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sylvie-coyaud-la-scomparsa-delle-api«Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più»
Sant’Agostino

Il tempo della natura e il tempo dell’uomo sono visti spesso in opposizione, in quanto il primo è eterno e ciclico, il secondo è destinato alla morte ed è sostanzialmente lineare.

La natura ha bisogno di tempi molto più lunghi di quelli di un uomo, di una generazione, di una specie umana. La natura funziona diversamente, e non è solo un dato di fatto. È solo da pochissimo tempo che ci occupiamo della natura come parte della nostra esistenza, come qualcosa da preservare per la nostra stessa sopravvivenza.

Un giornalista sardo durante un servizio sul mondo agropastorale del Centro Sardegna, intervistò un pastore seduto ai piedi di un albero in montagna. Il giornalista chiese all’uomo se non soffrisse di solitudine a stare mesi da solo con gli animali in montagna. Lui rispose di no, che quello che gli piaceva di più era stare seduto ai piedi di quell’albero e immaginare quante persone fossero passate davanti. Quante storie fossero successe proprio ai piedi dell’albero dove stava lui. “L’albero resta sempre qui, gli uomini passano”. Immaginare poeticamente la caducità della vita umana ci fa sembrare veramente insignificanti rispetto alla natura.

Siamo sempre in un rapporto senza proporzione nei confronti della natura, possiamo controllare molti fenomeni naturali, o meglio, possiamo fare e condurre la nostra vita comoda nonostante le difficoltà che ci offre la natura.
Ma non possiamo controllarla del tutto: in particolare la sua conservazione, che equivale alla nostra conservazione. Siamo sempre dipendenti dalla catena di eventi che determinano il ciclo naturale della crescita e dello sviluppo della catena alimentare. Einstein diceva che se dovessero estinguersi le api tutta la razza umana si estinguerebbe nel giro di 4 anni, tutto è legato alla vita delle api, alla loro impollinazione, alla loro riproduzione. Non è possibile ripetere artificialmente tutto il processo della catena naturale della riproduzione, le api volano dappertutto senza una logica.

Questo è solo un esempio di come potremmo sparire dalla faccia della terra se non si rispettassero i ritmi e i tempi della natura. Siamo troppo veloci nel consumare le risorse naturali, e siamo alla continua ricerca di energie inesauribili, senza pensare minimamente di modificare il ritmo di crescita e di consumo dell’uomo. Il consumo è diventata l’unica legge del mercato, non si parla di sviluppo sostenibile a lungo termine, si parla di sopravvivenza nel presente, “siamo diventati cicale e non formiche”. Sembrerebbe svanita ogni sorta di progetto per il futuro, il presente è adesso e nessuno si preoccupa delle future generazioni.

Ma senza andare troppo nel generale, e inevitabilmente nel generico, si potrebbe analizzare solo il mondo delle piante. Ogni anno vengono espiantate enormi quantità di terreni nei Paesi in via di sviluppo. L’espianto delle foreste serve al reimpianto di colture intensive e ultimamente per i biocarburanti. Ora, se da un lato i biocarburanti evitano di produrre Co2 che inquinerebbe l’atmosfera e quindi allargherebbe ancora il buco dell’ozono, e quindi aumenterebbe la temperatura terrestre, per poter coltivare queste enormi distese di mais o colza, si consumano enormi quantità di carburante. Si produce energia pulita con l’energia inquinante, e il risultato è assolutamente negativo, anche per quanto riguarda la mancanza di derrate alimentare causata dalla mancanza di terreni coltivati per l’agricoltura.

Quanto tempo ci vuole per recuperare i danni dell’abbattimento delle foreste? Quanto tempo occorre ad una quercia secolare per ricrescere? Lo dice la parola: secoli. In un attimo abbattiamo specie vegetali rare per un bisogno presente, senza pensare che intorno a queste specie nascono e si riproducono centinaia di specie vegetali e animali. Abbattendo le foreste si abbatte un intero ciclo naturale. E una volta abbattuto non c’è più tempo, è perso per sempre.
Non tutto è recuperabile, non tutto si aggiusta col tempo. Solo l’uomo potrebbe migliorare col tempo, forse. Ma i segnali non sono incoraggianti, anche se nei Paesi occidentali, o industrializzati nasce una mentalità ambientalista che forse potrà salvare il salvabile.

Il mediterraneo è a rischio, molte specie stanno scomparendo a causa dell’inquinamento e del riscaldamento dell’acqua. Quanto tempo rimane per agire? Niente non c’è più tempo. Bisogna solo non perdere più il tempo, impiegare il pochissimo tempo umano per riparare qualcosa che va aldilà delle nostre stanche pretese. La natura sta diventando forse, quello che è sempre stata per le religioni animiste: l’anima del mondo. E speriamo di poterla ancora sentire per molto, molto tempo!

1 thought on “Il tempo della Natura

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