Imbarcazione
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Articolo di Madlen Namro

Centodieci secoli fa le acque hanno sommerso l’impero nautico di Atlantide. Eppure sono rimaste delle tracce, capolavori sparsi sulle due estremità opposte del bacino del Mar Mediterraneo. Anche se Atlantide sembrava essere un paese mitologico descritto solamente da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia, le ricerche del geologo Gutscher dimostrano che dodicimila anni fa la popolazione dei navigatori sia esistita veramente.

A quei tempi lo Stretto di Gibilterra rappresentava un passaggio molto stretto attraverso il quale gli Atlantidei andavano a Cipro, che si distingue per avere il clima più mite e soleggiato del Mar Mediterraneo. Si è scoperto che i viaggiatori di Atlantide vi sono giunti già 11.500 anni fa. I pionieri delle imbarcazioni lasciarono gli strumenti sull’isola e costruirono un imbarcadero che è stato ritrovato trent’anni fa. Ulteriori tracce delle imbarcazioni atlantidee ci portano in Egitto. La spedizione archeologica del curatore della collezione egiziana a Bruxelles del dott. Dirk Huyge ha scoperto 160 incisioni sulla parete di una falesia nei pressi del villaggio di Qurta. Le immagini mostrano principalmente mucche e tori di una razza estinta di bestiame selvaggio. Incisione simili sono state rinvenute in Francia a Lascaux e in Spagna ad Altamira. Analogie così significative nelle opere di arte preistorica in luoghi distanti tra loro migliaia di chilometri possono derivare non solo da contatti tra queste civiltà ma anche da un simile tasso di sviluppo della mentalità delle popolazioni che le realizzavano.

Le incisioni rupestri del villaggio egizio non sono l’unica prova che gli Atlantidei navigassero all’estremità opposta del bacino del Mar Mediterraneo. Un affresco di 11.000 anni fa rinvenuto da una squadra di archeologi francesi sul terreno dell’insediamento neolitico di Djade al- Mughara sull’Eufrate in Siria è un’ulteriore traccia. Il dipinto è stato realizzato sulla parete di una casa in argilla e mostra rettangoli di colore bianco, nero e rosso. Attualmente è l’affresco esitente più antico.

Non vi è dubbio che le incisioni egiziane e l’affresco siriano, opere simili alle note grotte francesi e spagnole, siano state realizzate dai navigatori atlantidei.

Sul territorio che va dalla Turchia alla Siria nelle città più antiche scoperte, iniziando da Cathalhoyuk, Gerico o Tell Qaramel, ci si è imbattuti anche in templi antichissimi. Sono ancora in corso discussioni su a chi attribuire queste opere. La risposta può essere semplice: è opera degli Atlantidei.

Quali imbarcazioni utilizzassero gli Atlantidei è un altro punto oscuro. Anche se gli archeologi non hanno ancora scoperto imbarcazioni dell’era glaciale, probabilmente erano costruite con le canne. Come dimostrazione il biologo tedesco dr Goerlitz ha ingaggiato alcuni indios boliviani della tribù degli Ajmara, i quali hanno costruito un’imbarcazione di 12 metri di lunghezza e 4 metri di larghezza e hanno cucito una vela di 60 metri quadrati. In seguito insieme a undici temerari è salpata da New York verso la Spagna. Purtroppo dopo otto settimane la barca è andata in pezzi. Solamente l’undicesima volta è arrivata in Spagna tutta intera. Gli studi hanno dimistrato che le antichissime barche usate in antico Egitto in sostanza erano pontoni di fascie di canne legate tra loro, le cui estremità dei fusti erano tenute insieme da sostanze bituminose naturali. Non c’era nulla che impedisse ai navigatori atlantidei di costruire in modo simile barche grandi e funzionali. E’ interessante il fatto che questi viaggiatori conoscessero le basi dell’astronomia e nella navigazione si affidassero soltanto alle stelle. Lo dimostrano i dipinti della grotta di Lascaux che ricordano il calendario lunare. Invece sui monti del Pico del Castillo in Spagna sono state ritrovate delle mappe del cielo. Un’altra mappa a disposizione era una scultura rinvenuta ricavata da una zanna di mammuth. La scultura rappresenta la figura di un uomo e nasconde lo schema della costellazione di Orione. Con tutta probabilità proviene dagli Atlantidei.

Per secoli ondate di persone hanno condotto ricerche per trovare le prove dell’esistenza di questa terra antichissima. Fin’ora sono stati stati scritti più di duemila articoli scientifici e opere letterarie a riguardo. Anche lo stesso testo di Platone è stato sottoposto ad analisi. I rappresentanti degli studi umanistici si rapportavano in modo critico con le descrizioni dell’antico filosofo, trattando le opere su Atlantide come una storia utopica inventata da Platone per supportare le proprie vedute politiche e sociali.

Oggi il più delle volte gli studiosi indicano l’isola di Santorini (Thira) nel Mar Egeo come le spoglie di Atlantide. La prova dell’esistenza di detta terra in quest’area dovevano essere gli scavi portati avanti per anni a Creta. Invece grazie a Gutscher sappiamo che Atlantide è esistita e i suoi rappresentanti navigando nel bacino del Mar Mediterraneo hanno lasciato prove inconfutabili della loro esistenza, arricchendo con ciò il panorama del nostro mondo.

www.madlennamro.pl
Member of Women’s Writers and Journalists Society in London

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