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Slava snowshow è stato uno degli spettacoli più belli e imprevedibili a cui si può assistere a teatro. La bellezza è della poesia del racconto scenico, l’imprevisto è nella assoluta semplicità in cui avviene l’esperienza teatrale. Esperienza anche del pubblico, che contribuisce al farsi dell’evento.
Le critiche delle maggiori testate giornalistiche, definiscono Slava il più grande clown al mondo, e siamo pienamente d’accordo. La stagione teatrale del Cedac regala al pubblico di Cagliari uno spettacolo di grande qualità.

Lo spettacolo apre la stagione teatrale al celebre Teatro Massimo di Cagliari, stabile più volte distrutto e più volte rinato. Il teatro è diventato un bellissimo spazio, un grande palcoscenico per la prosa. Un tesoro restituito alla città, e la città ringrazia riempiendo il teatro, fino all’ultima, comoda, poltrona. L’evento è doppio perché insieme alla rinascita in versione contemporanea di un teatro storico della città, si assiste ad uno spettacolo che raccoglie in un piccolo uomo russo, la storia del teatro dei clown, la storia dei giullari capaci di farci divertire e pensare allo stesso tempo, tutto ciò in versione moderna.

Lo spettacolo comincia con l’apparizione sul palco di uno strano clown, vestito con una tuta gialla da lavoro e con delle pantofole enormi. Due caratteristiche fondamentali per recitare una parte comica, ma al contrario della classica pelata, Slava indossa i suoi capelli tirati su come un cespuglio riccio. I suoi compagni sulla scena ricalcano i tratti scelti da lui, ma indossano un impermeabile verde, un gruppo di uomini e bambini verdi che seguono questo strano personaggio. Slava cammina in cerca di qualcosa sul palco, osserva il pubblico che aspetta l’evolversi della trama che riserva molte incursioni dal palco alla platea.
Volendo descrivere come lui descrive: “ E’ un teatro rituale magico e festoso costruito sulla base delle immagini e dei movimenti, sui giochi e sulla fantasia”.
Niente di più vero, è un racconto per immagini, per riquadri come nei fumetti. Immagini senza testo, dove il movimento e le espressioni comunicano tutto. Ricorda qualche corto della Pixar, storie animate incredibili, piene di ironia e di poesia, di malignità e di gioco. I cartoni che vanno bene per i bambini e per i grandi, ci si diverte tutti.

Slava è un clown contemporaneo, che porta in scena un teatro antico come quello dei giullari, ma attualizzandolo con una tecnica narrativa contemporanea. La lentezza dei movimenti, l’incedere timido e spaurito dei personaggi, che in silenzio vanno in cerca di qualcosa. Lo perdita di punti di riferimento e la voglia di trovare una sicurezza, una barca in cui salire e cavalcare la tempesta.

La scenografia cerca di rappresentare il mondo fantastico dei sogni, fatti di morbide pareti bianche di spugna, di palloni e animali che volano al solo tocco di una bacchetta, di morbidi telefoni giganti di spugna. Una serie di immagini tranquille e beate, che però vanno contro le difficoltà delle intemperie. La neve, rappresentata da strisce di carta velina, viene lanciata da un enorme ventilatore sul pubblico, che indifeso deve sopportare la tempesta di luce e di carta. Tutto lo spettacolo è costruito in modo da far emergere diverse sensazioni: paura, amore, solitudine, allegria. Tutte miscelate in modo superlativo, così da creare un racconto poetico, un viaggio onirico e vivo allo stesso tempo. Tracce di fantasia surreale come nelle grandi storie disneyane, insieme alla realtà concreta di un abbandono di un amore in una stazione ferroviaria. Citazioni prese del cinema in bianco e nero riproposte a teatro senza perdere, ma anzi acquistando bellezza.

“E’ un teatro in continuo mutamento che si nutre dell’improvvisazione spontanea nel rispetto scrupoloso della tradizione”.

E’ un continuo mutamento di scene e di personaggi, di improvvisazioni divertenti che lasciano poco tempo al pubblico per l’immaginazione, semplicemente si vive un’esperienza “dal vivo”.
Mi fa pensare che il teatro, con i suoi millenni di storia, continua a creare quella interazione tra palco e platea, tra pubblico e attori, tra fantasia e realtà, che nessuna tecnologia virtuale potrà mai ripetere. Questa è una sensazione che ci da sicurezza. La storia del Teatro, che dalla Grecia antica arriva in Russia, attraversa la mente di Slava, un uomo che sogna, ancora una volta si materializza nella magia dello spettacolo.

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