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Un pezzo di storia contemporanea è stata rievocata dagli attori Bebo Storti e Fabrizio Coniglio nello spettacolo Il testimone, uno degli appuntamenti di gennaio al Taetro Civico di Sinnai. I testi scritti dallo stesso Coniglio e da un narratore d’eccezione, Mario Almerighi si ispirano a fatti realmente accaduti nel contemporaneo dimenticato di un’Italia troppo spesso indifferente alla memoria di chi, per amore del proprio paese, è tragicamente scomparso.

 

Il pretore d’assalto, così veniva definito Mario Almerighi, dalla stampa degli anni ’80 e’90, racconta la sua amicizia col magistrato Giacomo Ciaccio Montalto ucciso il 25 gennaio 1983, quando scopre e gli confida il ruolo centrale della mafia di Trapani nei traffici d’armi, nella raffinazione di eroina, nei rapporti tra stato e Cosa Nostra.

E’ un capitolo di storia drammatica che nella narrazione non tralascia i lati, alcune volte ironici, del legame tra Almerighi e Ciaccio Montalto. Un’amicizia nata dalla passione per il mare, la musica, l’amore per il proprio mestiere e la giustizia. Il processo per l’omicidio Montalto, spostato e ostacolato in tutti i modi dalle istituzioni italiane rallenterà il cammino verso le verità di quella morte annunciata da segnali del gergo mafioso. Nel 1993 Andreotti sarà sotto processo per associazione mafiosa. Mario Almerighi testimonierà al Processo Andreotti, a costo di tutto, andando addirittura contro il suo avvocato, per l’amico Giacomo, per avere giustizia, per non dimenticare.

 

iltestimoneIl racconto si svolge in un mare immaginario di faldoni e sentenze sospese a fili sottili, come le vite di tante altre vittime illustri i cui nomi rimbombano nell’oscurità della scenografia. La barca di Almerighi, quella pagata in parte col risarcimento avuto nel processo Andreotti, naviga sospinta da una leggera brezza che si trasforma in burrasca all’improvviso. Un metafora che evoca una apparente e tranquilla Trapani che in realtà è un centro di potere mafioso. L’apparente tranquillità è rotta dalle inchieste di Ciaccio Montalto sul riciclaggio di denaro dentro le imprese, le società, le banche, sulle discariche a mare, sul traffico di eroina.

All’amo dei due amici a pesca sulla barca, abbocca una cernia, più tirano la lenza e più scoprono che è grossa e pesante come grosse e pesanti sono le trattative tra mafia e istituzioni.

Un’ombra gobba dall’aria conosciuta, alcuni spari, la morte del magistrato, un biglietto lasciato sulla sua scrivania: “chiamare Mario”.

iltestimonebisIl palcoscenico è vestito di un blu profondo, è il mare in cui naviga la giustizia italiana e la musica di Dalla, Come è profondo il mare, riecheggia più volte durante lo spettacolo.

Un’ancora di salvezza è gettata in quel mare, è la conoscenza dei fatti indispensabile per capire la nostra storia, la nostra identità, la nostra libertà. E Mario Almerighi racconta con precisione i fatti come solo un giudice sa fare.

 

L’idea di trasformare una vicenda così triste in storia gradevole da portare sul palcoscenico nasce da una chiacchierata tra Fabrizio e Mario e dalla creatività di Fabrizio nel tradurre questa storia in termini teatrali scegliendo un grande attore, Bebo Storti

Mario Almerighi ha mantenuto una promessa: “Ho accettato la proposta dello spettacolo per quel biglietto che vidi all’indomani dell’uccisione di Giacomo sulla sua scrivania con scritto “telefonare a Mario”, perché era tanto che lo cercavo. Lui era impegnato notte e giorno ad ascoltare nastri contenenti intercettazioni telefoniche. Quel biglietto è un dovere, da parte mia, per far conoscere la verità.”

iltestimonetrisCosa è cambiato dall’Italia di quei giorni ad oggi?

“Le vicende raccontate non sono solo di quei giorni, è anche l’Italia di oggi. Il potere tende a mortificare e diminuire i livelli intellettivi delle collettività. Per sperare che qualcosa possa cambiare va risvegliata la coscienza sui valori delle nostre radici. Abbiamo la costituzione più bella del mondo e ci sono trattative per cambiarla. Un pregiudicato è parte di questa trattativa”.

Qual è il ruolo della magistratura in questo momento storico?

 

“Non credo che basti l’intervento dei magistrati. La magistratura deve reprimere i comportamenti illegali e ogni tanto ci riesce. La magistratura evidenzia delle patologie, la cura dovrebbe essere fatta dalla politica. Nella storia degli ultimi 40 anni tutte le volte che la magistratura ha evidenziato un fenomeno patologico la politica ha eliminato gli strumenti che avevano consentito quelle inchieste. Ad esempio le intercettazioni telefoniche sono state proibite e sono state fatte leggi ad personam. Esiste un forte conflitto tra politica e legalità.”

 

Mario Almerighi è nato a Cagliari, ha un profondo amore per il mare, da sempre appassionato di barche, paragona alcuni magistrati agli skipper che orientano le vele a seconda del vento che proviene dalla direzione del potere. Vi sono magistrati che non usano le vele, ma i remi per seguire solo e a ogni costo la rotta della legge, uno era Giacomo Ciaccio Montalto.

 

Lo spettacolo finisce, il pubblico applaude gli attori, applaude il ricordo del magistrato ucciso, applaude il coraggio del testimone Mario Almerighi che saluta con un messaggio di speranza:

“I vivi chiudono gli occhi dei morti e le morti aprono gli occhi dei vivi”.

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