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Il pazzo di Layla
Il pazzo di Layla

Una delle più antiche leggende della cultura arabo musulmana, narrate e tramandate oralmente da carovane, beduini e viaggiatori attraverso il mondo è quella di colui che disse non potete capire perché non avete i miei occhi e il mio cuore.

“Passo da queste pareti, le pareti di Layla / E bacio questa parete e quella parete / Non è amore delle case che abbia preso il mio cuore / Ma di quello chi abita in quelle case”, questi versi di Imru’ El Qaiss chiamato anche il pazzo di Layla ‘madjnun layla’.

Potrebbero essere i versi di Orlando Furioso di Ludovico Ariosto quando il protagonista vaga per i boschi e trova una grotta dove Angelica e Medoro avevano passato la loro notte di nozze e inizia ad impazzire mentre legge quelle scritte rivelatrici del loro amore. Angelica corrisponde a Layla, perché anche lei ha sposato un altro uomo: Ward Ibn Muhammad, non Qaiss. Ma secondo la leggenda riportata nella prima metà del X secolo da Abu l’Farag al Isfahani, che raccolse le composizioni in versi di molti poeti, a partire da quelli jahiliyya (epoca preislamica), nella sua opera, kitab al-Aghani (il Libro della canzoni).

Si narra che quando Qaiss vide Layla per la prima volta, mentre passeggiava sopra una cammella, lei lo guardò e improvisò due versi dicendo: “Ciascuno di noi manifesta antipatia davanti alla gente e ciascuno è soggiogato dall’altro, /Ma gli occhi ci comunicano quel che vogliamo, e nei due cuori la passione è sepolta”. A questi versi secondo la leggenda Qaiss svenne e il loro amore si consolidò raggiungendo il culmine della passione. Tuttavia Layla davanti alla scelta tra Kaiss e Ward, e contro la sua volontà, sposo’ Ward perché più ricco, cosi’ come Angelica scelse Medoro, ma per altri motivi. E mentre Orlando perdendo il senno si mette a rompere, a strappare tutto, afflitto taglia gli alberi, urla, grida, non mangia per tanti giorni, non beve; Qaiss, sentendo la notizia perde ogni filo di ragione strappa i suoi vestiti, lacera tutto quello che gli si mette addosso gira nudo per strada, gioca con i sassi e con la polvere e non parla con nessuno non vede nessuno come se fosse in una cupola di vetro, ma dal momento in cui si pronuncia il nome di Layla torna a ragionare e a fare il discoro di una persona di mente sana.

La differenza tra i due è che, mentre Orlando ritrova la ragione sulla luna, Qaiss rimane in questa oscillazione della follia fino alla morte. La leggenda di Qaiss e Layla attraversa secoli e lande lontane: l’Irak, la Turchia, la Persia, l’Azerbaijgian, il Maghreb e la Spagna araba…, così come la storia dell’Orlando Furioso ispira più di un autore europeo. Chissà se l’Ariosto ricevette notizia di Qaiss ma sarebbe un’ipotesi troppo azzardata. La letteratura serbatoio dei sentimenti è stata alimentata per secoli dal tema dell’amore-pazzia. Ci sono tanti altri esempi di storie finite male da ’Antar e ’Abla, Jamil Buthaina nella poesia araba e tanti altri nella cultura occidentale come Romeo e Giulietta e più vicini nel tempo tale le fou d’Elsa “il pazzo di Elsa” Louis Aragon.

Perdere il senno per amore “Io sono folle, folle, / folle di amore per te” diceva una celebre poesia Alda Merini perché chi ama con passione perde ogni filo della ragione.

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