Le conflit
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Esiste un libro, un saggio per la precisione, intitolato Le conflit, la femme et la mère che, pubblicato a febbraio 2010, è diventato un caso letterario in Francia.

La sua autrice, Elisabeth Badinter, filosofa femminista e madre di tre figli, con la sua opera ha generato un forte dibattito in Francia, accusando quelli che lei definisce “neonaturalisti” di incatenare le donne al ruolo di madre perfetta, di spingerle alla rinuncia alla carriera, all’annullamento totale a beneficio della prole.
La Badinter in particolare, riferendosi all’argomento dell’allattamento al seno, sostiene che le posizioni “neonaturaliste” negano alla donna il diritto di scegliere e la obbligano, moralmente e con il sostegno di precise leggi nazionali, all’allattamento naturale.
Tra le giornaliste italiane che hanno dato spazio alla notizia ci sono Maria Laura Rodotà, che con un pizzico di ironia dedica il suo articolo alle “mamme mediocri”, e Anna Maria Merlo, corrispondente da Parigi per “Il Manifesto”, nel cui pezzo si trova un quadro sociale sul tema della maternità in Francia molto utile per comprendere la posizione provocatoria della Badinter.

La filosofa francese confessa a Maria Laura Rodotà di aver deciso di scrivere il tanto discusso saggio in seguito al decreto del 1998 dell’allora ministro della Sanità Bernard Kouchner che proibiva di rimborsare il latte in polvere alle puerpere.
Una posizione, quella del ministro francese, in linea con il Codice internazionale dell’OMS che proibisce la pubblicità sul latte artificiale al fine di disincentivare il suo uso a favore del latte materno.
Tuttavia una decisione simile, seppure nel rispetto della salute del bambino e contro un business internazionale incurante del bene pubblico, mostra il fianco alle critiche pungenti di una femminista come la Badinter, che scorge in essa un’involuzione della società francese.
Infatti, sebbene la Francia sia tra le nazioni più attente in Europa alle politiche della natalità e al tema della conciliazione di maternità e lavoro, con decreti come quello di Kouchner per la filosofa fa il gioco di quei “neonaturalisti” che concepiscono la donna prima di tutto come madre, il cui tempo e le cui energie devono essere dedicate ai figli innanzitutto. Una madre scimpanzé, per utilizzare l’espressione fortemente provocatoria della Badinter, che ha l’obbligo morale di sacrificare la propria vita e il proprio corpo ai figli, che non può permettersi di scegliere liberamente di non allattare e che rischia il duro giudizio di “madre mediocre” se sceglie di affidare il proprio neonato alle cure di un asilo nido piuttosto che rinunciare all’ufficio (Oltralpe, come testimonia la giornalista Anna Maria Merlo, i bambini sono accettati negli asili nido a partire dai due mesi, dalle sette e trenta del mattino fino a sera).

La posizione della Badinter si spinge fino a considerare la scelta di non avere figli come l’opzione estrema di libertà delle donne che non intendono rinunciare ad alcunché a favore dei propri bambini. Edonismo integralista contro i venti del neonaturalismo che spirano in Francia.
Ma in realtà una posizione simile esclude la scelta di cercare, seppure faticosamente, un compromesso tra l’essere madre, esserlo fino in fondo allattando naturalmente, ed essere una lavoratrice.

Probabilmente il saggio della Badinter può fornire degli spunti interessanti se si considerano i suoi contenuti come delle graffianti provocazioni spinte fino al paradosso. Ed in effetti anche in Italia, dove il libro non è ancora giunto tradotto, le posizioni della filosofa francese hanno suscitato un dibattito acceso soprattutto sul web.

È interessante ad esempio lo scambio di idee nato sul sito “Femminismo a Sud”, in cui a dispetto della matrice femminista di chi scrive, le opinioni della Badinter non sono unanimemente condivise.
Viviana Esposito coglie un punto di criticità del saggio: “nel discorso portato avanti dalla Badinter sembra che le donne che decidono di non avere figli siano libere, mentre a me sembrano egualmente schiave… Se queste donne decidono di non avere figli perché non ne sentono la necessità allora la loro azione è sacrosanta, se invece lo fanno perché non c’è possibilità di conciliare le due cose, perché la maternità ha delle ricadute sul loro percorso lavorativo, a quel punto mi viene da pensare che la tanto decantata libertà di scelta non ci sia neanche per loro. Se il problema è l’inconciliabilità dei due mondi, quello familiare e lavorativo, la soluzione, per quanto mi riguarda, non è nell’eliminare uno dei due ma lottare affinché la società cambi e permetta alle donne di poter essere ciò che vogliono senza porre alcun limite”.

Se l’effetto di polemiche feroci come quelle della Badinter è far nascere il dibattito sul tema della maternità, sul diritto di sceglierla liberamente e sul diritto di allattare conciliando vita familiare e lavorativa, allora ben vengano i paradossi e le teorie veterofemministe.
Un dibattito purtroppo ancora debole in Italia dove, rispetto alla Francia che vanta un tasso di natalità fra i più alti d’Europa, si registra una natalità bassissima per la mancanza o la debolezza di politiche a sostegno della famiglia e per l’esistenza nel mondo del lavoro di odiose discriminazioni verso le donne che scelgono la maternità.

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