’impatto di internet, dei social media e delle comunità virtuali ha cambiato per sempre il rapporto tra l’antropologo viaggiatore e il suo taccuino. I social media hanno modificato profondamente la nostra società. Twitter e Facebook sono in cima alla lista: hanno cambiato il modo di relazionarsi con gli altri e il modo di definire gli ambiti sociali. E non è un cambiamento che si limita all’industria dell’intrattenimento, alle tecniche di marketing o alle strategie politiche.
Cambiando la società, i nuovi media hanno avuto due importanti effetti sulle scienze sociali: hanno modificato l’oggetto di studio e la metodologia di ricerca. Le cause erano già presenti agli albori della rivoluzione digitale, ma sono state amplificate a dismisura con l’avvento dei social media.

Il primo effetto è il mutamento dell’oggetto di studio: alle comunità tradizionali si sono affiancate le community online, che hanno aumentato il campo di studio degli scienziati sociali.
Nel corso degli ultimi anni si sono succeduti studi delle community virtuali: a partire dai frequentatori di forum specialistici, passando per gli appassionati di fanfiction, per finire con i fanatici dei giochi di ruolo online. Si tratta di comunità virtuali, che possono essere studiate al pari delle comunità classiche: sono infatti dotate di propri codici, riti, linguaggi e simboli identitari.
Ma non è tutto: anche le società classiche sono influenzate dai nuovi media. Si pensi ad esempio alle recenti rivoluzioni nel maghreb e all’impatto dei social media nei movimenti politici. Non si possono comprendere queste situazioni senza un’analisi di Twitter e di Facebook; allo stesso tempo, non si può analizzare una comunità, virtuale o meno, senza tener conto della sua relazione con i social media.

Antropologo contemporaneo
Antropologo contemporaneo

Il secondo effetto della rivoluzione digitale nel campo delle scienze sociali è il mutamento della metodologia di ricerca.
La metodologia classica, come ho già accennato, prevedeva la presenza dell’antropologo all’interno della comunità studiata, in qualità di osservatore partecipante. Nelle comunità virtuali il concetto è simile: il ricercatore si trova sul campo, in questo caso non più fisico bensì virtuale. E il taccuino in cui annotare le proprie osservazioni diventa digitale.
I social media hanno ampliato le possibilità della metodologia di ricerca: si possono analizzare flussi di tweet in base a un hashtag determinato, studiare il comportamento di una community sulle pagine facebook, intervenire direttamente alle sessioni di gioco nei MMORPG assieme agli altri partecipanti.

Queste metodologie sono necessarie allo studio delle community virtuali; ma sono anche utili allo studio delle comunità classiche. Possono infatti essere sfruttati efficacemente nelle analisi politiche dell’area mediterranea, così come i nuovi trend commerciali tra i consumatori.
Prima della rivoluzione digitale, a uno scienziato sociale bastava trovarsi in mezzo ai soggetti di studio mentre producevano la loro cultura. Adesso, quelle stesse persone producono cultura anche in uno spazio virtuale, e gli scienziati sociali sono costretti a inseguirli attraverso i nuovi media. Prima si potevano osservare le relazioni tra i soggetti nel contesto territoriale dell’area di ricerca, adesso dobbiamo controllare la loro presenza sui social media e l’influenza virtuale. Il territorio di ricerca si è ampliato, e con esso il modo di fare ricerca.
Le scienze sociali sono in continua evoluzione, poichè il loro oggetto di studio muta costantemente. E se l’antropologo ottocentesco era un esploratore col gusto dell’avventura, la sua controparte del ventunesimo secolo non può prescindere da una connessione a internet permanente.

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