Galileo Galilei davanti al Tribunale dell'Inquisizione di Cristiano Banti
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Articolo di Sandra Giuliana Granata

Credo in ciò che crede la Santa Madre Chiesa”: quando solo l’abiura salvava dalla Santa Inquisizione

L’Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio e della Verità, come l’eretico nasce dal santo e l’indemoniato dal veggente”.

Le parole di frate Guglielmo da Baskerville nel “Nome della Rosa” non sono state pronunciate contro la Santa Inquisizione, ma rendono bene l’idea del sentimento che aveva spinto i tribunali ecclesiastici a perseguitare i nascenti movimenti ereticali, spirituali e pauperistici, durante tutto il Medio Evo. Le eresie (dal greco hairesis, “scelta”) che si moltiplicarono dopo il Mille, spesso nascevano da moti di ribellione di personalità ascetiche, disgustate da un clero corrotto che praticava il concubinaggio, la simonia e la vendita delle indulgenze. Altri movimenti erano nati rifacendosi ad antiche religioni sorte nell’Estremo Oriente e in Persia, come la fede madzeista e il manicheismo. La tradizione religiosa dualistica su chi si fondavano il madzeismo e il manicheismo (fede, quest’ultima, abbracciata da un giovanissimo sant’Agostino che in seguito ne divenne un tenace avversario), si basava sulla certezza che sia perenne la lotta fra Bene e Male. In Occidente, il dualismo fu abbracciato dapprima dai Bogomili e in seguito dai Catari.

I Bogomili erano seguaci di una dottrina fondata in Bulgaria. Credevano che Dio avesse avuto due figli: Gesù (buono) e Satana (malvagio). Per salvare l’umanità da Satana, Gesù avrebbe preso sembianze umane nascendo da un orecchio di Maria. I Catari, invece, avevano cercato di dare una risposta al perché dell’esistenza del Male nel mondo. Credevano che Satana non fosse una creatura di Dio e un angelo ribelle, ma una divinità primordiale potente quanto Dio stesso e che avesse creato il mondo materiale; in seguito, aveva intrappolato gli angeli caduti nei corpi umani. Per questo motivo ritenevano ingiusto avere figli, pur continuando ad avere un profondo rispetto per la vita: procreare significava intrappolare nuove anime nella prigione del corpo. Il Papato reagì con durezza: dopo aver tentato con ogni mezzo di ostacolare la diffusione del catarismo, bandì contro i catari una crociata “anomala” perché, per la prima volta nella storia della Chiesa, cristiani combattevano contro cristiani. Allo scopo di riportare negli argini dell’ortodossia il fiume di uomini e donne che avevano abbracciato movimenti che si discostavano dalla vera fede, durante il Sinodo di Verona del 1184, papa Lucio III istituì i tribunali ecclesiastici che sostituirono la pratica giuridica dell’ordalia. La procedura dell’ordalia, nata in Germania, consisteva nel sottoporre i presunti eretici a prove di resistenza al dolore o a duelli: se fossero stati realmente innocenti, Dio avrebbe dimostrato la sua benevolenza salvandoli. I processi istituiti dall’Inquisizione, invece, erano molto seri e scrupolosi: in nome dell’ortodossia cattolica stabilita dai concili ecclesiastici, migliaia fra coloro che avevano dapprima abiurato e poi riabbracciato la fede che avevano rinnegato durante il processo, vennero condannati al rogo.

Gli inquisitori erano tutti uomini di fede sostenuti dalle autorità civili. Per sconfiggere sul nascere le eresie, in un primo momento i vescovi erano stati incaricati di vegliare sulle rispettive diocesi. Ma, il più delle volte, essi provenivano da nobili casate compromesse con il potere feudale e la Santa Sede non poteva essere sicura della loro lealtà. Così, papa Gregorio IX, nel 1231, sollevò i vescovi dall’incarico e lo affidò a giudici scelti fra gli ordini mendicanti, i quali avevano giurato fedeltà e obbedienza alla Chiesa. I francescani erano predicatori appassionati, mentre i domenicani erano coltissimi teologi: proprio a questi ultimi venne affidato il compito di stabilire le regole dell’Inquisizione. Bernardo Gui, Jakob Sprenger e Heinrich Kramer sono tra i più celebri inquisitori domenicani passati alla storia per la loro efferatezza, simboli di uno dei periodi più oscuri e controversi nella storia della Chiesa. Se in parte la loro triste fama deriva dalla leggenda nera messa in circolazione nel Settecento dagli illuministi per attaccare la Chiesa Cattolica, le torture volte a costringere gli eretici a rinnegare il loro credo, erano reali e autorizzate nel 1252 da papa Innocenzo IV con la bolla pontificia “Ad Extirpanda”.

Ognuno di essi fu autore di manuali che insegnavano le regole per diventare esperti inquisitori. Gui scrisse la Pratica Inquisitionis Hereticae Pravitatis, in cui aveva raccolto tutte le sue conoscenze sulle eresie e sulla stregoneria, mentre Sprenger e Kramer scrissero il trattato più famoso nella storia dell’Inquisizione: il Malleus Maleficarum. Nonostante venisse ristampato ben trentacinque volte in un periodo ancora privo dei mezzi di stampa moderni, il Malleus Maleficarum non conteneva regole originali. La maggior parte delle norme contenute in esso erano state estrapolate da trattati ancora più antichi di altri due famosi inquisitori domenicani: il Directorium Inquisitorum scritto oltre un secolo prima da Nicolas Eymerich e il Formicarius di Johannes Nider. Può forse risultare difficile riuscire a comprendere perché all’epoca non venissero sollevati dubbi sulla reale “santità” dell’Inquisizione e sulla sua autorità, senza provare a calarsi nella mentalità del tempo. Gli uomini del Medio Evo, dai mendicanti ai re, conducevano una vita improntata ad una fede radicata e superstiziosa, rivolta costantemente a Dio. La Chiesa di Cristo sulla Terra non poteva, quindi, essere considerata ingiusta quando combatteva i nemici della sola Verità rivelata.

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