Ebook
Share

Silenzio. Gelo. Faccio finta di nulla, mi giro facendo finta di aver visto una cosa sensazionale, indico nel vuoto mangiandomi le parole e tergiverso, distraendo il mio interlocutore…
Dentro di me penso: “Di cosa mi sta parlando questo? Barbara prendi tempo, inventati una nuova teoria della relatività, parla del tempo che funziona sempre, fai finta di svenire…”.
Tutto ciò capitava qualche mese fa, periodo in cui mi affacciavo nel mondo dell’editoria senza nessuna esperienza in materia, né con alcuna conoscenza delle novità che il settore, tutt’altro che immobile ed improduttivo, elaborava e proponeva costantemente.

Tornata a casa mi informai su questo strano strumento virtuale di conoscenza chiamato appunto “ebook” e scoprii, non senza sentire una profonda vergogna, che si trattava dell’edizione digitale del libro. A ripensarci avrei dovuto capirlo dalla parola stessa, ma alcune volte ti trovi in situazioni in cui certe domande ti spiazzano e i neuroni non riescono a mettersi in moto neanche con l’ausilio dell’ultimo sistema di emergenza che ho installato, costituito da criceti addomesticati che corrono nel mio cranio nel vano tentativo di produrre energia mentale.
Un libro digitale, quindi… E che fine ha fatto l’ineguagliabile sensazione di estasi feroce al contatto con la carta? o col profumo dei fogli freschi di stampa e l’inchiostro che segue dolcemente il susseguirsi delle parole? E soprattutto con quali strani supporti poteva venire visualizzato, visto che lavoro nel settore informatico e non ne sapevo nulla? Dovevo assolutamente informarmi.

Fu così che spulciai la rete, soprattutto attraverso Twitter e i miei contatti inerenti l’editoria. Scoprii di essere in uno stato di totale ignoranza rispetto all’argomento. Soprattutto, le riserve da me espresse che riguardavano il dubbio metafisico dell’impossibilità di abbandonare il vecchio formato cartaceo, erano condivise dalla maggior parte dei lettori, e andavano a creare un divario invalicabile fra due filoni: i puristi della carta e quelli che invece vedevano il futuro del libro nelle innumerevoli possibilità del digitale.
Inoltre scoprii l’esistenza dei visualizzatori di ebook, soprattutto nel nuovo gioiellino ipertecnologico che mi ero comprata di recente: lo smartphone. Fu così che installai Kindle ed iniziai a “smanettare” nel mondo delle parole digitali, scoprendo un mondo totalmente nuovo. Constatai che la sensazione della carta in effetti mi mancava, ma che c’erano anche non pochi vantaggi derivanti da questa nuova diavoleria elettronica, primo fra tutti la grandiosa funzione “Search” all’interno del libro che mi permetteva di andare a ricercarmi passaggi che mi avevano colpito maggiormente o la funzione di sottolineatura che mi permetteva di evidenziarli e riprenderli quando volevo. Continuando ad informarmi sulle novità e le possibilità di questo nuovo mezzo, scoprii che si pensava a degli scenari futuri in cui, all’interno dell’ebook, potessero essere inseriti non solo audio musicali, ma anche cartine di google richiamabili dall’utente, immagini e altri allegati di approfondimento davvero utili per il lettore che avesse voluto approfondire uno specifico argomento. Soprattutto ciò permetteva all’utente, pigro per definizione, di averli già lì a portata di mano, senza doversi preoccupare di cercarli. Pensai immediatamente ai grigi anni di scuola, curva sulle innumerevoli enciclopedie e al tempo che avrei potuto risparmiare se a quei tempi avessi avuto a disposizione un simile tesoro.

Incontrai nuovamente il mio amico e, parlando del più e del meno, ripresi l’argomento, facendo finta di conoscerlo a menadito, cosa che ormai era quasi vera.
“No, il mio libro non è pubblicato anche in ebook…”.
Lo spiazzai, probabilmente non si ricordava della domanda fattami mesi prima. Dal suo sguardo sullo sbalordito penso che abbia pensato: “Beh e mi rispondi dopo mesi e dopo essere svenuta e avermi rifilato un’assurda storiella sulla relatività che non stava né in cielo né in terra?”, ma non disse nulla a riguardo. Il suo viso si fece divertito mentre mi disse: “E cosa aspetti ad adeguarti?”
Accidenti, lo sapevo che mi avrebbe fregata anche stavolta, d’altronde è lui che stimola ogni volta le mie innovazioni personali, siano esse mentali, comportamentali e così via…
Stavolta mi inventai un dubbio storico sull’autenticità della poetica leopardiana seguito da un’improvvisa nausea e corsi in bagno. Ma non era finita qui, stavolta l’avrei fregato…
Una volta ripresami dalla finta nausea, mi informai sulle possibilità di pubblicazione.

Fu così che, dopo un mese, feci in modo di rincontrarlo e, fra un discorso e l’altro, gli dissi: “Sai che ho pubblicato due ebook su amazon?”.
Stavolta il suo sguardo poteva essere paragonato a quello di una persona “normale” alle prese con un caso conclamato di pazzia fulminea e irreversibile.
“Ma stai scherzando? Ne parlavamo giusto l’altra volta…”.
“Eh si, avevo giusto dei racconti che mi avanzavano e li ho accorpati in due raccolte. Sto sperimentando! Certo non diventerò ricca, li ho messi ad una cifra irrisoria e gli utenti che utilizzano quel formato non sono tanti, però è una bella soddisfazione essere editori di se stessi e vedere che qualcuno li compra…”.
Mi guarda curioso e mi dice: “Visto che sei informata, avrai sentito parlare di casi come “Google Book Search” e il francese “Gallica” vero?”.
“Eh no, dai, adesso basta!!!”

Leave a comment.