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Le dimensioni degli invertebrati, ragni, insetti e crostacei, cambiano in funzione del riscaldamento globale e dell’urbanizzazione. Lo afferma uno studio internazionazionale al quale ha partecipato il CNR, Centro Nazionale Ricerche e l’Università di Torino. I dati di questa singolare scoperta sono pubblicati su Nature e forniscono indicazioni per pianificare le aree urbane in maniera da mitigare l’effetto del riscaldamento globale nelle comunità animali.
In un futuro prossimo il riscaldamento globale influirà in maniera determinante e differente sulle variazioni delle misure corporee di ragni, insetti e crostacei a seconda che vivano in città, in aree naturali e zone frammentate e influirà anche sulle specie che di essi si nutrono.

Cambiamento nella taglia media nei dieci gruppi di animali analizzati in relazione all’urbanizzazione

Allo studio hanno preso parte l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino. La ricerca, finanziata dal governo belga, si è svolta in Belgio e ha riguardato dieci gruppi di invertebrati di habitat terrestri e acquatici con temperature diverse a seconda del livello di urbanizzazione: temperature più calde in città, intermedie in habitat agricoli e meno calde n habitat naturali.

Elena Piano dell’Università di Torino spiega che “i risultati mostrano che in generale le comunità animali sono costituite da specie progressivamente sempre più piccole all’aumentare della temperatura. Una temperatura ambientale più elevata, come quella che si trova in città, aumenta i tassi metabolici e le specie più piccole si riscaldano prima di quelle più grandi, raggiungendo le temperature corporee adatte allaloro attività. Questo è vero soprattutto per gli animali invertebrati, la cui dimensione corporea è quindi legata all’ecostima”.

Esempio di un’area di campionamento in un parco a Bruxelles. I punti rossi indicano il sito delle trappole a caduta per la raccolta di ragni, coleotteri curculionidi e coleotteri carabidi, mentre farfalle e ortotteri sono stati campionati a vista seguendo transetti lineari (foto: Pieter Vantieghem)

I ricercatori hanno registrato diminuzioni di taglia che vanno dal 15% dei crostacei ostracodi al 20% dei coleotteri e dei ragni erranti per arrivare al 45% dei crostacei cladoceri che sono uno degli elementi fondamentali della composizione del plancton di acqua dolce.

“Gli ambienti urbani sono però caratterizzati, oltre che da temperature maggiori rispetto alle aree naturali limitrofe, anche da un’elevata frammentazione degli habitat disponibili, con piccole aree naturali separate da vaste aree completamente antropizzate” prosegue Diego Fontaneto, ricercatore CNR-ISE.

La falena Spilosoma lubricipeda, comune in Belgio. Le comunità di falene in ambiente urbano sono in controtendenza rispetto al trend generale, essendo costituite da specie più grandi e più mobili rispetto alle aree naturali (foto: Maarten Jacobs)

“Abbiamo scoperto che questo elemento aumenta, all’opposto, la frequenza delle specie di dimensioni maggiori. In città abbiamo per esempio trovato specie in media del 10% più grandi nelle farfalle diurne e del 20% nelle falene notturne, nelle cavallette e nei grilli. Per questi gruppi, in ambiente urbano, a causa della frammentazione degli ambienti idonei, sopravvivono quindi le specie di dimensioni maggiori malgrado l’aumento di temperatura”.
“L’effetto di ‘isola termica’ o ‘isola di calore’ che sperimentiamo in molte zone urbane in qualche modo anticipa temperature che in futuro potrebbero registrarsi anche al di fuori delle città”, aggiunge Elena Piano.

Daphnia magna, uno dei crostacei del plancton di maggiori dimensioni, spesso assente in stagni di aree urbanizzate, dove sono presenti solo specie di zooplancton di dimensioni ridotte (foto: Joachim Mergeay)

Anche mammiferi e uccelli, animali a sangue caldo e quindi potenzialmente non influenzati da temperature superiori di pochi gradi, subiscono indirettamente gli effetti che il riscaldamento provoca sull’ambiente e sull’ecosistema, a causa della perdita di prede. “Tutti gli animali insettivori, come uccelli e piccoli mammiferi, dovranno investire maggiori energie per ottenere la stessa quantità di cibo catturando un numero maggiore di prede sempre più piccole”, conclude Fontaneto. “La ricerca fornisce le basi per elaborare un’adeguata pianificazione urbana e aumentare l’effetto positivo delle aree verdi”.

 

 

 

 

Fonti: Consiglio Nazionale delle Ricerche

 

 

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