Cesare Basile, foto di Michela Forte
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Catania (ITALIA)

Cesare Basile, cantautore catanese dalla voce profonda torna con un meraviglioso album, “Sette pietre per tenere il diavolo a bada”, Urtovox rec 2011.
Sette pietre come i sette album che in questi anni ci hanno fatto conoscere Cesare Basile. Un disco da maneggiare con estrema cura, tanto è prezioso lo sguardo di Basile sul tempo e sul mondo, ogni pupilla stanca per un album che ancora una volta ci lascia stregati e la risposta, naturalmente, è sì, provoca il suo pubblico proprio così, estrinsecando il suo segreto nucleare che si riflette nei sogni più profondi.

Un disco facile da ascoltare, scorre liscio come miele, ti entra dritto nelle orecchie e …si ferma per un attimo di raccoglimento, l’album inizia con il brano “L’ordine del sorvegliante” che dice “certe volte la canzone è un asino che raglia”. Brandelli di pellicola contaminata, sporca dove la confessione si presenta puntualmente vestita di nero con tutti i suoi santi, qui trova spazio ogni singolo strumento musicale che inizia a borbottare senza confondere le voci, melodie introspettive, rispetto.

Segue un cameo come “Il sogno della vipera”, mi prendo i morsi della tua bellezza, e ho chiesto al corvo sul tuo seno, gli ho chiesto ancora una volta, dimmi chi sono non dirmi quel che ero. Ci sono immagini talmente appariscenti e trasgressivi da diventare un mito culturale, emerge quasi in perfetta solitudine con sonorità scabre come “L’impiccata”, la cattiveria della morte sono l’impiccata, perché ero la peggiore delle cagne, quella che si fa beffa della gioia negandomi al contatto, sposandomi ai crocicchi, aprendomi la faccia, senza interrompervi. Esposta per i piedi e per il seno.

“Strofe della guaritrice” una ballata di rock oscuro la metafora dei vermi che divorano il cibo che mangiano per poi nutrirsi della nostra carne quando moriamo. Molta Sicilia dentro la ninna nanna “E alavò” e “La Sicilia havi un patruni”, si tratta di un rifacimento di un brano di Ignazio Buttitta e Rosa Balistreri, due nomi importanti per la cultura popolare Siciliana. I tamburelli squillanti, una processione scalza tra il sacro e il profano, di una bellezza fiera e dura, sommessa e trattenuta.

Scoppiano le vene con “Elon Lan Ler”, registrata a Skopje con l’orchestra della radio nazionale macedone. Un poema cavalleresco, più di un omaggio alla “Ballata dell’amore cieco” di De Andrè. L’album si conclude con “Questa notte l’amore a Catania”.

Un album struggente, biblico, da travagli acidi, da crolli di parole. Alla realizzazione dell’album hanno collaborato importanti musicisti ma soprattutto amici come Alessandro Fiori, Enrico Gabrielli, Lorenzo Corti, Rodrigo D’Erasmo e Roberto Angelini e altri ancora. Mi piace questo disco perché è vero, fiero.

TRACKLIST:
“L’ordine del sorvegliante”
“Il sogno della vipera”
“L’impiccata”
“Strofe della guaritrice”
“E alavo’”
“Elon Lan Ler”
“Sette spade”
“Lo scroccone di Cioran”
“La Sicilia havi un patruni”
“Questa notte l’amore a Catania”

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