Francesco Hayez, Il consiglio alla vendetta
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Spunta il mattino, deserta è l’ora

Nobili e plebe nel sonno ancora.

Sol due patrizie passan la via;

l’una è larvata, l’altra è Maria.

Ella dal piangere quasi affogata

La bruna maschera s’era levata.

MARIA: Ove mi traggi? Parla, o Rachele.

RACHELE: A vendicarti dell’infedele.

MARIA: A vendicarmi? Non valgo a tanto.

RACHELE: No, fin che vivi scortata in pianto.

Pensa al leone! Quel marmor aspetta

A bocca aperta la tua vendetta.

MARIA: ?La mia?

?RACHELE: ?L’infame che te tradisce

Contro Vinegia congiure ordisce.

Qui son le prove dei suoi delitti;

L’accusa è questa: se tu la gitti

Entro la gola di quel leone,

Essa al cospetto dei Tre lo pone.

MARIA?: Dei Tre? Mi sento drizzar le chiome

Solo al bisbiglio di questo nome.

RACHELE: ?La scure o il laccio saran mercede

Di chi due volte tradì la fede.

MARIA: Via dal mio cuore sì vil pensiero!

Saria l’inganno del suo più nero.

RACHELE?: Che! gli perdoni?

MARIA?: Dai tre potria?

Sperar perdono, non da Maria.

RACHELE?: Ma del tuo vano femineo sdegno

Colla sua druda ride l’indegno MARIA?!

?(accenna la carta) La tua sola vendetta è questa.

MARIA: (irresoluta)? Ira mi sprona, pieta m’arresta…

RACHELE?: Vuoi chi t’accese d’amor sì forte

D’un’altra in braccio?

MARIA: ?No! Della morte.

Spunta il mattino, deserta è l’ora

Nobili e plebe nel sonno ancora.

Sol due patrizie passan la via;

L’una è larvata, l’altra è Maria

Ella dal piangere quasi affogata

La bruna maschera s’era levata.

Le strappa di mano la carta e corre a gettarla nella bocca del leone.

Andrea Maffei

Francesco Hayez, L'accusa segreta
Francesco Hayez, L’accusa segreta

E’ da questi versi, scritti per mano del poeta trentino Andrea Maffei, che prende spunto la triade di dipinti dedicata alla vendetta dell’amico Francesco Hayez. Ancora non è chiaro se le romanze furono pensate come didascalie delle opere o se viceversa siano state le tele a trasporre i versi.

Il primo dipinto “L’accusa segreta” venne realizzato dal pittore veneziano, simbolo del Romanticismo Italiano, tra il 1847-1848.

In un Album del 1850, il novellista Luigi Toccagni riporta le proprie memorie sull’opera: “Mi ricordo di avere, due o tre anni fa, veduto […] un quadro che rappresentava una sola figura di giovane donna bellissima, se non che gli alterati e pallidi sembianti di lei, gli occhi pieni di lagrime e le vesti disordinate troppo mi dicevano che quella sventurata bellezza era in preda a doppio ed opposto effetto d’amore insieme e di furore […] Quella non so s’io debba dir meglio dolorosa od insana donzella stringeva fremente con la manca, facendone tutto in viluppo, la ricca gonna dinanzi, e la maschera trattasi pure test‚ dal volto, e con le due prime dita della destra teneva un foglio, in atto di deporlo nella bocca a un leone scolpito a lei d’accosto. L’architettura maestosa dell’edificio, la veduta nel fondo della Laguna, alcune gondole galleggianti su questa, la magnificenza dei circostanti palagi, senza più mi annunziavano che il luogo del fatto in quella tavola istoriata era Venezia, e proprio il palazzo ducale, dove, come tutti sanno, era la tremenda gola del leone sempre spalancata ad ingojar le denunzie dei segreti delatori, ed a vomitar poi le più volte la morte contro i miseri denunziati1.

Nell’umida atmosfera lagunare che all’alba tinge il cielo d’aurora, sotto le arcate del Palazzo Ducale, in un sapiente e moderato controluce, Maria accenna alla vendetta.

Reca in mano i fogli dell’accusa: il corpo, proteso in avanti in segno di volontà, viene contrastato da quella mano posta indietro, esitante, che stringe il foglio con due dita a mo’ di pinze, come per non ferirsi.

Maria è scossa sotto quel trasparentissimo velo nero che, sguaiato e scomposto, le incornicia il profilo; è costretta entro quella scomoda veste muschiata, tanto che, dolcemente, le s’intravede il seno che sfugge.

Il suo sguardo rivolto verso il basso sembra raffigurare il dubbio: Maria indugia.

Francesco Hayez, Il consiglio alla vendetta
Francesco Hayez, Il consiglio alla vendetta

Nel “Il Consiglio alla Vendetta” del 1851, Hayez le affianca la figura di Rachele.

I colori si schiariscono con l’ascesa del sole e sempre incorniciate dall’edilizia della città dogana che si eleva da placide acque, le due figure centrali si stagliano anche in quest’opera in un significativo controluce che concentra il dramma.

Maria, con il volto costretto, sembra ritrarsi da Rachele.

Quest’ultima bisbiglia qualcosa nel silenzio fermo del mattino, protetta e rassicurata da quel manto scuro che le copre capo e spalle e dalla maschera che le cela il viso. Lo sguardo acre di Maria, cerchiato di rosso e sempre meno incerto, è ben visibile, e nessuna maschera ci ostacola nella contemplazione dell’impeto che volge verso sinistra.

Francesco Hayez, Vendetta di una rivale
Francesco Hayez, Vendetta di una rivale

Dell’ultima tela della triade “Vendetta di una rivale” o “Le veneziane” del 1853, rimane solamente una riproduzione/fotografia e l’ubicazione dell’opera reale è tutt’oggi sconosciuta.

Questa ci permette comunque di scoprire che Maria, senza maschera ma sempre accompagnata dalla fedele amica, si accinge nell’atto della denuncia del tradimento.

La scena è ombrosa e amara, poco rassicurata dalle calde tonalità luminose del cielo e dalle linee curve delle arcate che addolcivano le tele precedenti.

Il paesaggio cittadino s’impone sulla scena prepotentemente, con aspro rigore.

La serietà degli angoli retti e degli spigoli partecipano alla resa di un’enfasi nera, silenziosamente sofferta tra le calli veneziane.

Il contrasto cromatico della veste rossa dell’uomo con quella verde di Maria, esplicita quel sentimento bifronte, gemellaggio nefasto tra rancore e risentimento.

1. Rete Museale dell’800 Lombardo.

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