Media revolution
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La storia dell’uomo ha attraversato diverse fasi corrispondenti e parallele allo svilupparsi delle sue conoscenze nell’ambito scientifico e nel versante tecnologico. Questo lento progredire delle abilità e degli strumenti per facilitare la conoscenza dell’individuo, ha subito una netta accelerata a partire dalla metà del XV secolo con la scoperta della stampa. Questo “salto” da una conoscenza tramandata per lo più oralmente ad una in cui la parola stampata ha creato le possibilità di una cultura immediata e di massa, ha cambiato drasticamente i modi e gli strumenti con cui l’uomo si rapporta al sociale e al suo modo di percepire ed assimilare le informazioni.

A partire dalla “Galassia di Gutenberg”, come la chiama il sociologo canadese McLuhan (1911-1980) titolando così il suo libro, assistiamo all’ingresso nell’era moderna ed al conseguente passaggio dalla cultura orale alla cultura alfabetica, dove la parola perde di forza e vivacità assumendo un significato puramente mentale, visivo. Questa trasformazione, sempre secondo McLuhan, porta ad una tecnologia dell’omogeneizzazione, dell’individualismo e del nazionalismo. Secondo questa teoria, sfociante nel determinismo tecnologico, i media influenzano totalmente la massa che starebbe inerte ed assimilerebbe le informazioni in modo passivo, senza riuscire a reagire sviluppando un pensiero indipendente.
Pur senza abbracciare tesi tanto estreme, è comunque palese la capacità dei media di diffondere velocemente ed in modo massificato pensieri, notizie ed informazioni. Ne deriva che il modo in cui queste sono organizzate influenza totalmente il processo di percezione delle stesse da parte dell’uomo. Con l’avvento di mezzi quali la radio prima e la televisione dopo, questo fenomeno è cresciuto e ha sviluppato delle tecniche sempre più sofisticate che consentono un’inoculazione sempre più profonde nella vita dell’individuo. Un esempio di influenza mediatica nel sociale è, ad esempio, il consumismo. L’efficacia con cui esso viene instillato e rincarato dipende dai messaggi che i mass media proiettano nell’immaginario collettivo. Tanto da suggerire l’idea che il comprare rappresenti un valore aggiunto rispetto al lato più spirituale dell’esperienza di vita. Il risultato è una distrazione della coscienza, che viene distolta dai turbamenti in direzione di una vita più frivola e sgombra da problemi esistenziali e di identità. Questo implica l’assenza di sentimenti quali la consapevolezza dell’individuo inserito in un contesto sociale e una maggiore malleabilità a livello di idee. Malleabilità che può essere utilizzata per il raggiungimento di obiettivi non solo commerciali, ma anche e soprattutto politici. Queste possibilità dei mass media non sono passate inosservate agli occhi dei politici e sono state utilizzate a livello propagandistico e di mantenimento dello status quo. Ciò ha comportato dei reali cambiamenti dell’opinione pubblica e delle sue “ideologie”. Quando la televisione si è diffusa tanto da essere presente nelle case di ogni individuo, essa è diventata fondamentale per la trasmissione e l’incanalamento di opinioni ed idee riguardanti la vita sociale e politica della comunità.

