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di Gianmarco Murru e Ines Macchiarola

Mediterraneaonline intervista Alessandro Politi, Analista politico e strategico globale e Direttore della NATO Defense College Foundation. Docente di geopolitica e intelligence alla SIOI, è stato ricercatore senior per il Ministero della Difesa italiano su America Latina e questioni globali. Ha lavorato con quattro ministri della Difesa, consultando altri tre importanti responsabili delle decisioni e diversi organi governativi.

E’ una guerra lampo, o ci sarà una risposta armata della Nato?

Ogni intervento militare è escluso, perché l’Ucraìna non è un paese alleato della Nato. La Nato difende i paesi alleati o su mandato del Consiglio di sicurezza, che ovviamente non c’è

L’Ucraina non è l’Unione europea e neanche del Patto atlantico, come ci si comporta?

Con le sanzioni. Non è molto incoraggiante sentirlo dire, però questa è la realtà

La crisi umanitaria sarà controllata dai paesi vicini, a meno che la Russia non voglia chiudere i confini…

La Russia non può chiudere i confini se non li controlla. La Russia dovrebbe arrivare ai confini dell’Ucraina con la Nato e l’Unione europea e non è affatto detto che voglia questo.

Sicuramente la comunità internazionale (occidentale) non rimarrà a guardare. Ma oltre le sanzioni, cosa potrebbe fare? Cuba subisce l’embargo americano da più di 50 anni e sopravvivono comunque

Bisogna capire concretamente quale sarà il flusso dei profughi. Ci sarà senz’altro un flusso da Kiev, che è già in corso. Se le operazioni non si estendono all’intero territorio ucraino, vi saranno profughi che resteranno all’interno del paese e verranno assistiti. Se per ragioni varie, come una crisi di panico generalizzata, vogliono passare le frontiere, lì si pone un problema politico e morale. Perché tutto si può decidere a livello di Governo, ma respingere i profughi ucraini in questo momento sarebbe inaccettabile e screditerebbe completamente i valori democratici. Esistono Governi che non hanno mai accettato un profugo umanitario. Brutto precedente. Vorrei sperare che i valori universali dell’uomo vengano fatti valere anche per gli ucraini . Non è detto che i profughi vadano oltre frontiera. Per quel pochissimo che si apprende dell’operazione militare russa, i russi non stanno facendo una grande invasione. E con ogni probabilità non hanno nessuna voglia di farlo.

Il direttore Murru si è posto una domanda di grande buon senso. Cuba è un paese povero, che è riuscito a non collassare in tutti questi anni. Anche l’Iran è stato più volte sanzionato. La differenza tra questi paesi e la Russia è che la Russia ha delle formidabili riserve finanziarie. Quindi si è già preparata ad una sorta di autarchia che a sua volta è costosissima. L’Autarchia del regine di Mussolini, per esempio, è costata tanto ed è rientrata a sua volta tra i costi della Seconda Guerra mondiale. Un Paese che non è connesso con gli altri, perde posizioni da tutti i punti di vista. I russi continuano a vendere il loro gas in modo regolare. Non hanno chiuso i rubinetti. Farlo, al contrario, precluderebbe la chiusura di una fonte finanziaria importante. E’ un tipico caso di interdipendenza.

Quando ci si trova davanti questo tipo di situazioni le scelte non sono molte. E la realtà non è sicuramente bianca o nera. E’ una realtà complessa, facile da spiegare alla fine. Difficile da accettare, a volte. Ma si può spiegare. Non è la prima volta che noi ci siamo trovati con un Paese chiaramente aggressore e non è accaduto nulla. Pensi all’Italia ,quando ha aggredito l’Etiopia. Certo, si poteva chiudere il Canale di Suez, ma non lo si è fatto. L’Italia ha subito le sanzioni che hanno rafforzato il regime. Tuttavia, ha condotto la sua invasione dell’Etiopia senza problemi. Pensi alla Guerra civile di Spagna, dove Italia e Germania nazifasciste hanno tolto le mostrine ai loro soldati, mandando truppe in Spagna sconfiggendone l’identità democratica attraverso l’insediamento di un dittatore spietato che ha rovinato il Paese per decenni. Cosa hanno fatto le altre nazioni, Francia e Gran Bretagna? Hanno applicato sanzioni e vietato la vendita di armamenti alla Spagna. Però l’Unione sovietica ha dato delle armi alla Spagna democratica. A pagamento, però. E’ vero che non siamo più nel XX secolo. Ma è vero anche che le lezioni della storia aiutano a capire. Il problema non è chi vuole morire per Kiev. Se entriamo in guerra con i russi, che cosa otteniamo concretamente? Di sicuro respingiamo ancor più i russi avvicinandoli ai cinesi. Già la stretta di mano tra i due paesi è stata politicamente molto forte durante i Giochi olimpici. La NATO Defense College Foundation ha sviluppato un’analisi politica molto accurata del documento governativo pubblicato in quella occasione

Se il processo di #Peacekeeping avviato con gli Accordi di #Minsk venisse archiviato, minando l’integrità dell’Ucraina, come cambierà lo scenario geopolitico europeo e mondiale?

