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Come tutti sanno COS è l’acronimo di tre amici: Giambattista Cilia, Cirino Strano e Giusto Occhipinti; l’azienda vitivinicola Cos, Viticoltori in Vittoria è stata fondata nel 1980 nella famosa e storicissima città in provincia di Ragusa, una delle aree più vocate alla produzione del vino in Trinacria e che, agli inizi del XIX secolo, era divenuta così in voga e famosa da alimentare il commercio marittimo del prezioso nettare dionisiaco destinato ad approdare a Marsiglia e quindi al mercato enologico francese. I tenimenti di questa azienda vinicola sono raggiungibili attraversando la tratta Acate-Chiaramonte Gulfi dove il Mar Mediterraneo porta la sua influenza climatica, i venti meridionali di II e III quadrante ed il Mal d’Africa, elementi significativi che assieme ai vigneti ed al paesaggio hanno saputo ispirare una filosofia enologia improntata su una “trasgressiva umiltà”, quindi tutta giocata sulla riconoscenza per essere parte di una storia millenaria, quel tocco di innovazione che aiuta a fare meglio le cose ed una visione artistica e creativa del fare vino.

Le viti di Inzolia e Grecanico, in perfetto bilanciamento nel blend, provengono da vigneti di proprietà dislocati sia a Vittoria che nelle località di Fontane e Bastonaca, hanno un’età che supera i due lustri, affondano le loro radici suoli rossicci di matrice sabbiosa e calcarea, ubicati a circa 240 metri al livello del mare. La conduzione agronomica segue tanto i dettami della coltivazione biologica che i principi dell’agricoltura biodinamico, mentre la fermentazione alcolica avviene in maniera spontanea in vasche di cemento, assieme alla macerazione a contatto sulle bucce, per poi seguire un affinamento con ulteriore sosta in cemento.

Qui l’interpretazione enologica lascia bene intendere che se c’è creatività essa appartiene al territorio che nel Ramì Igt Terre Siciliane 2017 ha tutta la libertà di espressione e ciò grazie a metodologie non invasive che imprimono al risultato finale frutto e vinosità. Si presenta di un bellissimo colore giallo oro antico, pieno e rilucente in una danza voluttuosa che lascia tracce di media consistenza. Il profumo restituisce il ricordo del mosto che è stato, poi arriva una nota tra il pompelmo e l’arancia e, discendendo, di susina di Monreale e pellecchiella del Vesuvio, poi di fiori di zagara e finocchietto selvatico, camomilla e salvia essiccati, con una chiusura lieve da miele di corbezzolo. Leggermente astringente, il sorso prosegue agile in bocca per la bella freschezza e, intanto che arrivano le note agrumate, ora più decise e quasi da cetrangolo, una lieve nota sapida si fa spazio ed infine una chiusura tra l’ammandorlato e l’amaro garbato dello stesso miele percepito all’olfatto. Tagliolini cacio e pepe con scorza di limone e pepe di Sichuan.

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