The Human Show, di Maggie S. Lorelli (Castelvecchi, 2022), è un viaggio nel mondo della distopia, l’immersione nella dimensione – non così distante dalla realtà odierna – del vuoto emozionale.
Un progetto di ingegneria robotica, imposto all’umanità edulcorandone i drammatici effetti collaterali con la promessa di un’esistenza brillante, di un salto di livello esistenziale, diviene per i singoli dapprima sogno da coltivare, poi scelta obbligata per superare la miseria metropolitana.
Il passato recente è ridotto a nostalgico ricordo di un’età dell’oro e le città si trasformano in terra di nessuno, lande periferiche dove le relazioni tra gli umani si riducono all’assalto, alla sopravvivenza biologica. Proposta come esperienza bio-tecnologica, l’unica possibilità per accedere a un futuro migliore è rappresentata dall’accettazione dell’annullamento emotivo: una metamorfosi sociale e antropologica che porterà l’umano a persistere nel tempo sotto forma di mutante emotivo.
La tensione narrativa, rafforzata da un linguaggio aspro, tecnologico, da una scelta lessicale ibrida, con frequenti riferimenti al mondo social e alle sue distorsioni (la connessione ubiquitaria e costante a piattaforme di intrattenimento, l’invasione del mondo privato, intimo, da parte del sistema, la percezione della perdita della dimensione spazio-temporale caratteristica del mondo virtuale) produce una sensazione di straniamento che caratterizza l’opera sin dall’inizio.
Lo spazio è narrato come il residuo secco di una civiltà annientata e, al tempo stesso, il viaggio interplanetario; il tempo, un flusso a corrente alternata, è compresso dal device, che ne cadenza i ritmi sincopati con accelerazioni improvvise e brusche frenate. La scrittura è notturna, capace di svelare angoli bui, deviazioni, l’orrore per la trasformazione artificiale di tutto ciò che attiene al mondo di prima, dall’intelligenza al prato verde, dall’animale d’affezione al cibo.
Il sentimento amoroso, tabù e ossessione per chi, del nuovo mondo, detiene le fila, è la cellula nascosta che, se resistente al programma di annientamento globale, potrebbe generare la speranza della rinascita, della catarsi, affidata alla sensibilità femminile. Il ritorno alla realtà e alle sue osmotiche leggi millenarie.