Ma chi ha basato le sue capacità di propaganda e condizionamento del pensiero su questo mezzo, non ha fatto i conti con l’evolversi della tecnologia e con l’avvento di altri canali capaci di influenzare la società in continua evoluzione. L’omogeneizzazione di cui parla McLuhan, che vede l’individuo, inserito nella massa, incapace di reagire al bombardamento mediatico, non tiene conto dell’uomo in quanto mente audace ed in grado di rigenerarsi, evolversi e trasformarsi nelle situazioni di crisi. Se è indubbio che la società ha subito questo tipo di influenza ideologica veicolata dai mezzi di informazione, è anche vero che un altro canale di fondamentale importanza nella storia dell’uomo, e cioè Internet, ha rivoluzionato il ruolo dello stesso individuo nel suo relazionarsi con i media. Nella grande Rete esso non è più accompagnato nel suo processo di conoscenza passivo ed unilaterale, ma ha la possibilità di scegliere le informazioni che più gli interessano e di orientarsi individualmente all’interno degli argomenti a lui più affini. Inoltre, attraverso i social network, i blog e le altre forme di scambio che internet offre, l’individuo ha la possibilità di confrontare diverse idee e di associarsi con persone che seguono aree di interesse complementari. Il contatto immediato con culture differenti ha anche portato alla crescita di una identità come cittadini nel mondo, aperta al confronto ed all’innovazione. Questo è successo in numerosi paesi del medio oriente, dell’oriente e del nordafrica con la cosiddetta Primavera araba che ha rappresentato (e rappresenta tutt’oggi) la “Rivoluzione”. Primavera perché rappresenta un risveglio, un ridestamento della propria identità che vuole vedere soddisfatti i propri diritti fondamentali, che tende verso la libertà intellettuale. Se prima si era abituati ad una visione della “Rivoluzione” come uno scendere in campo urlando coi forconi sollevati, oggi questo modello sembra superato per lasciare il campo ad una rivoluzione mediatica capace, attraverso la velocità di scambio diretto ed immediato di informazioni tipica di Internet, di dilagare ed espandersi più in profondità rispetto ai vecchi mezzi di informazione utilizzati per la propaganda politica.

Assistiamo ad un caso simile attualmente nella politica italiana. Il partito M5S, infatti, attraverso un lavoro durato anni di ricerca e reclutamento di individui con le stesse idee ed obiettivi, è riuscito ad infiltrarsi in un sistema ormai consolidato, ma evidentemente vecchio e staticamente ancorato a se stesso. Tutto ciò deriva da un corrispondente immobilismo nella politica, arrivata al dissolvimento delle ideologie, macchiata dalla corruzione e dall’incertezza. Uno scenario politico aggravato dalla crisi economica e dal conseguente impoverimento del cittadino medio, le cui reali esigenze e richieste vengono ignorate dalla classe politica. Ed è così che, negli anni scorsi, sono nate delle liste civiche di persone (appartenenti a differenti gruppi politici, ma uniti negli intenti) che non si sentivano rappresentate dalla politica attuale e che si sono svegliate e lottano per migliorare la propria condizione economica e sociale. La Rete in questo senso è diventata lo strumento di aggregazione ed associazionismo, una sorta di collante che ha permesso la nascita e lo sviluppo di questo movimento. Questo episodio rappresenta una novità rispetto alle forme di dissenso precedenti che avevano riguardato azioni violente e di piazza. In questo caso la lotta si basa su un movimento che affonda le radici in una conquista democratica del potere ed i modi per esprimerla sono assolutamente legali.

Gli effetti di questa trasformazione, che è valsa al M5S circa il 25% delle preferenze alle recenti elezioni politiche, non sono ancora prevedibili né si può ipotizzare cosa succederà e quali ricadute avrà nel sistema sociale e politico futuro. Infatti, nonostante l’uomo sia riuscito in parte a liberarsi da un fattore di indottrinamento come la televisione e i suoi canali di propaganda culturale e politica, il rischio dell’omologazione denunciato da McLuhan esiste anche nel contesto dei nuovi media.

Non resta che osservare la scena politica odierna, anche se gli effetti veri e propri probabilmente si capiranno solamente fra qualche anno, quando l’onda d’urto di questo recente ed improvviso cambiamento si sarà placata e avrà mostrato i suoi frutti. La speranza è un contenimento dei danni, ma non è detto che questo momento storico non delinei l’inizio di un nuovo modo di intendere la politica e di reagire consapevolmente come cittadini e partecipare direttamente alla vita attiva del paese. Ad ogni modo esso rappresenta la rottura, il cambiamento, l’uscita dall’improduttivo immobilismo, per cui, seppur con i dovuti timori e comunque vadano le cose (o che succeda per induzione), sembra rappresentare uno spiraglio di rinnovamento nello scenario politico attuale.

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