Wim Wenders a Badolato
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Un cortometraggio per raccontare una Calabria diversa, nascosta, quella di cui le cronache parlano poco. Solidarietà, accoglienza, impegno, compartecipazione sembrano appartenere ad una dimensione arcaica e retorica, richiamano un sostrato mitico ed edulcorato che non tiene conto delle contraddizioni, delle ambivalenze del territorio. Tensioni contrapposte che riflettono una rappresentazione complessa, una doppia eppure unica caratterizzazione culturale che affascina e respinge nello stesso tempo.

Nel suo ultimo lavoro, il regista tedesco Wim Wenders fotografa in 32 minuti la dimensione umana e solidale di un paesino abbandonato della costa ionica calabrese, sulle orme di un esperimento di accoglienza diffusa che è ormai parte integrante e vera di quella realtà. “Il Volo” è un affresco delicato e sublime di un frammento di terra che discute sulla possibilità di accogliere un gruppo di migranti. Quello che nel progetto iniziale del regista doveva essere un film di fiction, si è trasformato presto in realtà documentata, grazie al contatto diretto, alle storie di Riace e Caulonia, i due piccoli centri della Locride che in questi ultimi anni hanno accolto migranti e rifugiati, centri destinati allo spopolamento. Il rapporto tra un bambino e il sindaco (interpretato da Ben Gazzarra e doppiato da Giancarlo Giannini) fa da sfondo ad un racconto e prima di tutto ad un incontro: quello tra il regista de “Il cielo sopra Berlino” e un rifugiato afgano di otto anni, Ramadullah Ahmadzaj. Un’amicizia profonda che ha determinato la riformulazione della sceneggiatura.

Tra i protagonisti, Luca Zingaretti è il prefetto che registra e controlla gli sbarchi. Girato tra Scilla, Badolato e Riace, il corto in 3D è stato recentemente presentato a Roma ed ha raccolto un consenso unanime. “Era necessario che la fiction lasciasse spazio alla realtà, era importante che i protagonisti non fossero delle comparse, ma che anche sul set rimanessero dei clandestini”, ha spiegato Wenders, che nel docu –film ha raccontato ciò che nessuno ha mai detto. Cioè che più di duemila migranti hanno ripopolato Riace, che le scuole sono rimaste aperte grazie ai loro figli. Un paese semiabbandonato a causa di un’emigrazione difficile capace di reinventarsi grazie all’energia di un tessuto umano nuovo, grazie soprattutto al sindaco Mimmo Lucano, che ha saputo guardare oltre i pregiudizi dimostrando come l’integrazione possa essere un’occasione di crescita per tutti.

“Il Volo” ha avuto il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Metafora del villaggio globale”, ha più volte detto l’ex presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, partner del progetto assieme alla Film Commission europea. Wim Wenders ha girato in quei luoghi, li ha visti, li ha assaporati. A Berlino, in occasione dell’anniversario della caduta del muro, il regista ha parlato della Calabria come di una dimensione dove si verificano crolli di muri attraverso la pratica collettiva di nuove forme di accoglienza. “Ho visto un paese che ha così risolto non tanto il problema dei rifugiati, ma quello della propria esistenza. Ho voluto raccontare questa storia in un film che ha come attori i veri protagonisti”.

3 thoughts on “Il Volo, il film di Wim Wenders in una Calabria invisibile

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