La violazione della integrità territoriale è avvenuta in modo lampante con l’annessione della Crimea e la creazione di due zone fuori controllo. Parte dei negoziati di Minsk erano negoziati dove bisognava reintegrare i due territori, facendo in modo che in seguito il Governo ucraino le controllasse. Quando si dice che l’Ucraina ha bloccato i negoziati di Minsk, si dice una mezza verità. Allora come arrivarci alle elezioni? All’epoca, esistevano degli interessi politici e geopolitici molto concreti. Gli ucraini temevano di avere due regioni, formalmente e territorialmente ucraini, ma di fatto fuori dal controllo ucraino. Non è un problema nuovo. Lo stesso problema è stato affrontato e risolto in Kosovo. Ad ogni modo è un processo che richiede molto tempo. Evidentemente gli ucraini temevano di essere non in grado di farlo. Avevano le loro valutazioni e ragioni. Potevano anche essere sbagliate. Al di là del fatto che bisogna capire correttamente cosa vogliono le parti e cosa fanno. Sono stati fatti anche degli errori. Non è mai facile trovare un punto di equilibrio. In Italia l’abbiamo trovato nell’Alto Adige, però anche le condizioni erano diverse. Purtroppo Minsk II è rimasto fermo per molto tempo. La situazione si è incancrenita e Putin ha sfruttato questa situazione

Esiste ancora la possibilità di dialogo e una base diplomatica comune?In un incontro con gli imprenditori Putin ha detto che “La Russia è parte dell’economia mondiale “ e non avrebbe intenzione di danneggiare il sistema

Credo che Putin con gli imprenditori italiani sia stato sincero. Ma per quello che riguardava gli imprenditori italiani. E’ un po’ difficile con un’invasione di questo tipo, anche se chirurgica, dimenticare i pregressi del passato. Perché? Perché l’Europa, non è un posto facile. L’Europa ha un passato costellato da 5000 anni di guerre, quando ancora gli Stati Uniti non esistevano. Pertanto, modificare i confini a colpi di cannone è una cosa estremamente pericolosa. In Jugoslavia, la Nato, la Comunità internazionale e l’Onu, sono intervenuti su mandato in parte del Consiglio di sicurezza, precisamente perché non era una guerra da qualche parte lontana. Bensì era una guerra nel cuore dell’Europa. E per molto tempo, delle élite europee. Non era una guerra tribale. In Ucraina – in questo senso la globalizzazione aiuta a capire – non è la guerra in Yemen e Mali che si possono ignorare (a nostro danno, però). In Ucraina, al contrario, è guerra in un’Europa con una scelta del Governo russo al di fuori del minimo di legalità internazionale e dannosa per lo stesso Paese

La crisi energetica scaturita dalle tensioni internazionali, l’ulteriore blocco delle merci e dei trasporti, a Pandemia ancora in corso, unita alle speculazioni finanziarie, sono offensive che minano la sopravvivenza soprattutto delle fasce più deboli. Senza contare morti e feriti.

La Russia è una potenza agile, aggressiva, ma molto fragile. Non solo non siamo usciti dalla crisi mondiale del 2006 che ha massacrato il ceto medio e le fasce più povere. In aggiunta, siamo entrati in questa crisi pandemica che ha dato un colpo durissimo a quanti semplicemente sopravvivevano in questo tipo di economia. Nel merito, il Papa non ha pronunciato soltanto parole, ma ha fornito documenti molto espliciti. In un momento successivo abbiamo registrato l’esplosione dei prezzi del gas: non per la crisi ucraina, bensì per la follia di aver adottato indici di prezzi basati sui mercati ‘spot’ che funzionavano quando c’era abbondanza di energia. Quando altre fonti di energia sono venute meno, i prezzi sono esplosi. In realtà il gas che paghiamo ai russi è a prezzo fisso o a contratti pluriennali. Siamo stati noi europei a non fare scorte. Perché le scorte rappresentano un costo di inefficienza dell’impresa. Poco importa che la gente abbia freddo. E’ controproducente fare questi prezzi da libero mercato quando l’energia non è un libero mercato. L’energia è una questione di sovranità. La guerra pone un ulteriore peso finanziario all’ucraina che ha già delle difficoltà economiche enorme e che senza gli aiuti europei sarebbe collassata.

L’aggravarsi delle tensioni trascina con se un settore strategico come l’agroalimentare. Dall’export di prodotti base della dieta, alle materie prime sia solide che liquide. C’è preoccupazione tra cittadini comunitari e addetti al settore. Quanto è possibile pensare ad un’area di accordo almeno su questi punti?

Anche quando i cannoni tuonano, lo spazio per la diplomazia c’è. Parliamo di diplomazia professionale. L’Ucraina è parte del granaio del Mondo. Le associazioni agricole conoscono bene il loro settore. Nel caso specifico, il problema si estende al Medio Oriente. Se l’Ucraina non esporta più dei raccolti, la gente non ha più letteralmente da mangiare in Medio Oriente. E’ un problema molto serio. Persino uno Stato prospero come Israele si preoccupa enormemente. Non dice nulla, saggiamente. Però la Stampa parla. Dunque, esistono tutti una serie di export ucraini che vengono messi a rischio. Si può raggiungere un accordo. Tuttavia, bisogna vedere con ‘Chi’, sebbene si sappia benissimo chi sia l’interlocutore privilegiato. Il Mar Nero non è un entità astratta. E’ il Governo russo. A quali condizioni? Questo è uno dei tanti dilemmi che pone l’interdipendenza globale. Positiva sì. Ma quando le cose si complicano, diventa un’arma a doppio taglio. Noi abbiamo bisogno dell’energia russa. Non ne possiamo fare a meno nei prossimi 5 anni. Loro hanno bisogno dei nostri soldi perché noi siamo i migliori clienti. E i cinesi rappresenteranno solo una parte in questo contesto. Siamo in una situazione che con un po’ di abilità politica si può inclinare alla pace. Una pace giusta e non una pace degli aggressori. All’interno di un sistema dove le controversie internazionali non si regolano più con la guerra. Non ho sufficienti informazioni per sapere qual è l’andamento delle operazioni. Ma anche se si tratta di operazioni chirurgiche il danno per la pace in Europa è molto grande.

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