Murales indipendentista basco
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di Grazia Noseda

Vivere fuori dagli schemi, privi di regole imposte, senza limiti e confini, liberi di sognare, di volare in alto e tuffarsi giù, abbigliarsi e muoversi come nessun altro, idoli di noi stessi nella moda, nel gusto musicale. nella creatività piccola o grande, capaci di fissare l’eternità in un solo attimo e di correre fino a vincere il tempo: essere indipendenti da tutto e da tutti sempre o almeno una volta, per ritrovarci ancora unici.

Realtà per pochi o utopia collettiva? L’idea di rendersi autonomi, capaci di provvedere da soli al proprio sostentamento e alla propria guida è forse insita in noi, giacché fin da piccoli muoviamo i primi passi alla scoperta-conquista di ciò che ci sta attorno. Ma quello che ci affascina per l’imponderabilità iniziale finisce spesso per inghiottirci e dominarci con le sue specifiche malie. La nostra sembrerebbe l’epoca dell’assoluta indipendenza, in grado, come siamo, di superare difficoltà e barriere spazio-temporali, eppure la nostra indipendenza urlata e prepotente spesso si infrange, richiamandoci all’ordine, addirittura nell’attesa di un semplice squillo di cellulare.

Un mezzo di comunicazione, simbolo di modernità, che col passare degli anni, da utile strumento, è diventato sempre più l’inseparabile compagno del nostro quotidiano che, in continua ricerca del “campo”, vive al nostro fianco: ci dà la sveglia, lavora, studia, mangia e viaggia con noi. Non vogliamo freni, non abbiamo bisogno di niente, le consuetudini ci infastidiscono, ma silenzio … squilla, o meglio, suona un cellulare! Abituati, da qualche anno, a trilli bizzarri e a celeberrime suonerie, da un po’ di tempo a questa parte ascoltiamo veri e propri concerti di sinfonie polifoniche, che vibrano e chiamano da apparecchi sempre più ridotti in versione bonsai.

Un occasione in più per affinare l’orecchio (o assordarsi del tutto!) e approfondire la propria cultura musicale da un lato, ma anche la spinta megalomane a rincorrere, ad ogni costo, una personalizzazione sonora, da esibire nelle circostanze meno opportune. Dalle molteplici forme e vestito di mille colori il cellulare è presente in ufficio, dove già si fanno sentire i telefoni fissi, l’interfono, il fax ecc.; all’ospedale, per sostituire il cercapersone; in chiesa e al ristorante, perché comunque dobbiamo essere raggiungibili; in aereo dove rimane acceso fino all’ultimo istante; sul treno, incurante della tranquillità degli altri passeggeri; e, per rassicurare i genitori angosciando gli insegnati, ha fatto il suo ingresso a scuola, dove interpreta la sua doppia vita di cupido “ricaricabile”.

Fra i più giovani, trionfano gli SMS e gli MMS, i messaggini da inviare con gerghi sibillini per la comune idea di velocizzare il risparmio; il tempo è denaro, soprattutto, quando ci si riferisce ai costi delle telefonate, ma poi non sempre ci si capisce e allora…
Indispensabile accessorio, superaccessoriato a sua volta, con auricolari, che danno l’impressione di assistere a monologhi sconclusionati di passanti in giacca e cravatta, o completo di kit vivavoce, ideale per le conversazioni “riservate” in auto, il cellulare, per stare al passo e riscuotere sempre nuovi entusiasmi e, soprattutto, acquirenti, segue la moda e l’evoluzione della tecnologia. Così sui policromi display dell’ultima generazione si possono leggere le notizie di cronaca, vivere l’emozione di un goal e navigare in internet, ma anche scattare e trasmettere foto o video clip, e finalmente telefonarsi faccia a faccia.
Un innovazione assolutamente non trascurabile quest’ultima come si vede dagli spot e che, a detta di autorevoli sondaggi, sta conquistando intere categorie di artigiani e professionisti. Pare, infatti, che grazie all’abbattimento delle barriere visive, che la telefonia mobile ha realizzato dotandosi di videocamera, gli idraulici possano finalmente consultarsi fra loro e localizzare il guasto.

Se questo non è un vero e proprio miracolo dei tempi?!
Fermo restando il problema del campo, le famigerate “tacche”, che nei nostri centri storici risentono di lunghe zone d’ombra… buona fortuna per le riparazioni.
Se qualcosa non dovesse andare, basta comunque saper cercare: da qualche parte c’è pur sempre un ribelle indipendente che magari non ha troppa confidenza con la tecnologia e si lascia ‘influenzare” dall’esperienza empirica del suo saper fare
Tutto questo per significare che essere indipendenti sempre e comunque potrebbe rappresentare una meta ardua e forse innaturale per i più. Cerchiamo piuttosto di imparare a ragionare e selezionare quello che è più idoneo a farci essere e non apparire, così come a scegliere e criticare, nel bene e nel male, chi ci può e deve rappresentare o stimolare le nostre giornate.
La dipendenza di qualsiasi natura essa sia deve essere identificata come tale e messa in discussione, ma per far questo occorre studiare. Per sfuggire e rifiutare la metrica di un verso occorre conoscerla. Gli esempi sono tanti, ma soprattutto per essere indipendenti, non si deve cadere nella schiavitù della dipendenza dall’indipendenza…

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