Marius
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di Anais Maes

Ridere non è solamente una reazione fisica ad una situazione comica, può anche manifestarsi come un meccanismo difensivo, un modo di prendere distanza da eventi sfortunati, addirittura tragici, di sdrammatizzare. Marcel Pagnol1, membro dell’accademia francese, illustra perfettamente questa tesi nel suo saggio Notes sur le rire, “ridere è una virtù che Dio ha donato all’uomo per consolarlo di essere intelligente”. Ridere è un palliativo alla gravità del mondo, reale o fittizio.
La tragicommedia Marius2, prima opera della cosiddetta “trilogia marsigliese”, testimonia il genio di Marcel Pagnol, capace di maneggiare con brio i meccanismi della comicità, anche se questa opera teatrale non ha un epilogo felice. L’autore mostra inoltre che il ridere non nuoce obbligatoriamente alla profondità drammaturgia.

Marius, eroe eponimo, è diviso fra la sua sete d’avventura, attizzata dai passaggi dei grandi velieri facenti scalo nel Vieux-Port di Marsiglia, e l’amore ricambiato che prova da sempre per Fanny, la piccola venditrice di frutti di mare. Quando Maître Panisse, un anziano vedovo, domanda Fanny in sposa, questo eccita la gelosia di Marius, il quale malgrado i consigli di suo padre non riesce a dichiararsi. Fanny si dona a lui, ma la stessa, vedendolo pronto a restare a Marsiglia unicamente per lei e capendo il sacrificio, lo incita a imbarcarsi nel veliero la “Malaisie”.

Il riso in questa opera risulta innanzitutto il quadro di un’identità culturale ben marcata. Pagnol per rendere omaggio alla sua regione natale ne dona un’immagine più fedele possibile. Questo colore locale valse a Marius un enorme successo al Théâtre de Paris nel 1929, e fece dell’adattazione cinematografica il primo successo del cinema sonoro francese nel 1931.

Questo folclore si manifesta sotto diverse forme. I personaggi usano delle espressioni tipicamente provenzali, come “fada”, “peuchere”, “O Bonne Mère”; anche se l’accento marsigliese è udibile solo nella versione teatrale e cinematografica, certi intercalari danno diverse indicazioni al lettore: “te”, “che”, “vai”. Alcune battute sono analogamente scritte interamente in provenzale: quando Honorine, la madre di Fanny, sorprende sua figlia fra le braccia di Marius nonostante non fossero sposati, per disperazione e per collera, s’esprime in provenzale con César, il padre di Marius.

L’ambito culturale è ugualmente specifico. La cultura mediterranea traspare con l’ambiente nonchalante e disteso di cui fanno mostra tutti i personaggi. “A Marsiglia, non c’è nulla di così pesante come il lavoro”, fa notare Marius. Questa tranquillità è contagiosa: anche il personaggio di Mr Brun, originario di Lione, adotta l’attitudine mediterranea.

I tratti caratteristici dei personaggi mostrano la particolarità culturale. Gli stessi fanno prova di mala fede, non lesinano le esagerazioni, hanno un temperamento sanguigno, incarnando lo stereotipo dei marsigliesi.

In questa opera, il riso costituisce inoltre uno dei fattori di coesione sociale. Malgrado un temperamento esplosivo, i personaggi (ed è possibile estendere questa affermazione all’insieme dei marsigliesi), non tengono rancore. Diverse liti esplodono nell’evolversi dell’opera, in particolare durante la celebre scena della partita di carte3, nella quale due dei giocatori barano apertamente.

L’indomani i personaggi si ritrovano come se niente fosse successo.

I giochi di parole e il buon umore legano i personaggi e donano un’immagine della comunità marsigliese, calorosa e solidale di fronte alle difficoltà.

 


 

 

[1] www.marcel-pagnol.com

[2] Editions de Fallois, 2004

[3] Estratto del film, sottotitolato in inglese: http://www.youtube.com/watch?v=w8rXPeB8-DY

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