Il romanzo Soltanto una donna
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“Dopo la notte”, edito da Il filo editore nel 2009, parla di un argomento di stretta attualità, ossia la condizione della donna nella cultura musulmana.

Il libro è ambientato nella ricca Milano, dove si affronta una storia difficile, terribile. Una storia che racchiude centinaia di storie simili. Un cortocircuito culturale che giustifica la violenza, fino ad arrivare all’omicidio per la disobbedienza familiare. La violenza contro le donne diventa uno strumento condiviso, accettato da tutti i membri della famiglia, dove le regole vengono dettate e accettate. Si parla di una famiglia immigrata in Italia, in cerca di una stabilità economica, che trova a Milano. Un padre, grande lavoratore ma estremamente conservatore; una madre, che pur avendo una formazione e cultura elevata, sottostà alle disposizioni del marito. I maschi sono i privilegiati, nessuna regola per loro.

Notte è la figlia, con l’ambizione di diventare stilista, segue una scuola apposita, che però è troppo “liberale”, per la famiglia. Mette in testa alla ragazza di poter scegliere il proprio destino, compreso naturalmente il proprio marito, che invece viene scelto dalla famiglia. Lei si oppone, cerca di rifiutare l’imposizione. Confida tutti i suoi sentimenti alla cugina, alla sorella, ma soprattutto ad un diario che sarà la prova a cui risalire per scoprire la verità. Notte viene barbaramente uccisa dal fratello e dagli amici perché scoperta in strada a passeggiare senza velo. Così, senza scampo.

La vita continua per la famiglia, ma chi sapeva non vuole arrendersi alla realtà. La cugina di Notte, innamorata di un “infedele” italiano, cerca in tutti i modi di riabilitare la figura di Notte, che nel frattempo era stata accusata di essere impazzita, di essersi meritata una fine così. Tutto un susseguirsi di assurdità, violenze, menzogne che portano all’assassinio della sorella di Notte ed al suicidio della cugina. Una serie di morti assurde, che portano in carcere i colpevoli, i familiari, senza però provocare loro nessun pentimento, convinti della loro assoluta ragione. Il libro ci offre la “cronaca di una morte annunciata”, una follia che si materializza nel sangue. La gelosia, la concezione del possesso dei propri figli, la convinzione che nella tradizione ci sia ogni risposta, la noncuranza di leggi condivise nelle società laiche, tutto questo e molta, troppa ignoranza provocano morte, fisica e sociale di tanti ragazzi e ragazze.

Ci sono, per fortuna, tantissimi ragazzi di seconda generazione che vivono in Italia, studiano, amano e scrivono in piena libertà. Il libro ha la capacità di essere distaccato dagli avvenimenti raccontati, si costruisce la macabra cronaca lasciando al lettore l’onere del giudizio. Una storia che testimonia la grande voglia di libertà che si scontra con un muro che provoca morte e disperazione.

Il secondo libro, “Soltanto una donna”, edito da Albatros nel 2011, parla di una donna che ha difeso la libertà di tante donne. Parla di emancipazione e della volontà di lottare fino alla morte.

La donna, Olympe de Gouges, vissuta nel pieno della Rivoluzione francese, ha incarnato in pieno lo spirito della stessa. I tre credo: libertè, egalitè, fraternitè, in lei come persona, ma soprattutto nei suoi scritti, trovano la più alta espressione.

Un periodo di luci ed ombre, dove ancora oggi si discute sui metodi. Si dice giacobino, colui che usa la giustizia come arma di conservazione del potere, quello che attuò Robespierre nel suo periodo di comando. Tutto ciò che era contro i principi della rivoluzione doveva essere eliminato, anche il minimo sospetto di una critica al regime, veniva tacciato di essere reazionario, vicino all’Ancien Régime.

Libertà si, ma come dico io, si potrebbe ironizzare su molte condanne di quegli anni. La libertà era una pratica difficile per gli uomini, per le donne era un’eresia da non perdonare. Sicuramente la nostra Olympe, eroina contro la sua volontà, godeva di molti privilegi, facendo parte di quella ricca borghesia che ambiva ad una Francia democratica. I ricchi potevano occuparsi di cultura, moda, economia, e di politica. Ma le donne dovevano stare al loro posto: al lavoro di casa o nei salotti alla moda. Certo, ci sono state donne che hanno raggiunto posizioni di grande potere nella società, nella monarchia prima, e nella repubblica poi. Ma Olympe non aveva ambizioni politiche, lei amava il suo paese e lo dimostrava con i suoi testi. Prima con la richiesta di rappresentanza delle donne, (la possibilità estendere il diritto di voto), poi con la critica aperta alla gestione del potere rivoluzionario. Detestava la pretesa di moralità assoluta del “prete” Robespierre, detestava questo mettersi al di sopra di tutti, poter condannare senza ammettere mai un errore. Non si stancò mai di condannare la falsa democrazia, la pretesa di governare col terrore, e per contro continuava sempre a rivendicare l’intelligenza femminile. Scriveva di continuo: pampleth, saggi politici, testi teatrali. E fu proprio un testo teatrale, che ne proclamò la condanna a morte. Dopo aver sfidato tutti con la pretesa di una uguaglianza tra francesi ed africani, criticando apertamente lo sfruttamento degli schiavi nelle colonie. Se doveva essere uguaglianza, doveva essere universale, pensava Olympe. Una storia raccontata con dovizia di particolari, con una padronanza della materia che affascina il lettore. Entrare con l’immaginazione in un periodo così lontano, e però così radicato nella memoria collettiva, per distrarre l’attenzione su altri aspetti della rivoluzione, non era un compito facile. Anche qui la maestria dell’autrice ci persuade del suo talento.

Da leggere entrambi, in assoluta libertà!

Nata nell’80 a Magenta (MI), vive a Meda (MB), liceo classico, poi Scienze della Formazione corso di Laurea in Scienze dell’Educazione con laurea nel 2004. Collabora con diversi giornali on-line e blog come: “Il Legno Storto”, “L’Occidentale”, “Al-Maghrebiya”, “Ebraismo e dintorni”, “Democratici nel mondo”, e i blog “Il Jester” e “Qelsi” (Questa è la Sinistra Italiana), e Banzamedia srl.

1 thought on “Alessandra Boga, due romanzi brevi su morte, amore e libertà

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